Oggi il Corriere della Sera ospita in un riquadro le allegre ma risentite parole del ministro Tremonti contro un “dietro le quinte” pubblicato ieri dal Corriere in cui si alludeva a un’irritazione del ministro per non essere stato invitato alla famigerata – e già dimenticata: sembrava la fine del mondo – cena da Vespa di giovedì scorso.
Signor Direttore, l’articolo pubblicato sul Suo giornale sotto il titolo «Tremonti e l’invito mancato di Vespa» contiene la seguente «notizia»: «Pare che Giulio Tremonti si sia molto irritato per la mancata cooptazione etc…». Tre cose: una vera; una falsa; una vera. La prima cosa vera è che non sono stato invitato. La cosa falsa è che sarei «irritato». Per citare Totò: ma mi faccia il piacere! La seconda cosa vera è che quella sera stavo in ufficio, con i panini, a leggere gli emendamenti alla manovra. Se prima di dare la «notizia» il Suo giornale me lo avesse chiesto, gli avrei detto quanto sopra. Tante cene cordiali e dintorni.
Giulio Tremonti
La correzione di Tremonti non pare nel consueto torno “tarallucci e vino” di molte formali precisazioni ai giornali. La battuta di Totò non è rispettosissima, c’è un rimprovero al Corriere per non averlo chiamato e un’allusione alle “cene” del direttore a cui la missiva e il suo contenuto sono indirizzati. “Tante cene cordiali e dintorni” è peraltro formula di alta inventiva letteraria.
E il direttore del Corriere – raccogliendo le implicazioni – non si limita quindi a registrare la correzione, anzi decide di ignorarla e mantenere salacemente il punto.
(f. de b.) Spero che i panini non le siano stati indigesti come la cena di Vespa