• Mondo
  • Martedì 7 settembre 2010

13 cose che ho imparato dal terremoto

Un blogger neozelandese trae delle lezioni dalle scosse di Christchurch

Mike Dickison, un blogger neozelandese, ha messo online una lista delle lezioni apprese dal terremoto che ha colpito la sua città – Christchurch – la settimana scorsa, provocando gravi danni ma miracolosamente nessun morto.

1. Il cielo del Sud è meraviglioso, soprattutto in una notte senza nuvole. In città ce ne dimentichiamo fino a quando non manca la luce e vedi le stelle di nuovo. Soprattutto alle quattro e mezza del mattino, mentre te ne stai impaurito sul viottolo di casa sperando che le scosse non ricomincino. Ehi, guarda: Orione.

2. Non ci sono molti incroci senza semaforo a Christchurch, quindi il nostro galateo stradale è un po’ arrugginito. Lo vedi quando i semafori smettono di funzionare e capisci quanto siano antisismiche le rotonde, molto più sicure nel conservare la buona educazione e la logica.

3. Mentre aspettavo che tornasse la corrente ho fatto una passeggiata al parco. Non mi pare le anatre si siano accorte di niente. Qualche pietra si è staccata dalle rocce, ma per il resto il terremoto ha colpito solo le cose che abbiamo costruito. I danni dei terremoti sono una complicità tra natura e umani.

4. Immaginerete edifici ridotti in briciole, ma finora li ho visti solo in tv. Nel mio sobborgo non è caduto niente. Il danno vero sono le strade crepate, gli allagamenti, l’acqua non potabile e gli incendi dove si sono rotte le tubature del gas.

5. Fissare sempre le librerie alla parete.

6. Qui kit d’emergenza misteriosi diventano all’improvviso efficaci. La mia lista dei desideri:
– una torcia vicino al letto
– candele e fiammiferi nel cassetto della cucina
– un modo di caricare l’iPhone (un trasformatore da automobile o un pannello solare sarebbero utili)
– un accumulatore da automobile per caricare il computer o la macchina fotografica
– un modem wifi 3G prepagato
– una dozzina di bottiglie d’acqua nel ripostiglio
– contanti, se non funzionano i bancomat
– un barbecue a gas per cucinare i surgelati che si stanno scongelando

7. La prima cosa che ho fatto quando la scossa è finita è stata scrivere su Twitter. Soprattutto nella prima ora Twitter è stato molto avanti rispetto ai media tradizionali nel dare le notizie, localizzare il terremoto e segnalare i danni. Più tardi anche la radio ha fatto un buon lavoro, quindi aggiungerei alla lista una radio autonoma: gli streaming delle radio online non erano all’altezza. Alla Tv c’è voluta tutta la giornata per stare al passo, e senza speranza.

8. Per far funzionare Twitter, bisogna mettersi d’accordo su uno hashtag. Ci sono state “guerre degli hashtag” tra i diversi servizi di news. Per il futuro è meglio che i media citino sempre lo hashtag ufficiale.

L'unica vittima ufficiale

9. Costruire in mattoni è una bella tradizione inglese, ma l’Inghilterra non sta su una faglia.

10. I saccheggiatori, a Christchurch, entrano in un negozio di alcoolici, ignorano i whisky e i liquori e se ne vanno con le casse di birra: e nemmeno la migliore.

11. Sono andato a fare un giro per vedere i danni, ma il mio quartere fa così schifo che, davvero, non si riusciva a capirli. Quel cartello tutto storto era già storto prima? Può darsi. Quel muro sta scrollando, qualcuno ci è andato a sbattere o l’avevano proprio costruito così? Il trucco è guardare se c’è polvere per terra.

12. Un terremoto così forte può non uccidere nessuno. Quindi non siamo un paese del terzo mondo. Urrà. Ma ci sono miliardi di danni e circa 90 edifici distrutti, molti importanti e storici.

13. La più importante per ultima. Questo non era il “big one”. Quello colpisce la Nuova Zelanda ogni paio di secoli con una magnitudo 8.0 circa (l’ultima volta nel 1855 a Wairarapa). Dieci volte questo. Meglio non abbassare la guardia sulle norme antisismiche.