• Mondo
  • Mercoledì 28 luglio 2010

Il poliziotto russo che denuncia la polizia russa su YouTube

L'agente Dymovsky ha accusato di corruzione i suoi colleghi e superiori e ha perso il lavoro

Lo scorso novembre, Aleksei Aleksandrovich Dymovsky ha indossato la propria divisa da agente di polizia, si è accomodato davanti a una telecamera e ha iniziato a raccontare che cosa non funziona tra le forze dell’ordine in Russia, rivolgendo un appello al primo ministro Vladimir Putin. I video realizzati da Dymovsky sono stati poi caricati online, raccogliendo in poco tempo centinaia di migliaia di visualizzazioni da parte di semplici curiosi e di cittadini russi esasperati dagli alti livelli di corruzione tra gli agenti di polizia.

Clifford J. Levy del New York Times si è occupato della storia con un lungo articolo, dove sono riportate le parole di Dymovsky contro la corruzione e il malaffare tra i propri colleghi poliziotti:

«Come può un ufficiale di polizia accettare le mazzette? Capite dove sta andando la nostra società? Dite di voler ridurre la corruzione. Dite che non dovrebbe essere solamente un crimine, ma che dovrebbe essere considerata come qualcosa di immorale. Ma non funziona così. Ho detto al mio capo che la polizia è corrotta. E lui mi ha detto che non ci può essere soluzione per il problema.»

Per aver diffuso i suoi video di denuncia, Dymovsky è stato rapidamente licenziato. L’ex poliziotto ha 32 anni e fino a poco tempo fa prestava servizio nella città di Novorossiysk, un porto sul Mar Nero a circa 1.200 km a sud di Mosca. Una volta visionati i filmati, i suoi superiori hanno deciso di interrogarlo e di fare qualche domanda anche ai suoi parenti e agli amici più stretti. Alcuni poliziotti hanno anche fatto irruzione nella casa di Dymovsky per perquisirla e, dice la moglie dell’ex agente, avrebbero anche tentato di nascondere della droga per accusare successivamente l’ufficiale allontanato per le sue denunce contro la corruzione.

Verso la fine dello scorso anno la situazione sembrava essersi calmata per Dymovsky, che aveva comunque confermato nei video pubblicati su YouTube di voler abbandonare quanto prima la polizia, ma nei primi giorni di gennaio sono arrivati invece nuovi problemi. L’ex agente è stato arrestato per frode e abuso di potere con l’accusa di essersi appropriato indebitamente di circa 800 dollari appartenenti al suo distretto di polizia nel corso di alcuni anni.

L’uomo è rimasto in carcere in isolamento per molti giorni, mentre l’accusa cercava di ottenere i permessi per condurre alcuni accertamenti psichiatrici. Ma, grazie a YouTube, Dymovsky era diventato ormai celebre e non solo a Novorossiysk: le strane condizioni del suo arresto rischiavano di mettere ulteriormente in cattiva luce le forze dell’ordine, così l’agente è stato liberato dopo sei settimane di carcere e le accuse sono state fatte cadere. Dymovsky è stato successivamente denunciato per diffamazione dal capo della polizia della città e da un altro ufficiale, e un giudice ha imposto all’ex agente di pagare i danni per circa 3.500 dollari.

Quando era ancora poliziotto, Dymovsky aveva tentato in più di una occasione di mettersi in contatto con Vladimir Putin. Nel 2007, quando Putin era ancora presidente della Russia, l’agente di polizia decise di telefonare nel corso della tradizionale trasmissione televisiva nella quale il presidente russo risponde direttamente alle domande dei cittadini. La domanda di Dymovsky era semplice: che cosa state facendo per risolvere i problemi di illegalità e corruzione che interessano la polizia?

L’agente non fu messo in onda e successivamente scoprì che la sua telefonata era stata rintracciata. Il Ministero degli interni di Mosca inviò un avviso al suo distretto, ed egli fu rimproverato nel corso di alcuni incontri. Gli dissero che era stata preparata una lettera a suo nome, nella quale affermava di non aver mai effettuato la telefonata.


La vicenda del 2007 segnò profondamente Dymovsky, che già da tempo cercava di portare il problema della corruzione all’attenzione dei suoi superiori. E ai problemi morali si aggiunsero presto quelli fisici. Un giorno, mentre prestava servizio, l’agente si infortunò a un braccio, ma non ricevette cure adeguate né giorni di malattia a causa dello scarso numero di agenti disponibili per coprire tutti i turni. Dymovsky decise così di parlare attraverso YouTube per raggiungere il maggior numero possibile di persone.

La proverbiale corruzione tra i poliziotti russi ha raggiunto livelli impressionanti, spiega sempre l’ex agente, e rimanerne completamente fuori diventa impossibile. La paga mensile si aggira intorno ai 350 euro, un salario che spinge gli agenti ad arrotondare con le mazzette. Lo stesso Dymovsky nel corso della propria carriera ne ha accettate alcune, cifre contenute intorno ai 15 euro, raccolte per compiacere i propri superiori e avere qualche soldo in più per coprire le spese. Secondo l’ex poliziotto senza le mazzette non puoi fare carriera: a fine turno i superiori esigono una percentuale sulle bustarelle raccolte e se la cifra non viene corrisposta arrivano i provvedimenti disciplinari.

Il sistema sembra funzionare bene, almeno per i capi della polizia. Vladimir Chernositov, il primo responsabile del dipartimento di Novorossiysk, ha una villa sul Mar Baltico in una delle aree immobiliari più costose della zona. Lo stipendio di un capo di polizia è di circa 19 mila euro su base annua, una cifra insufficiente per giustificare una casa di lusso come quella di Chernositov, sostiene Dymovsky.

Vladimir Putin ha sostanzialmente ignorato la vicenda del poliziotto di Novorossiysk, confermando la propria fiducia alla polizia russa. Il presidente russo, Dmitrij Medvedev ha riconosciuto i gravi problemi di corruzione tra le forze dell’ordine, ma i casi di denuncia come quello online di Dymovsky potrebbero ridursi sensibilmente. Il Parlamento ha infatti inasprito le pene per gli agenti che criticano i loro superiori, una legge voluta dalla maggioranza di Putin che sembra essere studiata apposta per mettere a tacere i poliziotti come Dymovsky che decidono di denunciare pubblicamente i casi di corruzione.