Sunday Post

Il caldo è il vero nemico del multitasking, perché poi si multisuda. Il meglio del Post questa settimana

A straphanger sweats and fans himself with a newspaper as he waits for a subway in a stifling subway station shortly before the morning rush Monday, July 17, 2006 in New York. Temperatures are expected to hover in the upper nineties for the next several days with high humidity sending heat indexes soaring past 100 degrees. (AP Photo/Jason DeCrow)
A straphanger sweats and fans himself with a newspaper as he waits for a subway in a stifling subway station shortly before the morning rush Monday, July 17, 2006 in New York. Temperatures are expected to hover in the upper nineties for the next several days with high humidity sending heat indexes soaring past 100 degrees. (AP Photo/Jason DeCrow)

Fa così caldo che vi consiglieremmo di usare il computer per sventolarvi. Oppure di spegnerlo, che emana calore. Avete provato a metterlo nel surgelatore? Insomma, lasciate perdere, state fermissimi, e guardate al massimo un film che per due ore va da solo e non c’è da toccare nemmeno un tasto. O neanche quello, solo i Maroon 5 che cantano “Sunday morning rain is falling”, che magari viene un’idea di fresco. Il caldo è il vero nemico del multitasking, perché poi si multisuda.

Per quelli con l’aria condizionata, invece, o per i lettori del Post nelle zone del pianeta più fresche (si segnalano 10° di massima a Buenos Aires e 23° a Vancouver), ecco la rituale rassegna del meglio della settimana. A cominciare dai pezzi più letti, roba di numeri.

Le dieci cose che rimarranno di questi mondiali, un successo che testimonia che ci abbiamo sperato fino all’ultimo e anche dopo l’ultimo (finale noiosetta, no?) che dai mondiali uscisse qualcosa di memorabile
– “La libertà di stampa non è un diritto assoluto”: lo dice Mentana, dove si discuteva se le parole di Berlusconi possano essere prese in considerazione dimenticandosi che sono di Berlusconi
– Nome in codice: Cesare, in cui grazie a una specie di scoop dell’Unità che se ne è accorta 24 ore prima degli altri quotidiani, si raccontava della presenza di questo “Cesare” nelle conversazioni della lobby cialtroni, cioè, Carboni

A cui aggiungiamo per usucapione, essendo online solo dall’altroieri ma viaggiando a ridosso delle prime:

– Il Vaticano contro le donne, di cui, nell’interesse genarale, qualcuno ha criticato una visione troppo critica delle posizioni della Chiesa: ma non era la nostra, era quella di osservatori cattolici anglosassoni, e ignorata da noi. Questo ci pareva interessante, ed evidentemente non solo a noi.

Poi ci sono i pezzi più amati dalla redazione del Post questa settimana:

– Daniela Hamaui lascia l’Espresso, arriva Bruno Manfellotto, perché è una notizia che abbiamo dato per primi
– Apple e la gestione della crisi, perché tra i diversi apprezzati pezzi che abbiamo fatto sul guaio “antennagate” questo faceva un punto e una riflessione sulla nuova e anomala situazione di Apple
La strana coppia, perché era impossibile non pensare a un vasto repertorio di odi-amori tra copppie navigate vedendo il video della conversazione tra Pannella e Bordin a Radio Radicale
– “Non piangere figliolo”, dove Filippomaria Pontani  offriva al Post il primato del commento ai mondiali col più alto numero di parole difficili nel mondo
I meravigliosi anni Ottanta del direttore di Raidue, perché il direttore del Post è anziano e quando vede quelle pettinature lì si commuove

Infine, i post più apprezzati dai lettori sui blog del Post:

– Perché è giusto vietare il burqa, di Ivan Scalfarotto (che ha generato una delle discussioni più ricche della storia del Post)
Ho visto un cantautore, di Paolo Virzì (che è bravino con le immagini e le storie, dovrebbe farci qualcosa)
Cesare è a Catania, di Filippo Facci (in cui Facci ha anticipato la tesi di Ghedini, e da ieri mattina tutti vanno a leggerlo)