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  • Domenica 18 settembre 2011

Obama e le tasse sui ricchi

La Casa Bianca è sul punto di proporre una "legge Buffett" per riequilibrare il sistema fiscale americano, ma i repubblicani non vogliono saperne

ALEXANDRIA, VA – SEPTEMBER 16: AFP OUT U.S. President Barack Obama addresses a crowd of students, teachers, business leaders and members of Congress before signing the America Invents Act at Thomas Jefferson High School for Science and Technology September 16, 2011 in Alexandria, Virginia. The act reforms patent law so to give a patent to the first applicant rather than the first inventor and allows the woefully underfunded U.S. Patent and Trade Office to set and potentially keep its own fees. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

ALEXANDRIA, VA – SEPTEMBER 16: AFP OUT U.S. President Barack Obama addresses a crowd of students, teachers, business leaders and members of Congress before signing the America Invents Act at Thomas Jefferson High School for Science and Technology September 16, 2011 in Alexandria, Virginia. The act reforms patent law so to give a patent to the first applicant rather than the first inventor and allows the woefully underfunded U.S. Patent and Trade Office to set and potentially keep its own fees. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Domani il presidente degli Stati Uniti Barack Obama presenterà una nuova imposta sul reddito per le persone che guadagnano più di un milione di dollari all’anno. La nuova tassa viene chiamata legge Buffett in riferimento al miliardario Warren Buffett, che ha più volte denunciato che gli americani più ricchi, come lui, pagano in proporzione molte meno tasse rispetto ai normali lavoratori. Buffett ha spiegato che gran parte dei suoi guadagni deriva dagli investimenti, che sono tassati al 15 per cento – un’aliquota molto bassa – e che in definitiva lui paga meno tasse della sua segretaria, che paga un’aliquota del 35 per cento. La “tassa Buffett” rimedierà a questo squilibrio del sistema fiscale americano, garantendo che i milionari paghino almeno la stessa percentuale di quella pagata dai contribuenti della classe media.

La notizia non è ancora ufficiale, è arrivata al New York Times da un funzionario dell’amministrazione che ha aggiunto che Obama non specificherà l’aliquota della nuova tassa né ne quantificherà il gettito. L’imposta riguarda lo 0,3 per cento dei contribuenti, meno di 450.000 persone. I ricavi della nuova tassa serviranno a finanziare l’American Jobs Act, una manovra per rilanciare l’economia americana che prevede circa 450 miliardi di dollari di investimenti in opere pubbliche e incentivi fiscali a famiglie e imprese. Si tratta inoltre un primo passo verso la riforma del sistema fiscale americano e un messaggio lanciato da Obama ai repubblicani e ai suoi elettori: i democratici sono disposti ad accettare tagli ai programmi sanitari come Medicare e al Medicaid per ridurre il deficit ma in cambio chiederanno di alzare le tasse ai più ricchi. Negli Stati Uniti le tasse ai ricchi sono state drasticamente abbassate durante l’amministrazione Bush, e sono tutt’ora terreno di aspro scontro politico (i repubblicani sono contrari tout court a qualsiasi aumento delle tasse).

Il comitato speciale istituito dal Congresso in occasione dell’accordo sul tetto del budget, costituito da democratici e repubblicani, sta già lavorando anche in quella direzione. Giovedì scorso lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, aveva detto che il comitato deve riformare il sistema fiscale americano tagliando risorse da Medicare, Medicaid e dalla previdenza sociale, ed escludendo qualsiasi aumento delle tasse che potrebbe ostacolare la ripresa. La tassa Buffett solleverà sicuramente le proteste dei repubblicani e potrebbe anche provocare le critiche di alcuni economisti, che hanno smentito le affermazioni di Buffett sostenendo che gran parte dei guadagni dei milionari non deriva dagli investimenti ma dal loro stipendio. La proposta non ha molte possibilità di essere approvata senza il sostegno dei repubblicani. Secondo molti analisti, Obama vuole enfatizzare le differenze tra repubblicani e democratici in vista della campagna elettorale.

Foto: Chip Somodevilla/Getty Images