I metodi del governo Lukashenko

Il governo bielorusso vuole prendersi il figlio di tre anni di uno degli oppositori di Lukashenko

L’accanimento del governo della Bielorussia sui suoi oppositori lo ha portato negli ultimi giorni a tentare di prendersi il figlio di tre anni di uno degli avversari politici del presidente Lukashenko. Andrei Sannikov era stato arrestato insieme alla moglie Irina Khalip durante la manifestazione di piazza seguita all’annuncio dei risultati elettorali dello scorso dicembre. Il loro bambino, Danil, vive da allora con la nonna. La ragione per cui rischia di essere tolto alla sua famiglia ha a che fare con le elezioni del mese scorso.

Lo scorso 19 dicembre il presidente uscente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, definito spesso “l’ultimo dittatore d’Europa”, aveva vinto le elezioni – considerate irregolari dagli osservatori internazionali – con un margine larghissimo e per la quarta volta consecutiva. Alla proclamazione dei risultati, una manifestazione si era radunata spontaneamente nel centro di Minsk e aveva tentato di fare irruzione nel palazzo del governo. La polizia era intervenuta picchiando e arrestando più di seicento persone, tra cui sette dei nove politici che si erano candidati alla presidenza contro Lukashenko. Molte altre persone sono state arrestate da allora dagli agenti dei servizi segreti – che qui si chiamano ancora KGB come ai tempi dell’Unione Sovietica – anche se solo sospettate di avere qualche legame con gli oppositori politici.

Andrei Sannikov, uno dei candidati dell’opposizione, e sua moglie Irina Khalip, una giornalista molto nota in Bielorussia, rischiano di essere condannati a quindici anni di carcere. Sannikov era stato brutalmente picchiato dalla polizia durante la manifestazione e aveva riportato fratture a entrambe le gambe. Molti dei detenuti non hanno ancora avuto la possibilità di vedere un avvocato, né i propri familiari.

La madre di Irina Khalip, nonna del bambino, dice che non ha più avuto notizie dalla figlia dal giorno seguente l’arresto, quando le fu inviata una lettera in cui le si chiedeva di prendersi cura del bambino. «Mi scriveva di dirgli che lo amava molto», ha raccontato al New York Times. Ha anche detto di essere stata subito avvicinata da due rappresentanti dei servizi sociali, che pochi giorni dopo l’arresto dei genitori di Danil si erano presentati a casa sua dicendole di non preoccuparsi, perché se non avesse avuto i mezzi per sostenere il bambino ci avrebbero pensato loro.

L’avvocato di Andrei Sannikov ha detto che le autorità avevano notificato l’arrivo di un’ispezione dei servizi sociali sei giorni prima che il suo cliente venisse formalmente incriminato. «Non c’è nessun bisogno di una verifica se il bambino non è stato abbandonato», ha detto. Anche i figli di altri oppositori politici arrestati a dicembre sono stati minacciati e in alcuni casi detenuti per alcuni giorni. Dal giorno della manifestazione di piazza, la più grande dal 1996 in Bielorussia, la polizia ha interrogato chiunque potesse avere legami con gli oppositori di Lukashenko. Le poche testate indipendenti e le sedi delle organizzazioni umanitarie sono state chiuse.

Lukashenko è arrivato al potere nel 1994 nelle prime elezioni dopo la fine dell’Unione Sovietica, e ha rafforzato la sua posizione anno dopo anno con leggi e misure autoritarie. Poco dopo essere stato eletto ha modificato la Costituzione ed esteso il primo mandato, grazie alla maggioranza assoluta di cui gode il suo partito in parlamento: il cento per cento dei seggi. Si è poi ricandidato per il secondo mandato, è stato rieletto, e ha tolto il limite al numero dei mandati. I governi e gli organismi internazionali hanno iniziato a criticarlo e a denunciare brogli, ma Lukashenko non si è fermato: ha chiuso una ventina di giornali indipendenti in due anni, ha perseguitato gli omosessuali, ha imprigionato e talvolta condannato a morte decine di prigionieri politici. I suoi rapporti con l’Occidente sono rari e conflittuali: pochissimi leader europei hanno messo piede in Bielorussia negli ultimi sedici anni, e tra questi c’è anche il nostro premier Silvio Berlusconi, che l’anno scorso ha fatto visita a Minsk. «La gente vi ama», ha detto Berlusconi, «l’amore del popolo bielorusso per il premier Lukashenko si vede dai risultati elettorali sotto gli occhi di tutti».

Foto: Andrei Liankevich/New York Times