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  • Lunedì 21 giugno 2010

Tutti gli sbagli di Lippi

La partita dell'Italia vista dagli esperti di Zonal Marking

Italy head coach Marcello Lippi reacts during the World Cup group F soccer match between Italy and New Zealand at Mbombela Stadium in Nelspruit, South Africa, Sunday, June 20, 2010. (AP Photo/Alessandra Tarantino)
Italy head coach Marcello Lippi reacts during the World Cup group F soccer match between Italy and New Zealand at Mbombela Stadium in Nelspruit, South Africa, Sunday, June 20, 2010. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Uno potrebbe pensare che sono gli opinionisti italiani a essere eccessivamente severi, che in fondo è stata davvero una questione di coincidenze (il gol fortuito dei neozelandesi, il palo di Montolivo, eccetera) e con un po’ di fortuna in più oggi staremmo commentando un’altra partita. In realtà le cose sono più prevedibili di quello che sembrano, dato che abbiamo visto tutti la stessa partita, ma con una differenza. In Italia ci si concentra più sugli assenti, sui calciatori non convocati. Lippi ha detto con la consueta spocchia che “non ce ne sono di fenomeni rimasti a casa che avrebbero potuto cambiare questa partita”, mettendo così nero su bianco la retrocessione del calcio italiano al livello di quello neozelandese. Oggi Sconcerti si chiede sul Corriere della Sera – ed è davvero un’affermazione scontata, tanto è ovvia e condivisibile – se Cassano, Balotelli, Totti o lo stesso Del Piero non avrebbero fatto meglio di Camoranesi, fermo da un anno e ieri inguardabile. All’estero però il problema numero uno dell’Italia di ieri non è considerato l’assenza di questo o quel giocatore, bensì proprio le decisioni tattiche di Lippi. Secondo Zonal Marking – il sito di esperti di tattica e maniaci delle statistiche – sono state le decisioni del commissario tecnico a permettere alla Nuova Zelanda di trovare il pareggio.

La Nuova Zelanda ha giocato col suo solito 3-4-3 mentre Lippi ha cambiato schema, lasciando il 4-2-3-1 mostrato col Paraguay per adattarsi a un classico 4-4-2. Solitamente si tratta di una transizione facile: si fanno arretrare i due esterni alti sulla linea di centrocampo e si schiaccia il trequartista centrale a ridosso della punta. Coi giocatori di Lippi le cose sono più complicate: Marchisio giocava al centro ed è stato spostato a sinistra, Iaquinta giocava a destra ed è diventato punta centrale accanto a Gilardino.

Il cambio di tattica è a dir poco bizzarro, considerato che contro una squadra schierata con la difesa a tre – come la Nuova Zelanda – il 4-4-2 è proprio lo schema più inutile e inoffensivo.

Giocare con i tre difensori dietro è facile quando hai davanti due attaccanti, diventa un problema contro un tridente con due ali larghe. Se ci sono due ali, i due difensori laterali sono costretti a uscire, aprendo delle praterie per la punta centrale o per gli inserimenti dei centrocampisti. A quel punto gli esterni di centrocampo sono costretti ad arretrare, lasciando però i centrocampisti in inferiorità numerica. Per questo è sembrato molto strano che Lippi abbia deciso di schierare due punte, consegnandosi agevolmente nelle mani della difesa neozelandese.

È facile da capire persino per i profani della tattica. Due giocatori neozelandesi marcavano praticamente a uomo Gilardino e Iaquinta, col centrale ad agire da libero. A centrocampo erano quattro contro quattro. In attacco le tre punte neozelandesi cercavano di tenere bassi i terzini italiani. Risultato: una squadra bloccata. “Herbert [il ct della Nuova Zelanda] dev’essere stato molto contento quando ha visto l’Italia schierata in campo”.

Gli azzurri hanno preso il controllo del centrocampo, grazie alla grande partita di Montolivo e De Rossi, ma il problema era in attacco. Deludente Gilardino, immobile; Iaquinta continua a dimostrare di non avere grande confidenza con il pallone.

Lippi allora fa uscire Gilardino e Pepe per Di Natale e Camoranesi, schierando l’Italia con un 4-3-3. Poi, al sessantesimo minuto, fuori anche Marchisio per far spazio a Pazzini.

Da quel momento l’Italia è stata messa in campo decentemente, ma le sue ali hanno giocato talmente male da creare poche occasioni. Montolivo e De Rossi hanno allargato bene il gioco, Camoranesi ha cercato spazio, ma se i tre davanti rimangono immobili c’è poco da fare. La Nuova Zelanda ha reagito bene: ha tenuto in campo il tridente e ha lasciato giocare l’Italia fino alla trequarti, probabilmente sapendo che l’Italia non la occupava con nessun giocatore. Quando lo ha fatto Montolivo è stato molto pericoloso, ed è un peccato che Lippi non lo abbia schierato lì fin dall’inizio. Dopo la partita Lippi ha detto che “Di Natale e Camoranesi sono entrati per mettere fuori posizione i tre difensori”. Ma se lo sapeva, perché non lo ha provato fin dall’inizio?

In conclusione, brava la Nuova Zelanda, ma le responsabilità stanno tutte sulle spalle dell’Italia. Zonal Marking ha qualche consiglio finale.

Marchisio non è in condizione di giocare, mettere Iaquinta a fare l’ala mentre Quagliarella siede in panchina è frustrante. La difesa, per quanto imperfetta, continua a funzionare meglio di come si potesse temere, e i centrocampisti tengono un buon possesso palla. Continua a mancare qualcuno in grado di inventarsi qualcosa. Lippi finora ha provato sette giocatori,  in attacco – Gilardino, Pazzini, Iaquinta, Di Natale, Pepe, Camoranesi e Marchisio – e nessuno di questi può essere sicuro del posto da titolare contro la Slovacchia. Lippi ha l’ultima possibilità per farli funzionare.