Come diavolo funziona il prezzo della benzina?

Come si arriva alle cifre dei distributori, tra balzelli assurdi e nuovi aumenti promossi dal governo

©Silvio Durante/Lapresse
Archivio storico
Aosta 17-07-1955
Aosta-Gran San Bernardo
nella foto: una macchina sportiva fa rifornimento di carburante prima della partenza della corsa in salita per auto sportive e da turismo Aosta-Gran San Bernardo
NEG- 79442
©Silvio Durante/Lapresse Archivio storico Aosta 17-07-1955 Aosta-Gran San Bernardo nella foto: una macchina sportiva fa rifornimento di carburante prima della partenza della corsa in salita per auto sportive e da turismo Aosta-Gran San Bernardo NEG- 79442

La settimana scorsa il governo ha fatto nuovamente marcia indietro sui biglietti dei cinema. L’aumento di un euro per ogni biglietto è stato prima annunciato, poi ritirato, poi di nuovo introdotto e poi, stavolta, pare definitivamente annullato. Se la misura alleggerisce il prezzo del biglietto per gli spettatori, la decisione priva di ulteriori risorse l’industria cinematografica, messa già in grande difficoltà dal taglio al Fondo Unico per lo Spettacolo, il cosiddetto FUS. Da qui la decisione del governo di rimpolpare il FUS aumentando le tasse sui carburanti – “di uno o due centesimi”, ha detto Gianni Letta.

La questione è delicata per tre ragioni. La prima ragione è il fatto che, con questo gesto, il governo ha fatto una di quelle cose che si vanta di non aver mai fatto e di non voler mai fare: aumentare le tasse, anzi, come dicono loro, “mettere le mani nelle tasche degli italiani” (per questo i giornali di destra hanno tentato di ribaltare la questione, scrivendo che in Italia le tasse aumentano per colpa di Nanni Moretti e degli attori di sinistra). La seconda ragione è che quanto sta accadendo negli ultimi mesi in Nordafrica e Medio Oriente può portare a un sensibile aumento dei prezzi del greggio, e la caduta del regime di Gheddafi può compromettere i vantaggiosi accordi negoziati dall’ENI in Libia. La terza ragione è che in Italia il prezzo della benzina è una specie di matrioska: un po’ come col prezzo delle sigarette, negli anni i governi lo hanno utilizzato per grattare qualche risorsa in più da destinare agli scopi più disparati. Vediamo di capire meglio come funziona.

Il prezzo della benzina al consumo oggi si trova intorno a 1,55 euro al litro. Questa cifra si compone di tre parti. Innanzitutto il prezzo netto del combustibile: stabilito dalle aziende che vendono la benzina, comprende anche i costi logistici di trasporto del carburante e il guadagno dei gestori della pompa. Poi ci sono le cosiddette accise, cioè tasse. Alcune di queste sono nate come imposte di scopo, introdotte nella storia italiana dai governi per raggiungere determinati obiettivi: nonostante molti di questi problemi siano ormai risolti o del tutto superati, le accise a loro collegate sono rimaste e nel tempo si sono stratificate.

Questo tema riemerge ogni volta che si parla dei rincari della benzina e molti politici fanno spesso notare come sia paradossale continuare a pagare accise su eventi anche molto lontani nel tempo, come quella introdotta per finanziare la guerra in Etiopia del 1935, che viene sempre molto citata in questa polemica.

Sebbene nella sostanza molte di queste accise si continuino a pagare perché non sono mai state abolite (anche se non quella della guerra di Etiopia, che venne abolita nel 1936), nel 1995 c’è stato un riordino complessivo e da allora l’accisa sui carburanti viene indicata in modo unitario, come la somma di tutte le singole accise introdotte fino ad allora, ed è diventata una componente strutturale del prezzo, sostituendo quindi la natura di imposta di scopo. È dunque improprio riferirsi ancora alle singole accise del passato.

In totale sono 0,564 euro, a cui si aggiungeranno i 0,02 euro destinati al Fondo Unico per lo Spettacolo. La terza voce in capitolo è l’IVA, che si calcola sia sul prezzo del carburante netto sia sulle accise: una tassa sulla tassa (per il gasolio, invece, le accise pesano 0,423 euro, l’IVA 0,238; per il GPL le accise pesano 0,125 euro, l’IVA 0,132).

Mettendo tutto in ordine, quindi: stando ai dati forniti dal ministero dello Sviluppo economico, il 21 marzo un litro di benzina senza piombo costava in media 1,527 euro. Di questi, 0,709 euro erano il costo netto del carburante; 0,564 euro erano il costo delle accise; 0,255 euro erano il costo dell’IVA. Semplificando ulteriormente: su un euro e mezzo speso per ogni litro di benzina, settanta centesimi sono il costo della benzina e ottanta centesimi sono tasse. Ottantadue, da adesso in poi.

foto: Silvio Durante/AP/Lapresse
Il 17 luglio del 1955 una macchina fa rifornimento prima della partenza
della corsa in salita per auto sportive e da turismo Aosta-Gran San Bernardo