La morte di bin Laden e i sondaggi
L'indice di popolarità di Obama ha fatto un balzo in avanti, dopo l'uccisione del leader di Al Qaida
Una delle molte cose laterali che si sono dette in questi giorni a commento dell’uccisione di Osama bin Laden ha a che fare con le ripercussioni della notizia sulla politica americana in generale e sulla popolarità di Barack Obama in particolare. Si è detto che la morte di bin Laden rafforza il profilo presidenziale di Obama, che difficilmente da adesso in poi potrà essere accusato di essere un leader “debole”, come più volte è stato descritto dai repubblicani, e si è ragionato sugli effetti che questo avrà sulle prossime elezioni presidenziali.
I primi sondaggi effettuati tra gli elettori americani dopo la morte di bin Laden hanno fatto registrare un bel salto nella popolarità di Obama. Un sondaggio commissionato da CBS e New York Times e pubblicato mercoledì mattina ha visto il gradimento nei confronti del presidente salire di 11 punti. Un altro sondaggio condotto da Washington Post e Pew Research ha visto un salto in avanti di nove punti. È un dato importante ma prevedibile: nel dicembre del 2003, la cattura di Saddam Hussein fece fare a George W. Bush un salto di cinque punti nei sondaggi (poi assorbito poche settimane dopo, comunque).
Le buone notizie per Obama finiscono qui, però. Nonostante spesso l’aumento del gradimento generale nei confronti di un presidente, anche se scatenato da un singolo evento, finisca per contagiare tutti i temi cari all’opinione pubblica, questi stessi sondaggi mostrano come riguardo l’economia, il tema comprensibilmente considerato più importante dagli elettori, la popolarità di Obama è stazionaria. Anzi, scende. Nel sondaggio del Washington Post di cui sopra, soltanto il 40 per cento degli elettori ha detto di essere soddisfatto dalle politiche economiche del presidente: la stessa cifra della consultazione precedente alla morte di bin Laden. Il sondaggio del New York Times fa registrare addirittura un calo: 34 per cento rispetto al 38 per cento di una settimana fa, l’indice più basso in assoluto da quando Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca.
Oggi ne scrive John Dickerson su Slate, facendo il più immediato dei paragoni. George H. W. Bush aveva un ottimo indice di gradimento generale: dopo aver “vinto” la guerra del Golfo ben l’89 per cento degli americani si dichiarava soddisfatto della sua presidenza. Eppure quei dati si dimostrarono illusori e la sua solidità in politica estera non servì a fargli ottenere la rielezione: l’indice di gradimento scese intorno al 40 per cento – dove era quello di Obama prima dell’uccisione di bin Laden – e Bill Clinton divenne presidente degli Stati Uniti. La ragione fu sintetizzata da uno degli strateghi di Clinton con una frase rimasta nella storia recente della politica statunitense: “It’s the economy, stupid”. C’è una ragione però che permette a Obama, per adesso, di dormire sonni tranquilli: per quanto siano deludenti i suoi numeri sull’economia, gli americani si fidano ancora più di lui che dei leader repubblicani.
Non è detto che duri molto, perché la vera campagna elettorale deve ancora iniziare e i numeri sulla produzione industriale e la disoccupazione negli Stati Uniti non sono del tutto confortanti. Nei prossimi mesi i candidati repubblicani cercheranno di proporsi come quelli che meglio di Obama possono gestire la ripresa economica, ridurre il debito e rilanciare i consumi. Obama cercherà di convincere gli americani che tra Bin Laden e l’economia non c’è tutta questa differenza.
La settimana scorsa, lo staff della campagna di Obama ha inviato un’email ai suoi sostenitori il cui oggetto era “Grandi cose”. Il messaggio era: il presidente sta affrontando con successo le sfide che avevano tormentato i suoi predecessori. L’email è precedente alla morte di bin Laden ma, a leggerla adesso, viene in mente che Bill Clinton aveva tentato di uccidere bin Laden, senza riuscirci, e che George W. Bush aveva tentato di uccidere bin Laden, senza riuscirci. Con pazienza e concentrazione, Obama è riuscito a fare quello in cui i suoi predecessori avevano fallito. Se il presidente riesce a convincere il paese che può fare lo stesso con l’economia, forse il suo indice di gradimento migliorerà anche su quel tema.
foto: PUNIT PARANJPE/AFP/Getty Images