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  • Venerdì 16 settembre 2011

I limiti della guerra al terrorismo

Gli omicidi mirati di terroristi in Somalia e Yemen sono "legittima difesa", per gli Stati Uniti?

Photo made on January 7, 2010 shows an armed Somali pirate along the coastline while the Greek cargo ship, MV Filitsa, is seen anchored just off the shores of Hobyo town in northeastern Somalia where its being held by pirates. A six-nation east African regional bloc on February 1, 2010 urged Somalia’s two breakaway regions of Puntland and Somaliland to jointly battle Islamist militia which it said had extended to the areas. AFP PHOTO/ MOHAMED DAHIR (Photo credit should read MOHAMED DAHIR/AFP/Getty Images)

Photo made on January 7, 2010 shows an armed Somali pirate along the coastline while the Greek cargo ship, MV Filitsa, is seen anchored just off the shores of Hobyo town in northeastern Somalia where its being held by pirates. A six-nation east African regional bloc on February 1, 2010 urged Somalia’s two breakaway regions of Puntland and Somaliland to jointly battle Islamist militia which it said had extended to the areas. AFP PHOTO/ MOHAMED DAHIR (Photo credit should read MOHAMED DAHIR/AFP/Getty Images)

L’amministrazione Obama, e in particolare lo staff che si occupa delle faccende giuridiche e legali, si è divisa su una importante questione di politica estera, la cui gestione aveva già segnato l’amministrazione Bush: l’espansione delle attività antiterrorismo statunitensi, soprattutto in Yemen e in Somalia. Ne scrive oggi Charlie Savage sul New York Times.

Da molto tempo gli Stati Uniti colpiscono e uccidono obiettivi mirati in questi paesi, bombardandoli con i droni o raggiungendoli con appositi commando. La faccenda che sta dividendo l’amministrazione Obama, nonché il Dipartimento di Stato e il Pentagono, ha a che fare con l’ipotesi che oltre ai singoli e più rilevanti obiettivi – in questo momento l’amministrazione colpisce in queste regioni solo terroristi di grande rilievo – gli Stati Uniti possano colpire in simili paesi anche molti e più numerosi “pesci medi”, diciamo. Uccidere i membri di al Qaida e di al Shabaab, per capirci, e non solo i loro leader.

Il dibattito sulla legittimità giuridica di queste azioni dura da molto: ha a che fare, per esempio, anche con i molti bombardamenti occorsi in Pakistan negli ultimi mesi. L’articolo del New York Times scrive che mentre l’ufficio legislativo del Pentagono sta cercando di riservarsi la più grande flessibilità possibile, l’ufficio legale del Dipartimento di Stato sta cercando di convincere le diplomazie europee che gli Stati Uniti hanno il diritto di agire “per legittima difesa” anche all’esterno dei conflitti armati, come quello in Afghanistan. Il tutto, però, mentre altri avvocati e funzionari interni al Governo mettono in dubbio la legittimità giuridica di questi omicidi mirati.

In Pakistan gli Stati Uniti hanno agito contro al Qaida colpendo persone anche dall’identità sconosciuta, ma nei confronti dei quali esistevano corposi elementi sulla loro appartenenza a cellule terroriste. L’ufficio legale del Pentagono e quello del Dipartimento di Stato concordano che la guerra al terrorismo non può essere confinata all’interno dell’Afghanistan e del Pakistan, ma è evidente che se la legittimità giuridica agli omicidi mirati è data dalla “legittima difesa”, questi dovrebbero essere diretti solo e soltanto verso gruppi e persone che hanno intenzione di minacciare direttamente gli Stati Uniti e i suoi cittadini, e non genericamente verso tutti i sospetti terroristi: il gruppo di al Shabaab, per esempio, ha notoriamente interessi e azioni più locali che internazionali.

foto: MOHAMED DAHIR/AFP/Getty Images