I nemici fantoccio di Putin

Il governo russo tollera alcuni docili partiti di opposizione, fino a che non fanno opposizione davvero

Doveva essere soltanto il capo di un partito d’opposizione fantoccio alle ultime elezioni regionali in Siberia, nella regione di Novosibirsk. Invece Olga Safranova ha iniziato a fare campagna elettorale sul serio, sfidando il governo e attaccando perfino il primo ministro Vladimir Putin. E il Cremlino ha fatto di tutto per sbarazzarsene. Il New York Times racconta la sua storia in un lungo articolo:

Alla vigilia delle elezioni il partito al governo ha cercato in ogni modo di impedirle di tenere il discorso finale della sua campagna elettorale in una scuola della provincia di Novosibirsk. Hanno chiamato la polizia per farla interrogare e hanno detto agli insegnanti che sarebbero stati licenziati se avessero partecipato all’evento. Ma Olga Safronova ha fatto finta di niente e ha tenuto comunque il suo discorso in un auditorium quasi deserto.

Alcuni rappresentanti del governo locale hanno cercato di metterla a tacere fino all’ultimo momento: «Non sei autorizzata a parlare qui!» le urlava Gennadi V. Bykovsky, ex procuratore ora braccio destro del candidato del partito al governo «Non vogliamo sentire le tue farneticazioni». La Safronova gli ha risposto senza esitazione: «Sei corrotto! Vedete? Loro possono violare la legge quanto vogliono. E io? Come oso! Dovrei essere messa contro il muro e uccisa solo perché ho provato a esprimere il mio punto di vista».

In tutta la provincia di Novosibirsk, il partito di Olga Safronova “Russia Giusta” è stato boicottato. La polizia ha fatto irruzione più volte nella sua sede e la televisione di stato lo ha ripetutamente accusato di corruzione. Le autorità locali hanno addirittura incastonato i loghi del partito al governo, Russia Unita, sui mezzi usati per i lavori pubblici, per far credere che fosse stato il partito e non il governo a mettere a posto le strade. Il giorno delle elezioni, centinaia di soldati hanno marciato verso i seggi elettorali e ordinato di votare per Russia Unita. È stato come se il partito e il governo si fossero coalizzati, come accadeva all’epoca del comunismo. Di fatto, lo sono. Russia Unita controlla in effetti governi regionali, uffici di procuratori generali, tribunali, dipartimenti di polizia e commissioni elettorali.

A combattere contro questo colosso una sola donna di 53 anni, ex sostenitrice del governo ma ormai frustrata dalla stagnazione politica del suo paese.

Olga Safronova è una vedova con pochi soldi che vive con sua madre, suo figlio e sua nipote in un condominio logoro, che sembra non sia mai stato ristrutturato dai tempi di Breznev. Ha lunghi capelli biondi che a volte porta raccolti nella classica treccia, come se volesse ribadire le sue origini rurali. Economista di formazione, si è fatta molti nemici come leader di un gruppo chiamato Comitato Contro la Corruzione Pubblica. Si aspettava che il partito al governo si sarebbe infuriato contro Russia Giusta. E quindi non si è meravigliata quando ha iniziato a ricevere telefonate anonime minacciose. «Dicono che se non la smetto mi uccideranno», dice. Ma ha voluto continuare a ogni costo, sperando di dimostrare che, anche in caso di sconfitta, c’era comunque una percentuale di persone che non la pensavano come il governo e che anche per la Russia poteva esserci un’alternativa. «Speriamo che molte persone vadano a votare per dire che non vogliono accettare più tutto questo», aveva detto pochi giorni prima del voto dello scorso dieci ottobre «stiamo lottando per creare un sistema multipartitico, una vera democrazia in Russia».

Quando il partito Russia Giusta nacque nel 2006, l’allora presidente russo Vladimir Putin disse che sarebbe servito a diffondere i «valori democratici» del paese. In realtà fu chiaro fin dall’inizio che il nuovo partito doveva essere solo un fantoccio piegato alle esigenze del Cremlino, e doveva servire solo a dare l’illusione di una maggiore democrazia. Le cose però sono lentamente sfuggite di mano al governo. Molti russi hanno iniziato a desiderare con sempre maggiore insistenza un’alternativa politica e il nuovo partito ha finito quindi per catalizzare su di sé le attenzioni e le aspettative di molti delusi dal Cremlino.

Novosibirsk, con una popolazione di circa 1,4 milioni di persone, è stata un terreno molto fertile per questo nuovo movimento. La regione è una delle più progressiste del paese, ed è anche sede di alcune delle università più prestigiose. La crisi economica, le accuse di corruzione e la cattiva amministrazione del Cremlino – non ultimi gli episodi legati agli incendi di questa estate – hanno fatto il resto. Prima delle elezioni un membro dell’assemblea regionale di Novosibirsk ha preso la parola contro Russia Unita: il suo microfono è stato messo fuori uso.

Molte delle persone che hanno collaborato con Olga Safronova durante la campagna elettorale hanno ricevuto continue minacce da parte della polizia e di rappresentanti di Russia Unita. «Mi chiamavano e mi dicevano che avremmo avuto problemi molto grossi», spiegano ora «dicevano che la polizia anti-droga ci avrebbe incastrato e che saremmo stati arrestati».

I risultati delle elezioni hanno assegnato l’80 percento dei voti ai candidati di Russia Unita. Olga Safronova ha preso solo il 16 percento. Il candidato di Russia Unita, Anatoly V. Zhukov, ha trionfato. Il giorno dopo le elezioni Olga Safronova è crollata. È uscita in lacrime dalla sede del suo partito e ha detto che avrebbe abbandonato la politica. «È stato troppo sporco, troppo disonesto», ha detto «avrei accettato la sconfitta se la battaglia fosse stata leale, ma a queste condizioni non ho intenzione di continuare». Aveva deciso di tornare a occuparsi di lotta alla corruzione per la sua associazione, ma la settimana scorsa alcuni uomini mandati dal governo sono piombati nel suo ufficio e l’hanno costretta ad andarsene se non voleva essere picchiata. Il palazzo in cui si trovava il suo ufficio è di proprietà del governo e lei era stata sfrattata.