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  • Mercoledì 3 novembre 2010

Il prossimo disastro della BP?

ProPublica ha ottenuto documenti e fotografie che dimostrano la pessima condizione dei condotti in Alaska

ProPublica, la prima e per ora unica fonte d’informazione online a vincere un premio Pulitzer, ha ottenuto dei documenti interni della British Petroleum, la società responsabile del disastro petrolifero nel Golfo del Messico, che dimostrerebbero la terribile condizione dei condotti della regione di North Slope in Alaska. Il documento è confermato da diversi operai della BP, che lamentano le scarse misure di sicurezza prese dall’azienda. Nei condotti scorrono petrolio, metano e rifiuti, sostanze infiammabili o tossiche che potrebbero causare esplosioni o inquinare l’ambiente.

Il documento, datato 1 ottobre 2010, riporta che la condizione di 148 condotti che si trovano in Alaska è stata classificata di livello F (A è il valore più alto), a causa delle corrosioni a cui sono stati sottoposti nel corso degli anni. Sempre secondo il documento, condotti di questo genere correrebbero il rischio di esplodere o subire perdite. In una email il portavoce di BP Alaska Steve Rinehar ha dichiarato che «la società non utilizza equipaggiamenti e attrezzature considerate poco sicure», ma le affermazioni degli operai, rafforzate da una serie di fotografie dei condotti rovinati — visionate da ProPublica —, sembrano smentire questa affermazione.

Marc Kovac, meccanico e saldatore BP, ha detto che qualcuno dei condotti ha centinaia di “toppe”, e che gli sforzi economici dell’azienda non bastano a contrastare il declino. […] Gli operai dicono che le capacità delle attrezzature vengono sfruttate fino al limite, e i lavori di manutenzioni programmati anni fa devono ancora terminare. Gli impiegati BP hanno detto a ProPublica che diverse delle 120 turbine usate per comprimere il metano e spingerlo nei condotti sono state modificate per lavorare a livelli e temperature più alte di quelle per cui erano stati progettate. Dicono inoltre che gli enormi serbatoi che contengono migliaia di galloni di liquidi tossici e inquinanti sono a contatto con sedimenti corrosivi, e potrebbero collassare. «Quando te ne lamenti, piuttosto che sistemare il problema se ne escono fuori con un altro cerotto», ha detto Kris Dye, un operaio BP e rappresentante del sindacato dei lavoratori del metallo. «È molto frustrante».

Come se non bastasse, uno dei problemi più gravi ruota intorno al sistema di prevenzione perdite ed esplosioni. Nel 2001, come riporta un’indagine interna all’azienda, le richieste degli operai portarono a considerare la sostituzione del sistema una priorità assoluta ma, nove anni dopo, la situazione è ancora la stessa in molte delle centrali BP più importanti. Secondo fonti interne all’azienda rimaste anonime, al ritmo di investimenti attuale la BP ci metterà circa vent’anni a completare i lavori.

«Dicono ‘Sì, nei prossimi anni miglioreremo tutta questa roba, diventerà più affidabile e blablabla’» ha detto Glenn Trimmer, un tecnico BP. «Bene, dopo qualche decennio ho smesso di crederci. Non riusciamo neanche a curare la manutenzione dell’equipaggiamento che abbiamo già».

Nel 2006 due perdite da due condotti corrosi in Alaska avevano obbligato l’azienda a bloccare temporaneamente il sistema di trasporto tagliando così circa l’8 per cento della fornitura nazionale degli Stati Uniti. Il valore del budget di BP Alaska non è disponibile al pubblico, ma dei documenti ottenuti da ProPublica mostrano che dal 2006 in poi l’azienda ha speso milioni di dollari per la sistemazione di quelle infrastrutture. Nel 2007 il budget in Alaska era intorno ai 195 milioni, quattro volte quello del 2004. Nel 2009, per rimpiazzare il sistema di sicurezza sono stati stanziati altri 49 milioni.