Il principato di Salerno

Un altro notevole esempio di attività parlamentare: il progetto di legge costituzionale dell'onorevole Cirielli

Constatato il successo ottenuto dalla pubblicazione dell’intervento del senatore Lannutti in difesa di Striscia la Notizia, vi offramo oggi un altro affascinante esempio dell’attività parlamentare e dell’impegno profuso dai rappresentanti eletti in iniziative meno note agli elettori. Questa è la descrizione fornita qualche giorno fa alla Camera dall’onorevole Edmondo Cirielli del PdL della sua proposta di legge costituzionale sull’istituzione del “Principato di Salerno”.

Onorevoli Colleghi! – L’istituzione di una nuova regione presuppone la consapevolezza, da parte dei suoi abitanti, delle radici storiche, culturali e ideologiche che giustificano tale scelta e che motivano l’individuazione, per essa, di un nome adeguato e caratterizzante.
Quando, a suo tempo, si identificò quale «Campania» il territorio regionale che ancora oggi è a noi ben noto, si prese in prestito un termine che, in realtà, connotava sul piano storico soltanto la piana del Volturno – Campania felix – che circondava la città romana di Capua: ossia quell’area meglio conosciuta, dall’alto medioevo fino ad oggi, con l’accezione di «Terra di lavoro». Si potrebbe a pieno titolo obiettare, quindi, che la soluzione adottata allora si riferiva soltanto a una parte dell’intero territorio regionale e non riguardava affatto, ad esempio, l’estesa provincia di Salerno.
La storia culturale e istituzionale del territorio salernitano ha radici molto antiche, il cui prestigio salda l’unicità dell’attuale provincia salernitana mantenutasi costante, nei secoli, rispetto all’intero contesto regionale della Campania.
Ci si riferisce a una città, Salerno, già importante colonia marittima romana, la quale è nota per aver rivestito più volte il ruolo di capitale: dei dominii longobardi nel Mezzogiorno d’Italia – la cosiddetta «Langobardia minore» –, del ducato normanno di Roberto il Guiscardo, dello «stato» feudale dei Sanseverino e dell’intera nazione d’Italia appena liberata dalle truppe alleate nel 1943.
Ci si riferisce a un territorio, quello dell’attuale provincia salernitana, le cui testimonianze architettoniche e artistiche, unite alle bellezze paesaggistiche, attestano la presenza stanziale di innumerevoli civiltà che hanno contribuito, nei secoli, ad accrescere la consapevolezza culturale e ideologica di una terra che è stata, tra l’altro, la culla universale del pensiero pitagorico e del sapere medico.

Le prime vicende storiche che hanno portato Salerno e il suo territorio ad assumere un ruolo da protagonista nello scacchiere geo-politico del Mezzogiorno d’Italia sono da inquadrare nell’alto Medioevo.
Tra il 639 e il 640 la città di Salerno passò dal controllo bizantino al dominio longobardo, in seguito alla conquista di Arechi I e alla conseguente annessione al vicino ducato di Benevento. La fase iniziale della storia longobarda di Salerno è alquanto taciuta dalle fonti, né è dato apprendere notizie certe sul suo assetto urbano per quasi tutto l’VIII secolo.
Nell’anno 774 Carlo Magno conquistò la città di Pavia e pose fine all’esperienza bisecolare del Regno longobardo in Italia, dando così avvio, inconsapevolmente, alla storia esaltante dei longobardi del sud, proseguita per ulteriori tre secoli fino alla conquista normanna.
La figura del duca Arechi II, proclamatosi «principe dei longobardi» subito dopo la disfatta del Regno, fu fondamentale per le sorti di Salerno, la quale divenne presto città cardine dell’equilibrio politico nella Langobardia minore. Arechi II pose in Salerno le basi per una sede alternativa al primato di Benevento attraverso la rivalutazione del castello e la fondazione del palatium e della cappella palatina di San Pietro, procedendo quindi a un progetto di espansione edilizia della città stessa. Le sue scelte lungimiranti furono rese celebri dai versi dello storico nazionale del popolo longobardo, Paolo Diacono, il quale riconosceva al principe tanti meriti tra cui quello di aver «adornato la patria» con «le scienze, le fortificazioni e i palazzi».
Nell’anno 849 fu sancita la nascita del Principato di Salerno, che si rendeva definitivamente autonomo da Benevento. Al nuovo Principato di Salerno furono attribuiti alcuni gastaldati e centri urbani ubicati nella fascia tirrenica della Langobardia minore, che andava da Sora fino alla distesa di Paestum, unita alla piana di Taranto e alla Calabria settentrionale: tra questi siti, oltre alla capitale Salerno e all’attigua valle del Sarno, si includevano, ad esempio, Capua, Montella, Cimitile, Cosenza e metà gastaldato di Acerenza. Al Principato di Benevento rimasero sostanzialmente il Sannio, l’Irpinia, il Molise e la Puglia.
Nel corso dei secoli X e XI il primato politico, militare ed economico del Principato di Salerno, che oramai controllava sotto i propri dominii gran parte dell’intero Mezzogiorno continentale, crebbe in modo esponenziale. La città di Salerno, universalmente nota per il prestigio della Scuola medica, frequentata da principi e da nobili di tutta Europa, salì alla ribalta per la ricchezza dei propri prodotti agricoli, per i commerci floridi e per la disponibilità in loco di beni preziosi provenienti dai mercati più lontani del Mediterraneo.
Il mito di Salerno città «opulenta» fu cantato da tutti i cronisti normanni: lo storico Amato di Montecassino narrava di una terra tanto ricca da farvi sgorgare, come delle sorgenti d’acqua, il latte e il miele. L’arcivescovo salernitano Alfano, probabilmente la personalità di maggiore spessore, sul piano culturale, che la Salerno longobarda abbia conosciuto, in uno dei suoi carmina attribuì al principe longobardo Guaimario il ruolo di un condottiero che rese Salerno «più florida di Roma», assoggettando al tempo stesso i lucani, i beneventani, i calabresi, i capuani e i pugliesi, mentre la città diveniva «tanto fiorente nell’arte della medicina che in essa nessun morbo aveva la forza di allignare».
La lunga parentesi longobarda della storia di Salerno, durata cinque secoli e coincidente con la sua fase più illustre, com’è evidente non ha conosciuto alcun legame, di fatto, con il vissuto storico, politico e culturale di Napoli, orbitante sotto l’egemonia bizantina. Nel 1077 Salerno cedette al lungo assedio normanno e il duca Roberto il Guiscardo scelse l’ex città longobarda quale capitale del costituendo Ducato di Puglia e Calabria, provvedendo alla consacrazione della nuova cattedrale e a un graduale riassetto urbanistico della città. Con la nascita del Regno nel XII secolo, Palermo divenne la nuova capitale normanna, ma Salerno continuò a detenere il primato tra le città del Mezzogiorno continentale e a svolgere il ruolo di capolinea di tutte le relazioni marittime con la Sicilia.

La lunga stagione angioina e aragonese traghettò il Principato di Salerno, ricostituitosi con Carlo lo Zoppo nel 1272, fino ai nuovi fasti del mecenatismo rinascimentale dei Sanseverino. Quest’ultima fase della plurisecolare storia del Principato di Salerno è una sorta di rivalsa dopo che la città e il suo territorio avevano giocato da protagonisti nella scena dell’alto e del pieno Medioevo: durante la reggenza di Ferrante Sanseverino, Salerno ricoprì un’importante funzione economica – si ricordi l’importanza della fiera – e divenne sede di un cenacolo culturale che seppe mettere insieme grandi maestri del Rinascimento quali Agostino Nifo, Bernardo Tasso, Armando Villanova, Mariano Soccino, Scipione Capece.
Questo breve profilo del Principato di Salerno può rendere l’idea di quanto forte e sostanziale sia l’identità storica, politica, culturale ed economica di un territorio, quello salernitano, ora candidato a costituire una nuova regione che si ricolleghi ai fasti di un tempo per riaffermare la propria memoria e proiettarsi verso il futuro.
La provincia salernitana ha sempre costituito una realtà omogenea ben consapevole delle proprie caratteristiche e potenzialità, capace oggi di esprimerle in autonomia, come avvenuto ai tempi delle ingerenze di Carlo Magno, se sgravata da una politica governativa regionale che punta con evidenza allo sviluppo di altri territori, limitando, di fatto, i margini di crescita della provincia di Salerno.
Le motivazioni che spingono a guardare con positività all’istituzione di una nuova regione, comprendente la provincia di Salerno, tuttavia, non sono in alcun modo legate a scelte secessionistiche, bensì a quelle di promuovere le esigenze del Salernitano nell’economia nazionale ed europea; infatti è oramai riconosciuta la necessità di trasferire il momento delle scelte politiche e amministrative quanto più vicino possibile ai cittadini e ai territori e pertanto l’attuale assetto regionale, ancora di più in previsione della futura area metropolitana di Napoli, si appalesa come un modello inadeguato e inefficiente, in quanto territorialmente sbilanciato.
La nuova regione «Principato di Salerno» darebbe la possibilità ai cittadini di tale area geografica di operare le scelte fondamentali per uno sviluppo avanzato in materia ambientale e di tutela del territorio: connubio, questo, fondamentale per favorire migliori condizioni di vita sociale, soprattutto in un territorio dall’altissimo valore paesaggistico e dalla spiccata vocazione turistica.
Inoltre, consentirebbe ai cittadini del salernitano di operare scelte fondamentali in materia di ambiente, di energia, di trasporti, di formazione, di risorse economiche, di risorse umane, di politica fiscale, di sfruttamento equilibrato delle risorse naturali e di governo di un territorio che si presenta morfologicamente omogeneo.
In ultimo, consentirebbe alla popolazione salernitana di effettuare in piena autonomia e responsabilità le scelte fondamentali relative alla salvaguardia, alla valorizzazione e alla promozione del territorio, nonché all’utilizzo delle risorse idriche e allo smaltimento dei rifiuti e, più in generale, consentirebbe di assumere le decisioni fondamentali per lo sviluppo economico e sociale del territorio e delle comunità su di esso insediate.
È necessario rilevare, infine, che il primo comma dell’articolo 132 della Costituzione sancisce che: «Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse».
Il territorio dell’attuale provincia di Salerno presenta un numero di abitanti superiore al minimo richiesto dal citato articolo 132 della Costituzione (1.107.504 abitanti al 1o marzo 2010 – fonte Istituto nazionale di statistica).

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.
(Istituzione e definizione territoriale dei confini della regione «Principato di Salerno»).
1. È istituita, ai sensi dell’articolo 132 della Costituzione, la regione «Principato di Salerno».
2. Il territorio della regione «Principato di Salerno» comprende i comuni inclusi nella provincia di Salerno.

Art. 2.
(Modifica dell’articolo 131 della Costituzione).
1. L’articolo 131 della Costituzione è sostituito dal seguente:
«Art. 131. – Sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte; Valle d’Aosta; Lombardia; Trentino-Alto Adige; Veneto; Friuli Venezia Giulia; Liguria; Emilia Romagna; Toscana; Umbria; Marche; Lazio; Abruzzo; Molise; Campania; Principato di Salerno; Puglia; Basilicata; Calabria; Sicilia; Sardegna».