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  • Sabato 10 settembre 2011

L’ultima corsa di Wolfgang von Trips

Il 10 settembre del 1961 il pilota tedesco moriva a Monza nel peggiore incidente della Formula 1 insieme ad altre 14 persone

(Keystone/Getty Images)
(Keystone/Getty Images)

Il 10 settembre del 1961 a Monza si disputava il Gran Premio d’Italia di Formula 1. I due piloti della Ferrari, Phil Hill e Wolfgang von Trips, si sfidavano per ottenere gli ultimi punti necessari per vincere il Campionato mondiale. Erano compagni di squadra e amici, ma erano pronti a sfidarsi da buoni rivali in pista per ottenere il miglior piazzamento possibile e conquistare il titolo mondiale. Dopo due ore, tre minuti e tredici secondi di gara, Hill tagliò per primo il traguardo diventando il primo statunitense a vincere il Mondiale. Ma von Trips quel giorno non lo vide salire sul podio: era morto tra il primo e il secondo giro in un incidente in cui erano rimaste uccise altre quattordici persone.

La collisione dell’auto del pilota tedesco rimane uno dei più gravi incidenti mai accaduti nella storia della Formula 1 e in quella degli eventi sportivi del ventesimo secolo. In occasione del cinquantenario della sua morte, esperti e semplici appassionati di automobilismo ricordano Von Trips e la sua bravura con il volante e i pedali.

Nato a Colonia nel 1928, Wolfgang Alexander Albert Eduard Maximilian Reichsgraf Berghe von Trips visse in quella che fu successivamente la Germania dell’Ovest e debuttò in Formula 1 a 28 anni. Nella sua breve carriera ottenne una pole position, sei podi e due vittorie. Fu presto soprannominato Conte von Crash per i numerosi incidenti collezionati durante la propria carriera dai quali era riuscito a uscire senza gravi conseguenze.

Nei primi anni Sessanta i Gran Premi di Formula 1 affascinavano molto il pubblico: le norme di sicurezza erano lontane anni luce da quelle attuali, lo sport era estremamente rischioso e le possibilità di morire in pista erano altissime. Erano uno spettacolo violento, per certi versi, e altamente imprevedibile. «Avevo la stessa età dei piloti e mi morivano intorno» scrisse il cronista sportivo Robert Daley. Secondo lo scrittore Michael Cannell, italiani, tedeschi e francesi all’epoca combattevano ancora in un certo senso la Seconda guerra mondiale: «Mettevano i loro uomini più giovani e prestanti nelle auto più sofisticate e li mandavano là fuori ad affrontare la morte».

Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta nessun altro team aveva dovuto affrontare tanti lutti quanto la Ferrari. Sei piloti erano morti in pista in meno di quattro anni, ma questo non aveva impedito alla scuderia di dominare molte gare e di essere in testa al Mondiale del 1961. Il Gran Premio di Monza di quell’anno era l’occasione per determinare il nuovo campione del mondo tra Hill, che aveva 34 anni, e von Trips, che ne aveva 33.

La tensione era molto alta, così come le aspettative da parte dei rispettivi paesi di origine dei due piloti: fino ad allora nessun statunitense e nessun tedesco aveva mai vinto il Campionato del mondo di Formula 1. Il commissario di gara abbassò la bandiera e la gara incominciò. Von Trips partiva in pole position, ma dopo poco dovette affrontare il pilota Jimmy Clark. Le ruote delle loro due automobili si toccarono, il pilota tedesco perse il controllo e l’auto prese il volo, andando a schiantarsi contro una collinetta a oltre 160 chilometri orari. La sua Ferrari si spezzò in più parti e il pilota fu sbalzato fuori dalla violenza dell’impatto.

In quegli anni le misure di sicurezza erano basse non solo per le monoposto, ma anche per i circuiti dove il pubblico seguiva le gare. Sul piccolo rilievo di terreno c’erano decine di spettatori, separati dalla pista da una semplice staccionata. L’auto arrivò a tutta velocità falciando quattordici persone e ferendone alcune decine. Hill capì che c’era stato un incidente gravissimo, ma all’epoca i piloti non erano in costante comunicazione con i box come avviene oggi. I commissari di gara decisero di non interrompere la competizione, probabilmente temendo che una simile scelta potesse rallentare i soccorsi per chi era rimasto ferito tra il pubblico.

A fine gara, Hill parcheggiò la propria auto e chiese immediatamente al suo team manager notizie sul suo compagno, ma ricevette solo risposte evasive: «Dai, forza, ti vogliono per la cerimonia di premiazione». Il podio si svolse in un clima irreale. Hill aveva vinto il Campionato del mondo, ma c’era ben poco da festeggiare.

Le immagini dell’incidente furono trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo. Era iniziata da poco una nuova epoca per i mezzi di comunicazione, con le immagini che giravano in fretta sulle frequenze televisive, e in breve tempo decine di milioni di persone furono testimoni di quanto era accaduto a Monza. L’incidente colpì molto l’opinione pubblica e persino papa Giovanni XXIII, che in un comunicato disse che sarebbe stato criminale organizzare altre competizioni simili. Clark, il pilota che concorse all’incidente di von Trips, fu accusato di omicidio colposo, ma successivamente le accuse furono ritirate.

Nonostante quanto accaduto a Monza, Hill decise di continuare a gareggiare, ma ebbe una carriera mediocre senza particolari successi. Si ritirò nel 1967 e tornò a vivere in California, dove morì nel 2008. I genitori di von Trips decisero di far costruire un kartodromo a Kerpen vicino alla loro casa di famiglia per ricordare il figlio morto in gara. Su quello stesso tracciato qualche anno dopo Michael Schumacher imparò a guidare e ad affinare la propria tecnica.