Si ferma anche il mercato della musica digitale?

Negli ultimi due anni il tasso di crescita delle vendite online si è quasi dimezzato

Il business della musica digitale potrebbe già avere iniziato il suo declino, scrive il New York Times in un articolo di Eric Pfanner. Nell’ultimo anno il settore ha sofferto una contrazione di circa il 9% e negli ultimi due anni il tasso di crescita delle vendite si è quasi dimezzato. Se le cose continueranno ad andare così, quest’anno le vendite digitali produrranno al massimo 5 miliardi di dollari, una cifra ancora lontana da quelle prodotte dall’industria musicale ai tempi dei cd.

«Siamo in una delle fasi più delicate nella storia dell’industria musicale», ha detto l’analista del prestigioso istituto di ricerca tecnologica Forrester Research, Mark Mulligan «per come le cose sono adesso, il mercato della musica digitale ha fallito». I manager del settore sperano di poter invertire la tendenza combattendo con più efficacia la pirateria, che conta per la maggior parte della musica distribuita online.

In Corea del Sud, dove la pirateria è combattuta in modo particolarmente rigoroso grazie a una nuova legge introdotta nel 2009, le vendite di musica digitale sono aumentate del 14 percento nella prima metà del 2010. E molte etichette discografiche americane sostengono di avere recuperato fiducia dalle recenti azioni legali intraprese negli Stati Uniti contro servizi di file-sharing come LimeWire.

Un’altra speranza è poi quella che viene dai nuovi servizi digitali che saranno impostati sul cloud computing e offriranno agli utenti accesso a pagamento a un potenzialmente illimitato numero di canzoni, attraverso un’enorme varietà di dispositivi diversi, dagli smart phone alla televisione. «La televisione è una grossa opportunità», dice Thomas Hesse, capo del settore digitale per Sony Music Entertainment «è da tanto che non facciamo qualcosa di innovativo per questo tipo di formato».

Oltre dieci milioni di persone nel mondo si sono già abbonate a servizi a pagamento, tra cui Spotfy, Rdio e Deezer. Gli esperti del settore sperano di riuscire a ridurre proprio attraverso queste nuove piattaforme la dipendenza delle case discografiche dalle vendite di brani singoli attraverso negozi come iTunes, un modello che non sta funzionando molto tra gli utenti più giovani, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti.