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  • Lunedì 9 agosto 2010

L’Iran condanna a morte un diciottenne

Il ragazzo, che non è gay, rischia di essere giustiziato con l'accusa di essere omosessuale

di Giovanni Fontana

** GRAPHIC CONTENT ** Iranian police officers and others view the scene as five convicted criminals are hung, in a neighborhood of Mashad, 1,000 kilometers (620 miles) northwest of Tehran, Iran, on Wednesday Aug. 1, 2007. In the second round of collective executions in ten days, Iran on Wednesday publicly hanged 7 criminals convicted on various charges of rape, robbery and kidnapping, according to reports on the official web-site of state broadcasting company. (AP Photo/Halabisaz)
** GRAPHIC CONTENT ** Iranian police officers and others view the scene as five convicted criminals are hung, in a neighborhood of Mashad, 1,000 kilometers (620 miles) northwest of Tehran, Iran, on Wednesday Aug. 1, 2007. In the second round of collective executions in ten days, Iran on Wednesday publicly hanged 7 criminals convicted on various charges of rape, robbery and kidnapping, according to reports on the official web-site of state broadcasting company. (AP Photo/Halabisaz)

Ebrahim Hamidi, un giovane iraniano, è stato condannato a morte con il capo d’imputazione di lavat, sodomia. Le accuse al diciottenne non stanno in piedi neanche all’interno della folle logica giudiziaria iraniana: Hamidi non è gay, e le testimonianze usate per accusarlo sono state estorte con torture e forti pressioni.

A raccontarne la storia è l’Observer. Il ragazzo sarebbe stato arrestato due anni fa nella città di Tabriz dopo un tafferuglio con i membri di un’altra famiglia, anche tre dei suoi amici sarebbero stati coinvolti nell’incidente e arrestati con lui. Successivamente i quattro sarebbero stati accusati del tentativo di abuso sessuale ai danni di un altro ragazzo.

Hamidi avrebbe confessato dopo tre giorni di torture, mentre gli altri tre ragazzi avrebbero ricevuto la promessa di essere completamente scagionati se avessero confermato le accuse ai danni dell’amico. La sentenza è stata prodotta sulla base della “sapienza del giudice” – una scappatoia legale che concede al magistrato un ampio spazio di arbitrarietà quando le prove a carico dell’imputato non siano risolutive – nonostante la presunta vittima dell’assalto abbia raccontato di aver subito forti pressioni dai proprî familiari per accusare Hamidi.

Al caso si è interessato Mohammad Mostafaei, attualmente esule in Turchia, avvocato noto per la sua attenzione alle vicende degli imputati condannati a morte per offese commesse prima della maggiore età. Mostafei, che nella sua carriera è riuscito a salvare cinquanta minorenni diretti al patibolo, ha detto di trovare sconvolgenti le accuse, in particolare dopo che il principale accusatore di Hamidi ha confessato di aver mentito.

L’Iran è il luogo al mondo dove sono condannati a morte più minorenni, trentasei solo negli ultimi cinque anni, e in cui il numero di pene di morte pro capite è il più alto. I capi d’imputazione per i quali è prevista la pena capitale sono molti, e includono i reati di adulterio e sodomia. Un ragazzo vittima di uno stupro da parte di un adulto può essere condannato se la corte decide che l’esperienza gli potrebbe aver provocato piacere. Quattro anni fa il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad fu ospitato alla Columbia University di New York, nel corso della sua prolusione spiegò che in Iran non esistono omosessuali.