La canzone di Londra, città fantasma
Sono passati trent'anni dal "numero uno più notevole della storia delle classifiche britanniche", che raccontava cose simili a quelle che vediamo ora
Era inevitabile che durante le violenze dei giorni scorsi a Londra in molti citassero la musica rock, così centrale nella cultura britannica e così attenta a raccontarne i cambiamenti, che molto spesso aveva descritto o alluso a tumulti di strada o scontri sociali. Tutti hanno pensato subito a «Panic on the streets of London, panic on the streets of Birmingham», quando le violenze si sono estese a Londra da Birmingham: anche se poi quella canzone degli Smiths parlava d’altro, il verso testimoniava della confidenza britannica con gli scontri di strada, come anche molti altri casi di strade e città “burning” nei versi di molta musica anglosassone. Le citazioni in rete sono abbondate, in questi giorni.
Ma la canzone celebrata come storico simbolo di quello che è successo in questo inizio di agosto e in molte occasioni passate, e con la sua buona dose di versi premonitori – a testimonianza che poi niente era davvero nuovo, Blackberry o no, in quello che è successo – si chiama “Ghost town” ed è una specie di leggenda nel mondo della musica britannica, malgrado qui ne siano allora giunte appena poche eco. La cantavano nel 1981 gli Specials – ne è stato appena celebrato il trentennale, “la canzone che definì un’epoca” – una popolare band che faceva ska, genere mai esploso fuori dalla Gran Bretagna. Dove invece Ghost Town, col suo andamento ipnotico e alienante e il racconto di una città annientata dalla disoccupazione e dalle frustrazioni giovanili, passò tre settimane al numero uno delle classifiche e divenne il pezzo dell’estate.
E soprattutto, Ghost town sottolineò un luglio di scontri e “riots” in diverse città inglesi, preceduti dai più famosi riots di Brixton, spesso evocati in questi giorni e scatenati da una notizia equivocata che fece traboccare il vaso delle proteste contro le vessazioni della polizia. La canzone veniva citata da commenti e analisi su quello che stava accadendo, insieme al video della band che gira una Londra desolata su una Vauxhall (gli Specials, riunitisi di recente, sono di Coventry).
Why must the youth fight against themselves?
Government leaving the youth on the shelf
This place, is coming like a ghost town
No job to be found in this country
Can’t go on no more
The people getting angry
Il governo accantona la gioventù, non si trova lavoro, la gente si sta arrabbiando, questa sta diventando una città fantasma. Fu “il numero uno più notevole della storia delle classifiche”, scrisse dieci anni fa il critico del Guardian: «per la prima e unica volta la musica pop britannica sembrò commentare le notizie in diretta». Gli altri versi della canzone citano le risse tra fans durante un paio di concerti della band (che li invitava a invadere il palco, fino a che non successero i primi casini), e la tensione esplosiva che sembrava montare nel paese. Spiegò Jerry Dammers, fondatore degli Specials, che si trovavano anche in una fase di liti e discussioni violente sulle scelte musicali:
«Eravamo tutti sotto pressione e la band molto stanca. Ma non era solo quello, il paese stava crollando. Giravi le città e vedevi cose terribili. A Liverpool tutti i negozi avevano chiuso. Margaret Thatcher sembrava impazzita, chiudeva tutte le fabbriche, gettando per strada milioni di persone. Lo vedevamo in diretta durante il tour. Vedevi la rabbia e la frustrazione del pubblico. A Glasgow c’erano queste anziane signore che vendevano le loro cose per strada, le tazze e le zuppiere. Era incredibile. Era chiaro che qualcosa andava molto molto storto»