La Sicilia risolve il problema dei disoccupati, tipo

In Sicilia da quest'anno 80mila persone in più ricevono a vario titolo un assegno dalla regione ogni mese

Questa è una di quelle storie che sembrano scritte da uno sceneggiatore, uno di quelli scarsi: perché descrivono un territorio, una classe politica e una serie di decisioni, e le descrivono in modo assolutamente non sorprendente, proprio come vogliono i luoghi comuni più triti, infilando le cose in tutti i cliché in cui è possibile infilarle. Solo che c’è, e allora va raccontata: e probabilmente questo è uno di quei casi in cui i luoghi comuni e i cliché hanno qualche fondamento. “In poco più di un anno”, scrive oggi Antonio Fraschilla sull’edizione di Palermo di Repubblica, “il governo di Raffaele Lombardo ha creato un bacino di 80.050 persone che a vario titolo ricevono un assegno pagato con fondi pubblici per almeno 12 mesi, il tutto per una spesa record di 595 milioni di euro, in gran parte soldi europei e attinti dal Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate)”.

Se ne parla in questi giorni per via dell’ultima di queste iniziative, stavolta opera dell’assessorato al lavoro. Uno stanziamento di 6,5 milioni di euro per progetti di “volontariato retribuito”, destinati a 8400 “soggetti svantaggiati” che riscuoteranno la somma attraverso la mediazione di “parrocchie e onlus”. Un altro bando dell’assessorato al lavoro, presentato insieme a quello all’istruzione e alla formazione ha stanziato 180 milioni di euro per 21mila stage retribuiti. Altri 25 milioni di euro sono andati a 3700 persone prive di reddito che potranno lavorare a 700 euro al mese in aziende artigiane. Eccetera.

E, ancora, la Regione ha stanziato 5 milioni di euro per 1.500 colf e badanti, 5 milioni di euro per 1.000 disoccupati che vogliono fare esperienze nel settore della pesca, e 40 milioni di euro per 4 mila senza lavoro. Iniziative alle quali occorre però aggiungere altri bandi, a partire da 256 milioni di euro per 33 mila edili disoccupati che saranno impiegati nei cantieri lavoro. Sempre nel 2010, la Regione ha deciso di occuparsi direttamente dei 3.200 ex Pip di Palermo. Ma altri assessorati non sono stati con le mani in mano: quello all’Agricoltura, a esempio, ha pensato bene di affidare all’esterno il compito del censimento delle aziende agricole, altri 1.600 precari.

Sono soldi investiti praticamente a fondo perduto. E sono le dimensioni spaventose dell’intervento a dare l’idea della sua anomalia: perché si può anche pensare a stanziare una cifra per una serie di stage, se si pensa possa servire a rilanciare l’occupazione, ma un intervento così massiccio rischia di distorcere completamente non solo il mercato del lavoro dell’isola ma anche il ruolo degli strumenti di welfare. Senza contare che certe voci – “esperienze nel settore della pesca” – appaiono pretestuose. E senza contare che i sussidi ai “soggetti svantaggiati” dovrebbero essere accompagnati a programmi di formazione e inserimento del mondo del lavoro, per non risultare inutili o dannosi.

Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, dice che con questo genere di interventi «si gonfia la spesa pubblica e non si ottiene alcun ritorno sul piano della crescita e dello sviluppo, non si creano veri posti di lavoro ma si aumenta solo il clientelismo». Lo dicono anche i sindacati. Così il segretario regionale della CISL, Maurizio Bernava: «Soldi gettati al vento».

Lo scorso settembre Raffaele Lombardo ha varato il quarto rimpasto del suo governo regionale dalla sua elezione del 2008. La nuova giunta è sostenuta dal Movimento per l’Autonomia, dai finiani di Futuro e Libertà, dalla parte dell’UdC più lontana da Cuffaro, da Alleanza per l’Italia e dal PD.

foto: Marco Merlini/LaPresse