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  • Martedì 23 novembre 2010

«Non troveremo 29 uomini seduti ad aspettarci»

Il robot doveva rilevare la concentrazione di gas all'interno della miniera

Le operazioni di salvataggio dei 29 minatori rimasti intrappolati nella miniera di Peak River Coal in Nuova Zelanda sono di nuovo bloccate. Il robot che era stato calato all’interno della miniera si è rotto e i soccorritori devono iniziare da capo. «La situazione diventa più cupa di ora in ora», ha detto il capo della polizia locale Howard Broad.

Le operazioni di soccorso non sono ancora entrate nel vivo a causa della grande quantità di gas che ha saturato alcune gallerie. La miniera non è al momento sicura a sufficienza per consentire l’intervento di una squadra e si temono nuove esplosioni dovute all’accumulo dei gas. «Penso che sia ormai ovvio che non troveremo 29 persone sedute una accanto all’altra ad aspettare», ha detto il direttore della miniera Peter Whittall «non sappiamo quanti uomini siano ancora vivi, ma quelli che sono vivi devono essere salvati».

Il robot era stato calato all’interno di un piccolo pozzo dal diametro di 15 centimetri verso l’area in cui si suppone possano trovarsi i minatori e, oltre a rilevare la concentrazione di gas, doveva anche servire per effettuare alcune riprese e valutare meglio le condizioni della miniera. Il ministro della Difesa, Wayne Mapp, ha spiegato che il robot si è rotto perché è stato ricoperto improvvisamente di acqua: «Il dispositivo può operare anche sotto la pioggia, ma in questo caso è stato colpito da un’improvvisa cascata d’acqua che lo ha messo fuori uso». Un secondo robot è già arrivato e oggi dovrebbe essere calato in un nuovo pozzo, che dovrebbe arrivare più vicino all’area in cui si suppone si possano trovare i minatori.

Le autorità hanno chiesto l’invio di altri robot più avanzati dall’Australia e dagli Stati Uniti, ma i familiari delle vittime stanno iniziando a chiedersi se le operazioni condotte finora siano davvero state adeguate all’emergenza. «È stato un duro colpo per loro venire a sapere che il robot si era rotto», ha detto il sindaco di Greymouth, Tony Kokshoorn «senza la possibilità di inviare uomini dentro la miniera, il robot era la nostra speranza: potete immaginare che adesso ci sia anche una certa dose di rabbia, le persone si chiedono come mai non c’era subito un altro robot pronto».

Nel frattempo una macchina fotografica che era stata calata nel pozzo è riuscita a scattare alcune immagini di una delle aree di emergenza della miniera, da cui è possibile respirare aria per alcuni giorni. Ma dalle immagini sembra che nessun minatore sia riuscito a raggiungere la zona dal momento dell’esplosione. Dopo cinque giorni dall’incidente, non si ha ancora nessuna notizia degli uomini rimasti intrappolati.

L’incidente si è verificato intorno alle tre e mezza del pomeriggio di venerdì scorso, le due e mezza del mattino in Italia. Stando alle ricostruzioni, poco prima dell’esplosione all’interno della miniera si sarebbe verificato un black-out. La mancanza di corrente elettrica ha fatto arrestare il sistema di ventilazione forzata all’interno dei tunnel, portando probabilmente all’accumulo dei gas. Una scintilla avrebbe poi innescato l’esplosione, causando seri danni a una galleria e bloccando il tunnel principale della miniera.

Questa mattina le autorità hanno anche potuto vedere per la prima volta alcune immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza al momento dell’esplosione: «È stata una grossa esplosione ed è durata a lungo», ha detto Peter Whittall «quello che mi dà speranza è sapere che tutto dipende dal punto in cui ti trovavi in quel momento».

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