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  • Giovedì 19 agosto 2010

La guerra è finita, pare

L'esercito statunitense abbandona il paese con un paio di settimane di anticipo, ma restano i dubbi sulla sicurezza

L’ultima brigata da combattimento dell’esercito degli Stati Uniti ha lasciato l’Iraq. Lo spostamento dei soldati verso il confine arriva a pochi giorni dalla fine dell’impegno diretto in combattimento dell’esercito statunitense, fissato per il prossimo 31 agosto. L’uscita dal paese dei militari non è stata confermata formalmente dal Pentagono, ma un lungo convoglio di veicoli è stato avvistato mentre era diretto verso il Kuwait.

Il 2 agosto Barack Obama aveva annunciato il ritiro delle truppe entro la fine di agosto, confermando che in Iraq sarebbero comunque rimasti 50mila impiegati dell’esercito per formare le forze di sicurezza irachene, proteggere personale e strutture americane e organizzare le operazioni antiterrorismo. Gli ultimi uomini impiegati sul campo abbandoneranno il paese entro la fine del 2011. Contestualmente sarà raddoppiato il numero degli agenti di sicurezza privata impiegati a protezione della popolazione, che diventeranno settemila.

I quattromila soldati dell’ultima brigata da combattimento hanno lasciato il paese viaggiando da Camp Victory, il campo nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, fino a Camp Virginia in Kuwait, raccontano su Al-Jazeera. Il controllo della sicurezza passa dunque formalmente nelle mani dell’esercito iracheno, ma in molti temono che le forze militari dell’Iraq non siano ancora sufficientemente preparate per sostituire i soldati statunitensi. Si temono episodi di violenze e il ritorno di alcuni gruppi integralisti, che a fatica l’esercito degli Stati Uniti era riuscito a tenere a bada nel corso degli anni della guerra.

Secondo i detrattori del ritiro dall’Iraq, il Pentagono non avrebbe scelto il momento migliore per lasciare il paese. Il momento è storico e segna la fine di una guerra iniziata oltre sette anni fa, ma per conoscere l’esito del conflitto occorrerà attendere mesi per verificare l’effettiva possibilità di contenere le violenze nel paese e dargli un solido assetto democratico.

Nel 2007 le truppe impiegate sul campo erano salite fino a 171mila con il cosiddetto “surge“, un aumento considerevole di uomini voluto dall’allora presidente Bush per contrastare con maggiore efficacia le violenze in Iraq. Nel febbraio di quest’anno i soldati impiegati erano diventati 98mila e con la recente uscita dal paese dell’ultima brigata da combattimento rimarranno stabili intorno alle 50mila unità. L’esercito iracheno acquisterà una sessantina di nuovi mezzi blindati dagli Stati Uniti e alcuni elicotteri, si parla di una dozzina per arrivare a trenta, che saranno pilotati da alcuni appaltatori.

Per il generale Babaker Zebari, figura di spicco dell’esercito iracheno, le forze militari dell’Iraq non saranno in grado di assumere un serio controllo del paese prima del 2020. La scorsa settimana, Zebari ha affermato che i problemi in Iraq inizieranno probabilmente a partire dalla fine del 2011, quando gli statunitensi avranno abbandonato quasi completamente la zona di guerra. Le obiezioni del generale sono state sostanzialmente respinte dall’amministrazione Obama e dal Pentagono, secondo i quali le condizioni di sicurezza in Iraq sono migliorate nonostante alcuni recenti episodi di violenza come spiega al New York Times il consigliere per la sicurezza Antony J. Blinken:

«Il quadro che emerge dall’Iraq dell’ultimo anno e mezzo è questo: il numero di incidenti causati dalle violenze si è ridotto notevolmente, la competenza delle forze di sicurezza irachene è aumentata, e la politica si sta affermando come la soluzione base per condurre gli affari in Iraq. Se questo trend continua, e mi rendo conto che si tratta di un “se”, si può creare un contesto migliore per affrontare i problemi più importanti e seri che rimangono in Iraq»

Il primo responsabile dell’esercito statunitense in Iraq, il generale Ray Odierno, ha organizzato una serie di check point nelle aree critiche per la sicurezza. I posti di controllo sono sotto la responsabilità dei soldati americani, degli uomini dell’esercito iracheno e dei miliziani peshmerga. Il timore è che i check point possano essere abbandonati con il definitivo ritiro statunitense dall’Iraq. La verifica della sicurezza sarà affidata alle ambasciate USA di Mosul e Kirkuk.

Infine, le forze di polizia saranno formate da alcune società esterne che avranno il compito di insegnare le tecniche per condurre le indagini, privilegiando le strategie investigative su quelle di contrasto diretto sul campo. I tempi sono però stretti e si teme che senza l’istituzione di un Ministero degli interni ben organizzato e di servizi di polizia locale efficienti le violenze possano riprendere in molte aree del paese.