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  • Domenica 19 settembre 2010

Khodorkovsky scrive a David Cameron contro la Russia di Putin

L'ex magnate detenuto chiede alla Gran Bretagna di non migliorare i rapporti economici con Mosca finché non ci sarà una vera democrazia

Mikhail Khodorkovsky — l’ex magnate russo detenuto in Siberia dal 2005 — ha scritta una lettera all’Observer per chiedere al premier britannico David Cameron di non riallacciare l’alleanza economica con il Cremlino finché la Russia continuerà a non garantire diritti umani dei propri cittadini.

Nel 2004 Mikhail Khodorkovsky, al tempo proprietario del colosso petrolifero Yukos, era il cittadino più ricco di Russia. Venne poi arrestato per frode ed evasione fiscale, ma i motivi della sua detenzione erano e sono prevalentemente politici ed economici: il potere di Khodorkovsky e le sue ambizioni di “discesa in campo” impensierivano Vladimir Putin. Dopo una condanna lampo a otto anni di lavori forzati in Siberia, Khodorkovsky sta per fronteggiare una nuova accusa di appropriazione indebita di denaro che lo terrebbe in carcere per altri ventidue anni. Lui si autodefinisce “prigioniero politico” e negli anni è diventato un simbolo dell’opposizione russa a Vladimir Putin, malgrado un passato di affari non immacolati.

«Io, come prigioniero politico russo, vorrei che la Gran Bretagna si interessasse al destino di 150 milioni di persone forti e capaci, che stanno cercando una via d’uscita verso la luce della libertà nel buio del totalitarismo» scrive Khodorkovsky nel suo primo commento pubblico sulla relazioni tra Gran Bretagna e Russia. «Voglio credere e sperare che nel processo di restaurazione delle relazioni con la Russia, David Cameron e i britannici tutti prenderanno con fermezza le parti della democrazia, e non offriranno ai russi solamente la cooperazione economica ma un rapporto basato su standard democratici trasparenti. […] La Russia è ancora uno stato totalitario con un livello di corruzione estremamente alto. Al contrario della Gran Bretagna, in Russia il principio di uguaglianza davanti alla legge e un sistema giuridico indipendente sono virtualente assenti… Il mio caso è l’esempio più eloquente di tutti.»

Durante l’amministrazione del laburista Gordon Brown le relazioni tra Gran Bretagna e Russia si incrinarono profondamente. La Gran Bretagna espulse quattro diplomatici russi a causa del rifiuto di Mosca di dare il via libera all’estradizione di Andrei Lugovoi, l’ex agente del KGB che Scotland Yard sospettava avesse assassinato il dissidente ed ex agente russo Alexander Litvinenko. Mosca rispose espellendo quattro diplomatici russi e chiudendo l’ufficio del British Council di San Pietroburgo. Lugovoi divenne poi un parlamentare del governo russo e accusò il MI6 — l’agenza di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna — dell’uccisione di Litvinenko.

L’amministrazione di Cameron, scrive il Guardian, ha però voluto distaccarsi dalle scelte del governo Brown, dichiarando di voler seguire una politica estera che miri a proteggere economicamente i cittadini britannici limitando la centralità delle questioni morali. Il prossimo mese il ministro dell’estero William Hague volerà infatti a Mosca con l’obiettivo di far ripartire i rapporti economici con la Russia — uno dei mercati chiavi per le aziende inglesi, soprattutto nel campo energetico — lasciandosi alle spalle la questione Litvinenko. Hague ha dichiarato di voler migliorare i rapporti con il governo russo, al momento «molto deboli», negando però di voler ridurre l’impegno britannico nella garanzia dei diritti umani.