Il parlamento dei piccolissimi passi

La giunta per le elezioni approva per un solo voto l'ineleggibilità del deputato abusivo Giuseppe Drago, che però resta ancora in carica

©Mauro Scrobogna / Lapresse
10-02-2005 Roma
Politica
Camera - commemorazione foibe
nella foto: unico rappresentante del Governo Giuseppe Drago Sottosegretario alla Difesa
©Mauro Scrobogna / Lapresse 10-02-2005 Roma Politica Camera - commemorazione foibe nella foto: unico rappresentante del Governo Giuseppe Drago Sottosegretario alla Difesa

Dovranno votare ancora tutti i deputati per sancire quello che è stato già prescritto da diverse sentenze: la decadenza di Giuseppe Drago dal suo mandato alla Camera. Ieri la Giunta per le elezioni ha infine votato a favore della sua ineleggibilità (per un solo voto), ma è un passaggio di solo valore propositivo. Il deputato eletto con l’UDC e di recente passato ai “Popolari per l’Italia di Domani” in sostegno della maggioranza, è da tempo interdetto dai pubblici uffici ma compie le sue attività di deputato come se niente fosse, nell’indifferenza – quando non con l’approvazione – degli organi parlamentari che dovrebbero far rispettare l’interdizione. La sua storia era raccontata qui.

La magistratura la penserà diversamente, e nel 2003 Giuseppe Drago sarà condannato in primo grado a tre anni e otto mesi di reclusione e alla restituzione di 123mila euro. La condanna viene confermata sia in appello che in cassazione, la sentenza definitiva arriva nel 2009: Giuseppe Drago è colpevole di peculato per essersi appropriato di fondi riservati della regione. Insieme alla restituzione del denaro e alla reclusione – poi condonata – scatta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, che la corte d’appello di Palermo – investita dalla cassazione – farà diventare interdizione temporanea.

L’interdizione di Drago è stata confermata dalla Cassazione nel 2009, ma ignorata da ogni organo della Camera, che ha trascinato e rinviato in modo complice ogni decisione sul suo destino. Ieri, a un anno e mezzo di distanza, la Giunta della Camera per le Elezioni ha “proposto” con un voto a maggioranza che sia votata l’ineleggibilità di Drago: 12 hanno votato a favore e ben 11 contro. La Giunta avrebbe quindi dato parere contrario se non fosse stato per il voto assieme all’opposizione delle due finiane Chiara Moroni e Maria Grazia Siliquini: «Se stiamo in uno Stato di diritto, vale il principio di legalità che ci dovrebbe trovare tutti d’accordo. Su Drago grava una sentenza definitiva con pena accessoria che dispone l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo di due anni e nove mesi che non possiamo non considerare», ha detto Siliquini. L’UDC ha votato contro, assieme alla maggioranza e in difesa del deputato che ha consapevolmente fatto eleggere malgrado le sentenze di interdizione. La Lega non ha partecipato al voto, il presidente Migliavacca del PD e il relatore Orsini del PdL si sono astenuti.

Nella giornata di ieri la Giunta per le Autorizzazioni a procedere ha invece bocciato – maggioranza in questo caso compatta – la richiesta del Tribunale dei Ministri contro Pietro Lunardi, nelle indagini sulla cosiddetta “cricca”: motivando il rifiuto con un’insufficiente documentazione.

Il voto dell’aula sull’ineleggibilità di Giuseppe Drago deve ancora essere fissato: al momento pare più probabile decada tutta piuttosto che il solo Drago, a cui le agenzie di ieri attribuivano queste parole:

«Non ho commesso alcun reato»

Quest’uomo è abusivo
“Sono politicamente un morto che cammina”
Sepe e Lunardi, sette cose da sapere