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  • Lunedì 28 marzo 2011

I ragazzi e il sexting

Il New York Times racconta una storia esemplare delle preoccupanti familiarità dei teenagers americani con sesso e nuove tecnologie

PHILADELPHIA - NOVEMBER 15: Gloribe Diaz uses her internet ready cell phone as she listens to Vinton Cerf, whose pioneering work in computers has led him to be called a "Father of the Internet" speaks at Temple University November 15, 2004 in Philadelphia, Pennsylvania. Cerf spoke about the Internet's origins and his role in creating the Transmission Control Protocol/Internet Protocol (TCP/IP) while a graduate student at UCLA in the late 1960's. (Photo by William Thomas Cain/Getty Images)
PHILADELPHIA - NOVEMBER 15: Gloribe Diaz uses her internet ready cell phone as she listens to Vinton Cerf, whose pioneering work in computers has led him to be called a "Father of the Internet" speaks at Temple University November 15, 2004 in Philadelphia, Pennsylvania. Cerf spoke about the Internet's origins and his role in creating the Transmission Control Protocol/Internet Protocol (TCP/IP) while a graduate student at UCLA in the late 1960's. (Photo by William Thomas Cain/Getty Images)

Margarite è una ragazzina di quattordici anni che vive a Lacey, sobborgo di Olympia, nello stato americano di Washington sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Il New York Times di domenica ha raccontato la sua storia, esempio drammatico di ciò che “potrebbe accadere anche ai vostri figli”, come a volte si dice esagerando, e stavolta invece è vero.

Un giorno, lo scorso inverno, Margarite si è spogliata davanti allo specchio del bagno e si è fatta una foto nuda col telefonino. Poi ha mandato la foto per MMS al suo fidanzato Isaiah. I due ragazzi si sono lasciati poco dopo, e passata qualche settimana Isaiah ha girato la foto di Margarite a un’amica con cui lei aveva litigato. La quale ci ha aggiunto un messaggio – “Attenzione, se pensate che questa ragazza sia una troia, ditelo a tutti i vostri amici” – e l’ha mandata a una lista di contatti nella sua rubrica. Tempo meno di ventiquattr’ore e la foto aveva fatto il giro di tutta la scuola Chinook Middle e ne aveva raggiunte alcune altre.

Quello che è successo a Margarite – e a Isaiah e alla sua amica – è per il New York Times esemplare di un doppio problema che riguarda sempre più famiglie americane: il rischio di guai grossi in cui i ragazzi possono mettersi usando con leggerezza le nuove tecnologie e la sempre maggior disinvoltura con le cose di sesso di generazioni anche molto giovani. Le due cose, poi, creano la bomba “sexting”: il termine (traducibile con “Sesso Emme Esse”: gli americani chiamano “texting” gli SMS) si riferisce più ampiamente a immagini con risvolti sessuali spedite col telefonino, fenomeno assai diffuso anche tra gli adulti, in contesti molto vari e diversi, dalle coppie consenzienti alle molestie, al traffico legale di pornografia. Ma nel caso dei minorenni implica dei pericoli, e dei reati. Che hanno portato Isaiah a essere ammanettato e messo in cella per una notte, a quattordici anni.

La foto di Margarite fu intercettata la mattina dopo anche da alcuni genitori, che avvisarono la polizia e la preside. Era stata ricevuta da centinaia di ragazzi, forse migliaia, molti dei quali l’avevano a loro volta ridiffusa: “la ragione principale per cui i teenagers fanno sexting è sembrare fighi e sexy con qualcun altro”. «Avere una foto del tuo fidanzato/a nudo/a nel telefonino significa che sei uno che fa sesso, è uno status», spiega un procuratore della contea di Olympia.

La notte stessa Margarite era stata avvisata che la sua foto circolava: anche sua madre era stata avvisata la mattina, e aveva visto Margarite disperata, senza però riuscire a farsi raccontare. La polizia voleva parlare con la ragazzina: le foto stavano girando in mezza contea. La preside convocò tutti gli studenti e molti telefoni furono sequestrati. I genitori chiamavano la scuola preoccupati che i loro figli venissero arrestati. Isaiah e l’amica vennero identificati come i promotori della diffusione della foto. Il procuratore della contea ha spiegato al New York Times: «L’idea di inoltrare quella foto era già pessima. Ma il messaggio l’ha trasformata in una cosa molto più grave. Una gogna per la “sgualdrina”, un tentativo di distruggere qualcuno senza pensare alle conseguenze”.

Il procuratore mise sotto accusa Isaiah, la ragazza e una terza studentessa, iniziali propalatori del messaggio, e non Margarite, che ritenne sufficientemente vittima della sua stessa sventatezza, malgrado fosse stata la prima ad aver diffuso quella che tecnicamente era pornografia infantile. Isaiah fu ammanettato e portato via dalla scuola, e accompagnato con i suoi “complici” nel carcere minorile della contea. Il giorno dopo comparve davanti al giudice in una tuta da detenuto.

Il New York Times spiega che oggi la cultura e i modelli che i ragazzi hanno davanti agli occhi spinge forte in direzione di simili comportamenti: ci sono canzoni pop che dicono “fatti una foto sporca per me e mandamela” e spot pubblicitari che alludono al sexting, tra maggiorenni consenzienti. «I ragazzi si allenano a diventare adulti: non ci si può aspettare che non facciano cose che vedono accadere intorno a loro», dice la dottoressa Stern dell’università di San Diego, esperta di rapporti tra adolescenti e tecnologie. E alcuni sondaggi condotti tra i ragazzi danno percentuali di esperienze col sexting tra il 5% e il 24%. Molte scuole lo hanno vietato esplicitamente, con l’autorizzazione a perquisire i telefoni dei ragazzi.

Il giudice decise di non perseguire i ragazzi per reati sessuali (rischiavano 36 settimane in un carcere minorile e la registrazione in un albo di crimini sessuali) e si accordò con gli imputati derubricando l’accusa a molestia telefonica: fu ordinato loro un programma di riabilitazione che prevedeva di preparare materiale informativo sulla loro esperienza e sulle sue conseguenze. E di non avere nessun contatto con Margarite fino a un confronto da tenersi dopo un congruo lasso di tempo. Ma in questi mesi molti altri casi riguardanti il sexting tra minorenni sono arrivati nei tribunali americani, con esiti diversi, tanto da suscitare ampi dibattiti giuridici.

La madre di Margarite, nel frattempo, le vietò fino a nuovo ordine l’uso del cellulare, di internet e della tv. Con questo la protesse anche dagli strascichi della sua sciocchezza: la foto e il messaggio continuarono a girare – e forse continuano – anche fuori dai confini della contea. A un certo punto Margarite fu oggetto di nuove persecuzioni nella scuola in cui si era trasferita dopo la vicenda, e decise infine di tornare alla vecchia scuola, dove aveva ancora degli amici.

Quando i ragazzi si videro, accompagnati da genitori e psicologi, la riunione fu molto pesante. Il padre di Margarite ha spiegato al New York Times di sentirsi responsabile di non avere tenuto d’occhio a sufficienza sua figlia. Margarite raccolse le nuove scuse dei suoi ex amici, ma niente sarà più come prima, dice il Times, soprattutto per lei.
E si annunciano tempi duri per tutti i genitori del mondo.