«Noi non tracciamo nessuno»

La risposta attribuita a Steve Jobs sui dispositivi Apple che registrano gli spostamenti degli utenti

La scorsa settimana due esperti informatici hanno dimostrato che iOS 4, il sistema operativo di Apple per dispositivi mobili, conserva in un file facilmente accessibile la cronologia dei tuoi spostamenti sfruttando le informazioni fornite dalle reti WiFi e dai ripetitori dei cellulari. In molti si sono chiesti se questo elenco delle posizioni geografiche venga utilizzato in qualche modo da Apple e un lettore di MacRumors, una delle testate online di informazione tecnologica più seguite, ha deciso di inviare la domanda direttamente a Steve Jobs (che risponde spesso alle email inviategli direttamente dagli utenti).

Nell’email inviata al CEO di Apple, il lettore ha chiesto chiarimenti ventilando la possibilità di passare a uno smartphone che usa Android, il sistema operativo di Gogole, in mancanza di una risposta soddisfacente.

Steve,
potresti per favore spiegare l’utilità del sistema di tracciamento della posizione geografica del mio iPhone? È abbastanza sconcertante sapere che la mia posizione viene costantemente registrata. Forse potresti fare un poco di chiarezza su questo prima che io passi ad Android. Loro non mi tracciano.

La presunta risposta di Jobs ripresa da MacRumors è breve e concisa.

Oh sì che lo fanno. Noi non tracciamo nessuno. Le notizie che stanno circolando sono false.

In effetti la notizia dell’esistenza del file con l’elenco dei tuoi spostamenti compiuti con l’iPhone in tasca è vera e verificata, mentre non è ancora chiaro se queste informazioni siano inviate o meno ad Apple. Il Wall Street Journal ha dimostrato che anche Android utilizza un sistema simile per tenere traccia degli spostamenti, ma il file in cui vengono raccolti è difficilmente accessibile e contiene solamente i dati sugli ultimi 50 ripetitori della rete cellulare cui lo smartphone si è collegato e i 200 ultimi punti di accesso WiFi trovati nelle vicinanze, mentre il file negli iPhone e negli iPad 3G mantiene tutte le informazioni sugli spostamenti da quando iOS è stato aggiornato alla versione 4 circa un anno fa.

La mappa con gli spostamenti del direttore del Post registrati dal suo iPhone

Sempre sul Wall Street Journal, Jennifer Valentino-Devries ha segnalato in un articolo che gli iPhone continuano a raccogliere le informazioni sulla posizione geografica anche quando i servizi di localizzazione vengono disattivati dall’utente. Il sistema, del resto, non utilizza i dati ottenuti con il GPS, ma quelli legati ai ripetitori della rete cellulare e dei punti di accesso WiFi.

Per verificare la raccolta dei dati, i consulenti del Wall Street Journal hanno utilizzato un iPhone 4 configurato per utilizzare le impostazioni predefinite di fabbrica e dotato dell’ultima versione di iOS. I servizi di localizzazione sono stati disattivati e il telefono è stato poi portato in diversi luoghi. Lo smartphone ha registrato nel file gli spostamenti anche se i servizi di localizzazione erano stati disattivati, confermando che la raccolta non avviene principalmente tramite il sistema GPS.

Negli Stati Uniti diversi membri del Congresso e altre autorità preoccupate per la possibile violazione della privacy hanno chiesto a Apple e a Google di fare chiarezza sulle scoperte degli ultimi giorni legate a iOS e Android. Il procuratore generale dell’Illinois, Lisa Madigan, ha inviato una lettera alle due società chiedendo di organizzare rapidamente un incontro per avere maggior informazioni sui sistemi che utilizzano per tracciare i loro utenti. Madigan chiede perché agli utenti non sia stata data la possibilità di disattivare una simile funzione e se sia possibile rimuovere le informazioni sugli spostamenti già compiuti.

A quanto risulta fino a ora, i dati raccolti sugli iPhone e gli iPad 3G rimangono nella memoria dei dispositivi e dei computer con i quali vengono sincronizzati, ma non vengono inviati ad Apple. La preoccupazione sulla privacy riguarda, comunque, la possibilità di accedere facilmente al file contenente gli spostamenti, che potrebbe essere visualizzato anche da altre persone che hanno accesso al proprio computer. Android invia alcune delle informazioni geografiche raccolte dagli smartphone a Google, ma con l’esplicito intento di migliorare i servizi legati alla localizzazione. Ogni utente può decidere di non inviare questi dati, che rimangono comunque raccolti nel telefono per un certo periodo di tempo come ha dimostrato Magnus Eriksson la scorsa settimana. Accedere al file comporta comunque una serie di passaggi più complessi e la sincronizzazione con il proprio computer, procedura che con Android viene svolta raramente perché il sistema operativo non è strettamente legato a un programma come iTunes per gli iPhone.

foto di Justin Sullivan/Getty Images