Amazon, in Italia martedì?

La Stampa annuncia la data dell'apertura italiana

Coming soon. Sta arrivando, arriva, è arrivato. Amazon, il sito di e-commerce più utilizzato del web è alle porte – l’annuncio ufficiale martedì – e c’è chi minimizza, chi esulta e chi trema. Alla fine, per parafrasare Dino Buzzati, i tartari, annunciati da tempo, sono qui, con il peso del loro enorme fatturato: 7,56 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2010 (a fronte dei 5,44 incassati nello stesso periodo dell’anno scorso) e un utile netto di 231 milioni di dollari, contro i 199 del 2009. Arrivano preceduti da indiscrezioni e ipotesi (hanno risolto i problemi principali, logistica e tempi di consegna), da un certo scetticismo sulla possibilità che la macchina da guerra si metta in moto già per Natale, e da una campagna pubblicitaria che promette: «Puntiamo sull’Italia» e «Non il solito pacco».

Non è il solito, no, e anche se nel mercato virtuale ci saranno dischi, software, orologi, giocattoli (non i tosaerba, come negli Usa, o le bare) questa è la guerra dei libri, e avrà le sue brave conseguenze. Amazon li vende da quindici anni, da due e mezzo distribuisce anche e-book ( che a luglio hanno superato i volumi del cartaceo) ed è famoso per il suo marketing. Basta aver acquistato un testo qualsiasi per essere inseguiti a vita da proposte e offerte. Ha cambiato il mondo di comprare, ha abbattuto i confini in Canada, Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Germania e Inghilterra. Vuoi il Dictionnaire du corps di Michela Marzano? E’ su Amazon France. Vuoi l’ultima biografia di Kate Moss? E’ su Amazon Uk. In Italia, (dove tra musica, servizi, elettronica, abbigliamento e libri il mercato è in continua espansione) che cosa succederà?

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