Negli Stati Uniti un cittadino ogni cento adulti si trova in carcere. Il calcolo è stato effettuato dall’Economist, che nel numero di questa settimana dedica alle carceri statunitensi un lungo articolo, cercando di comprendere le cause di un così alto numero di carcerati. La quantità di adulti in prigione negli Stati Uniti oscilla tra i 2,3 e i 2,4 milioni di persone. Fatte le dovute proporzioni, negli USA si incarcera cinque volte di più che in Gran Bretagna, nove volte di più rispetto alla Germania e dodici volte in più rispetto al Giappone. L’alto numero di carcerati porta, inevitabilmente, a un considerevole sovraffollamento delle strutture per la detenzione. Mediamente, le carceri federali hanno il 60% di carcerati in più rispetto alla loro effettiva capacità.
Secondo l’Economist, sono almeno tre le cose che non funzionano nel sistema giudiziario statunitense:
Primo: imprigiona troppe persone per troppo tempo. Secondo: si criminalizzano atti che non andrebbero criminalizzati. Terzo: è imprevedibile. Molte leggi, specialmente quelle federali, sono scritte in maniera così vaga da non consentire alla persone di sapere se le abbiano effettivamente violate o meno.
Nel 1970 si contava mediamente un carcerato ogni quattrocento cittadini, oggi il rapporto è invece uno a cento. L’aumento considerevole del numero di carcerati si è registrato in seguito a una serie di leggi emesse dai Settanta in poi con l’intento di contenere gli episodi di violenza. Le norme che prevedono pene leggere sono così diminuite, mentre le leggi che contemplano pene esemplari e più dure si sono moltiplicate.
Molte delle leggi approvate dopo gli anni Settanta hanno ridotto la discrezionalità dei giudici, che in molti casi non hanno più la possibilità di emettere sentenze con pene più lievi commisurate all’effettiva gravità dei crimini commessi. Un coltivatore di orchidee può così ritrovarsi condannato a condividere la cella per un anno e mezzo con un paio di spacciatori con l’accusa di aver contrabbandato specie protette, mentre chi vende illegalmente farmaci rischia di rimanere in prigione quindici anni, come racconta Michelle Colette all’Economist:
«Pensavo di farlo una sola volta – racconta – ma era così facile fare dei soldi in quel modo. E poi ho pensato: non si tratta mica di eroina». Poi la donna divenne dipendente degli stessi farmaci che vendeva. Con il suo ragazzo non si trovava bene, ma non voleva lasciarlo perché non voleva che il proprio figlio dovesse crescere senza un padre, così come era successo a lei. Così decise di impasticcarsi per dimenticarsi dei suoi problemi. In breve tempo iniziò a prendere tra le 20 e le 30 pillole al giorno [di oppiacei].