Perché Arpisella era intercettato

Il Corriere della Sera spiega perché gli inquirenti controllavano le telefonate del portavoce di Emma Marcegaglia

Nell’ambito della storia del Giornale e di Emma Marcegaglia, la procura di Napoli ha detto più volte di essersi imbattuta nelle telefonate tra Nicola Porro e il portavoce di Marcegaglia, Rinaldo Arpisella, praticamente per caso. Il telefono del secondo era sotto controllo nell’ambito di un’altra indagine e gli inquirenti si sarebbero imbattuti negli sms e nelle telefonate del vicedirettore del Giornale. Oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta da cosa nasce quell’inchiesta, che ha a che fare con presunti illecito nello smaltimento dei rifiuti da parte del gruppo controllato dal vicepresidente dei Confindustria.

Accertamenti e verifiche su alcuni affari riconducibili al «gruppo Trevi» che fa capo al vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani. Nasce da qui l’inchiesta che giovedì scorso ha portato i carabinieri nella redazione del Giornale per ordine della procura di Napoli. Nasce casualmente, perché intercettando il telefono del portavoce del presidente Emma Marcegaglia, Rinaldo Arpisella, i pubblici ministeri hanno ascoltato le sue conversazioni con il vicedirettore Nicola Porro che — dopo avergli inviato un sms «ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia» — gli annunciava lo spostamento «dei segugi da Montecarlo e Mantova» e quanto sarebbe poi accaduto: «Adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo».
Il procuratore Giovandomenico Lepore smentisce che Arpisella o la presidente siano sotto inchiesta anche perché, come si fa notare a palazzo di Giustizia, «avremmo dovuto convocarli con l’avvocato in quanto indagati di reato connesso». E invece sono stati interrogati come testimoni per raccontare il tenore delle telefonate effettuate e ricevute e, più in generale, lo stato dei rapporti e dei contatti con il vertice del quotidiano milanese. Quando Marcegaglia ha dichiarato di aver «percepito l’”avvertimento” di Porro come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine» e ha parlato di un tentativo «di coartare la mia volontà» per i giornalisti è scattata l’accusa di violenza privata.

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