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  • Martedì 24 agosto 2010

Come sopravviveranno i minatori cileni intrappolati?

Ci potrebbero volere dei mesi per liberarli, intanto è molto importante il comportamento che adotteranno

Per due settimane, a causa del crollo di un tunnel, i 33 minatori cileni sono rimasti sottoterra senza poter dare o avere notizie dall’esterno, e se la sono cavata raggiungendo uno dei rifugi di emergenza presenti nella miniera dove hanno potuto approvvigionarsi a riserve di acqua e cibo. Poi, quando una sonda è riuscita a intercettarli alla profondità di 700 metri sotto il suolo, sfondando l’ultimo fascia di terra e roccia che divideva il rifugio dall’ennesimo foro scavato per tentare di raggiungerli, sono stati inquadrati dall’obiettivo mentre agitavano le braccia e si abbracciavano per la gioia.

Il buco creato dai soccorritori è però molto piccolo e non consentirà ai minatori di uscire in tempi brevi dalla miniera: potrebbero essere costretti a rimanere sottoterra anche per dei mesi. A questo punto il piccolo foro che mette in comunicazione le squadre di soccorso con i 33 uomini potrà fungere da canale per calare all’interno del rifugio acqua e cibo, oppure – se necessario – anche bombole di ossigeno. In queste ore, poi, i soccorritori stanno lavorando per mettere a punto un sistema audio e video per permetta di comunicare con gli uomini intrappolati in profondità, e addirittura la NASA è stata chiamata in aiuto per fornire assistenza durante l’intervento di recupero.

Ma, al di là dei generi di prima necessità che potranno essere forniti loro dall’alto, in che modo i 33 minatori sopravviveranno a un’attesa che potrebbe protrarsi per settimane, o anche mesi? La CNN prova a ipotizzare alcune degli scenari, sia concreti che psicologici, che si prospetteranno agli uomini intrappolati. Innanzitutto c’è da notare che i 33 hanno già dimostrato intraprendenza e presenza di spirito: nel frattempo avevano fatto ricorso ai fari di alcuni veicoli della miniera per non rimanere al buio e avevano ottenenuto un’importante fonte di sopravvivenza scavando un piccolo canale per raccogliere l’acqua sotterranea.

Il fatto che tutti e 33 siano in buone condizioni è già una notizia positiva, ma – essendo entrati finalmente in contatto con chi sta lavorando per soccorrerli – le reazioni di ciascun minatore saranno certamente diverse, e saranno condizionate da come hanno vissuto le due settimane in cui hanno temuto fortemente per la propria vita: alcuni potrebbero essere stati coinvolti in incidenti che ne renderebbero instabile la condizione psicologica, mentre altri potrebbero essere preparati a evenienze del genere grazie ad addestramenti impartiti loro in passato.

Lo spirito di gruppo sarà molto importante perché può aiutare a evitare che si comincino a formare delle fazioni che potrebbero andare a detrimento della comune sopravvivenza. D’altra parte, sarà importante che si creino delle figure di riferimento – come quella di Mario Gomez – che possano dirimere eventuali controversie, e aiutare a dare dei compiti di manutenzione dell’ambiente a ciascuno, per mantenere ordine e pulizia all’interno del rifugio. A livello fisico la cosa più importante è che tutti si mantengano idratati e che non sprechino inutilmente delle energie. Psicologicamente è vitale che i 33 riescano a comunicare il più possibile con le persone al di fuori della miniera, parenti e amici, ed è fondamentale che tutti i passaggi delle operazioni di soccorso siano spiegate ai minatori così da non nutrire illusioni che potrebbero essere presto sconfessate, né che possano gettarli nella disperazione per un’eventuale eccessiva attesa.