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  • Venerdì 29 luglio 2011

Le piccole riforme del Bahrein

La Camera dei rappresentanti avrà più spazio di manovra ma gran parte del potere resta nelle mani del re

In this photo released by the government's Bahrain News Agency, Bahrain's King Hamad bin Isa Al Khalifa delivers a televised speech to the nation Sunday, Sept. 5, 2010, from Manama, Bahrain. What began last month with the arrest of an opposition leader in Bahrain has mushroomed into a full-blown political offensive in the tiny Gulf nation with big fault lines: U.S.-allied Sunni rulers against members of a Shiite majority being cast as coup plotters who could open the door to Iranian influence. (AP Photo/Bahrain News Agency)
In this photo released by the government's Bahrain News Agency, Bahrain's King Hamad bin Isa Al Khalifa delivers a televised speech to the nation Sunday, Sept. 5, 2010, from Manama, Bahrain. What began last month with the arrest of an opposition leader in Bahrain has mushroomed into a full-blown political offensive in the tiny Gulf nation with big fault lines: U.S.-allied Sunni rulers against members of a Shiite majority being cast as coup plotters who could open the door to Iranian influence. (AP Photo/Bahrain News Agency)

Il re del Bahrein ha approvato delle riforme istituzionali per far fronte alle richieste dei gruppi d’opposizione che hanno guidato le manifestazioni dello scorso marzo. In seguito alle proteste, che erano state represse violentemente, il re Hamad bin Isa Al Khalifa ha dichiarato tre mesi di stato d’emergenza e istituito un consiglio chiamato Dialogo Nazionale, costituito da circa 300 rappresentanti di partiti politici, di organizzazioni non governative, del parlamento, del governo, dei sindacati e della stampa con il compito di stilare delle proposte per affrontare la grave crisi politica, economica e sociale che ha colpito il paese. Il consiglio ha presentato il rapporto al re che ha dato ordine «alle autorità degli organi legislativo ed esecutivo di prendere tutte le misure necessarie per approvarle».

Le nuove riforme garantiscono maggiori poteri di controllo alla Camera bassa, eletta democraticamente, anche se gran parte del potere resterà concentrato nelle mani della Camera alta, a nomina regia. Al-Wefaq, il maggior gruppo di opposizione sciita nel paese, si è ritirato dal Dialogo Nazionale accusandolo di essere una messa in scena e di aver proposto delle misure inefficaci. Secondo il gruppo la Camera alta dovrebbe avere un valore soltanto consultivo.

Le nuove riforme prevedono che il primo ministro, designato dal re, debba venire confermato dal Parlamento. In caso contrario i membri del Parlamento possono anche rigettare l’intero governo. Inoltre il Parlamento potrà rifiutare il piano quadriennale del governo. L’obiettivo è quello di garantire che la composizione del governo e i suoi progetti riflettano la volontà dei cittadini. Inoltre i ministri parteciperanno di tanto in tanto a delle sessioni parlamentari e risponderanno direttamente alle domande delle Camere. Infine il Dialogo Nazionale ha proposto di accogliere le richieste dell’opposizione di ridisegnare le circoscrizioni elettorali, anche se non ha dato delle direttive precise su come farlo.

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foto: AP Photo/Bahrain News Agency