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  • Martedì 1 febbraio 2011

La riforma sanitaria rischia di essere abolita?

Cosa comporta la sentenza di incostituzionalità emanata ieri da un giudice della Florida

US President Barack Obama, surrounded by lawmakers, signs the healthcare insurance reform legislation during a ceremony in the East Room of the White House in Washington, DC, March 23, 2010. Obama Tuesday signed into law sweeping reforms that will for the first time ensure health care coverage for almost every American. AFP PHOTO / Saul LOEB (Photo credit should read SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
US President Barack Obama, surrounded by lawmakers, signs the healthcare insurance reform legislation during a ceremony in the East Room of the White House in Washington, DC, March 23, 2010. Obama Tuesday signed into law sweeping reforms that will for the first time ensure health care coverage for almost every American. AFP PHOTO / Saul LOEB (Photo credit should read SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

Un giudice federale della Florida, negli Stati Uniti, ha stabilito ieri che il Congresso ha violato la Costituzione nel momento in cui, approvando lo scorso marzo la riforma sanitaria, ha stabilito l’obbligo per tutti i cittadini americani di contrarre una polizza assicurativa sanitaria. Dato che la misura è una parte cruciale dell’intera legge, si legge nella sentenza, l’intera legge è da considerare incostituzionale.

Il giudice che ha emanato questa sentenza si chiama Roger Vinson ed è stato nominato durante la presidenza Reagan. Qualche mese fa un giudice della Virginia, anche lui di nomina repubblicana, aveva considerato incostituzionale la riforma sanitaria, ma solo nella parte in cui obbliga i cittadini a contrarre una polizza. Due giudici federali di nomina democratica, scelti dall’amministrazione Clinton, hanno invece dato pareri di costituzionalità nei confronti della riforma.

La riforma sanitaria approvata lo scorso marzo garantiva l’ampiamento della copertura sanitaria in tre modi, sintetizzando. In primo luogo costringendo le società assicurative a concedere le loro polizze anche ai cittadini malati o sofferenti di patologie perenni, che prima venivano sistematicamente rifiutati. In secondo luogo garantendo sgravi fiscali e sussidi a un largo numero di cittadini americani, per permettere di acquistare una polizza anche alle persone con i redditi più bassi. In terzo luogo stabilendo per legge l’obbligo per ogni cittadino americano di contrarre un’assicurazione sanitaria. Quest’ultimo punto è stato molto contestato dai repubblicani, che sostengono sia una violazione della libertà dei cittadini in contrasto col dettato costituzionale; la Casa Bianca e i democratici, invece, ritengono che tutti i cittadini prima o poi hanno bisogno di ricevere delle cure mediche e per questo è suo diritto legiferare sulla regolazione di quel mercato, dal quale nessun cittadino americano può sentirsi escluso.

La sentenza del giudice della Florida non ha conseguenze concrete nel breve periodo: la legge rimane in piedi e sarà la Corte Suprema a dare un parere definitivo e finale sulla questione. Di certo le conseguenze politiche non sono buone per l’amministrazione Obama, che sta cercando di concentrare sforzi e attenzione sull’economia e non sulla riforma sanitaria, che le è costata probabilmente la sconfitta alle elezioni di metà mandato. Mentre i suoi meccanismi e le sue innovazioni entrano in vigore mese dopo mese, la sorte della riforma sanitaria in questa fase non è prevedibile: la Corte Suprema potrebbe tenerla in piedi, considerandola conforme alla costituzione, o bocciarla con una sentenza analoga a quella del giudice federale della Florida. Oppure potrebbe considerare incostituzionale non l’intera legge ma soltanto la parte che richiede agli americani la sottoscrizione di una polizza.

I democratici al Congresso potrebbero allora tentare di modificare la misura contestata, eliminando l’obbligo ma inserendo un meccanismo di variazione dei prezzi che renderebbe più costoso e meno vantaggioso acquistare una polizza dopo un periodo senza copertura sanitaria, incentivando l’acquisto immediato . Se questa modifica arrivasse prima del verdetto della Corte Suprema, l’amministrazione Obama eviterebbe il rischio di una sconfitta a ridosso delle elezioni presidenziali: difficilmente però la Camera, a maggioranza repubblicana, e il Senato, a maggioranza democratica e con delle regole complicate e ostruzionistiche, potranno trovare un accordo su un punto così controverso.

foto: SAUL LOEB/AFP/Getty Images