Paralizzati

Può la sinistra affrettare la fine dell'impero? Qualcuno ha idee?

Italian Democratic Party (PD) leader Pierluigi Bersani looks on during the protest against the economic measure taken by the Berlusconi's government at Palalottomatica in Rome on June 19, 2010. AFP PHOTO / Tiziana FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
Italian Democratic Party (PD) leader Pierluigi Bersani looks on during the protest against the economic measure taken by the Berlusconi's government at Palalottomatica in Rome on June 19, 2010. AFP PHOTO / Tiziana FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

C’è un dramma seminascosto e laterale rispetto a quello principale di questi giorni, che ha come oggetto Silvio Berlusconi e l’ennesima inchiesta giudiziaria sul suo conto, ben più incisiva e potenzialmente pericolosa di quelle che lo hanno coinvolto in passato. È il dilemma degli oppositori di Berlusconi, di quelli che teoricamente dovrebbero essere i primi a beneficiare dell’impopolarità del premier e che anzi quell’impopolarità dovrebbero stanarla e suscitarla, opponendo allo stile di governo di Berlusconi un’alternativa-seria-e-credibile.

Il dramma è palese. Le opposizioni sono paralizzate, evidentemente, e si condividano o no le loro scelte e dichiarazioni di questi giorni, il dato è noto: sondaggi, commentatori, esperti, e gli stessi elettori delle opposizioni dicono tutti quasi unanimemente che se si andasse a votare il favorito sarebbe ancora Silvio Berlusconi. Qualcosa non funziona.

Eppure a parole è facile: bisognerebbe opporre a Berlusconi un’alternativa seria e credibile. Ok, quindi? Cosa dovrebbe fare l’opposizione in una situazione come quella di questi giorni? Diamo per scontati e condivisi i molti giudizi critici nei confronti dell’opposizione nonché le cause dei suoi problemi: ci sono, lo sappiamo, ma non è di questi che stiamo parlando. In questo momento delle scelte efficaci potrebbero cancellare efficacemente i limiti di fondo, come ai supplementari di una partita giocata male ma riaperta fortunosamente in extremis. Cosa dovrebbe dire l’opposizione oggi pomeriggio, stasera, domattina?

Il criterio da cui partire sembra dover essere uno solo, e semplice: annullare la linea “e se non voto lui, chi dovrei votare?”, che è quella che sembra trattenere molti elettori di centrodestra dal dichiarare il vaso traboccato. Qui al Post ci siamo detti: non c’è altro modo per diventare un paese normale che comportarsi da paese normale. E quindi abbiamo chiesto le dimissioni di Berlusconi, per il semplice fatto che è giusto aspettarselo e sarebbe giusto darle. Ma poi? Il fatto che si chiedano le dimissioni di Berlusconi e che queste siano giuste non è sufficiente a far dimettere Berlusconi. Ieri, nel momento finora più complicato della sua vicenda giuridica, con le 390 pagine della procura a girare di redazione in redazione, il PresdelCons ha incassato due voti favorevoli, uno alla Camera e uno al Senato, tra l’altro sulla giustizia: e lo ha fatto con una mano dietro la schiena, senza fatica e senza psicodrammi. I suoi alleati lo difendono a spada tratta oppure si limitano a star zitti e aspettare che passi, perché niente gli leva dalla testa che Berlusconi continui a essere elettoralmente vincente. I suoi vecchi nemici del centrosinistra non trovano la forza di indebolirlo e dissuadere i suoi alleati da quella convinzione. I suoi avversari recenti sono rimasti scottatissimi dal fallimento del 14 dicembre.

Si può scegliere una linea ancora più aggressiva: alzare il tono e la portata delle critiche, indire una manifestazione di piazza, per quanto non è che ultimamente le manifestazioni di piazza abbiano ottenuto grandi risultati politici. Oppure si può tentare di inchiodare il governo alle cose che non ha fatto, parlare di economia, di lavoro: ma si può fare finta che non stia succedendo niente? Sono tutte domande non retoriche, che riportiamo a voi così come ce le siamo poste noi. Esiste anche la possibilità che le cose siano più semplici: così come in un paese normale un’opposizione normale non dovrebbe far nulla per trarre vantaggio da una situazione del genere, a parte esistere e prepararsi a stravincere le elezioni, in un paese all’incontrario la regola è valida all’incontrario: questa opposizione, in questo paese, non può fare nulla per trarre vantaggio da una situazione del genere. Oppure no. Forse la cosa migliore che può fare un’opposizione in difficoltà è andare in cerca di idee, di proposte e di suggerimenti, che dimostrino l’avvedutezza dei suoi elettori e la loro volontà di farcela. Idee, qualcuno?

foto: TIZIANA FABI/AFP/Getty Images