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  • Lunedì 18 aprile 2011

La diga del fiume Mekong

Sarà costruita nel Laos e rischia di avere forti ripercussioni sia a livello ambientale che politico

Il Laos vuole costruire un’enorme diga sul fiume Mekong, il più lungo dell’Indocina e uno dei maggiori dell’Asia. Il Mekong nasce nell’altopiano del Tibet e da lì scende per attraversare Cina, Birmania, Laos, Cambogia e Vietnam. Nonostante il suo altissimo livello di inquinamento – è inserito nella lista dei dieci fiumi più inquinati del mondo – è una risorsa vitale per milioni di persone che vivono e lavorano intorno alle sue acque.

La diga progettata dal governo del Laos sorgerebbe nella provincia del Xayaburi e servirebbe principalmente a produrre energia elettrica. L’incontro decisivo sulla costruzione della diga si terrà nei prossimi giorni, quando le autorità del Laos ne discuteranno con quelle di Cambogia, Vietnam e Thailandia. L’accordo firmato dai quattro paesi nel 1995 prevede infatti l’obbligo di consultarsi prima di prendere qualsiasi decisione che riguardi il fiume.

La costruzione della diga nel Laos è considerata cruciale sia da un punto di vista politico che ambientale, spiega il New York Times. Da un lato infatti rischia di alterare in maniera irreversibile le rotte migratorie dei pesci che ci abitano e in alcuni casi provocarne addirittura l’estinzione. Dall’altro potrebbe costituire un precedente pericoloso per le tentazioni di controllo unilaterale sulle risorse idriche del fiume e quindi gettare i semi per futuri conflitti tra i quattro paesi che ne condividono l’accesso. I giornali in Vietnam hanno molto criticato il progetto, sottolineando che l’accumularsi di dighe lungo il corso del fiume – la Cina ne ha già costruite lungo il tratto che attraversa il suo territorio – potrebbe a lungo andare ridurre la portata di acqua che arriva nel loro paese, dove molte coltivazioni soffrono già oggi del problema delle infiltrazioni dell’acqua salata proveniente dal mare.

Il rapporto pubblicato dalla Mekong River Commission sostiene che il progetto non tiene minimamente conto di come la diga potrebbe modificare le rotte migratorie dei pesci. E descrive come del tutto «inefficace» la soluzione prospettata dal governo di costruire un percorso che consenta agli animali di aggirare la diga per riprendere la loro rotta. Secondo gli esperti, tra 23 e 100 specie di pesci rischierebbero di vedere compromesso il loro abituale percorso, e uno dei pesci più caratteristici del fiume – un gigantesco pesce gatto che può pesare anche tre volte il peso di un uomo adulto – potrebbe rischiare di estinguersi. Ancora più preoccupante è la conclusione del rapporto, che indica che tra pochi decenni la diga non sarebbe neanche più in grado di generare elettricità perché per come è progettata sarebbe destinata soltanto a riempirsi progressivamente di fango. «La diga perderà il 60 percento delle sue capacità dopo 30 anni a causa della sedimentazione», si legge.

Il governo del Laos ha risposto dicendo che la diga avrà un impatto del tutto naturale, come se si trattasse di un’altra delle cascate che punteggiano il fiume, e che servirà a favorire lo sviluppo di grosse quantità di energia idroelettrica: «Le centrali elettriche sono molto inquinanti», ha fatto sapere il governo attraverso una nota ufficiale «l’energia idroelettrica invece è energia pulita e per questo dovrebbe essere fortemente sostenuta e promossa». Il Laos sta puntando molto sull’acqua come fonte di energia con cui cercare di rilanciare la propria economia. Il governo ha detto di aspirare a diventare la «batteria dell’Asia» con un totale di 70 centrali idroelettriche, di cui dieci già operative. Per costruire la diga Xayaburi servirebbero almeno sette anni.