Cosa ci insegna la Grecia

Le goffaggini dei disegni del governo italiano paragonate alla Grecia dei colonnelli e dei poeti

di Filippo Maria Pontani

La legge sulle intercettazioni attualmente in discussione al Senato opera precisamente all’intersezione dei due punti qualificanti del Piano di Rinascita Democratica elaborato trent’anni fa in seno alla Loggia massonica P2: il controllo dei mezzi di comunicazione di massa e l’addomesticamento della magistratura. Non a torto, in quel tempo, erano stati individuati proprio in questi due interventi decisivi sulla vita pubblica (oltre che nella delegittimazione del sindacato, che purtroppo è in parte avvenuta anche motu proprio) i più formidabili fattori potenziali di instabilità per i governi a venire (non colpisce dunque che altri punti del piano, quali l’abolizione delle province e la riduzione del numero dei parlamentari, siano stati rimandati a tempi migliori).

Le goffaggini e le incertezze che accompagnano l’iter di questo esiziale provvedimento denotano da un lato l’imperizia dei proponenti, dall’altro le esitazioni che l’accompagnano perfino all’interno della maggioranza di governo. Sembra che il terreno, a differenza di quanto è avvenuto per altri mutamenti introdotti con subdolo tempismo, non sia stato ancora adeguatamente preparato nella cosiddetta “società civile”, e che d’altra parte l’ormai impellente necessità di evitare altri danni contingenti consigli poca ponderazione e molta fretta.

Più volte, in queste difficili settimane, sono state evocate le innegabili e preoccupanti analogie che intercorrono fra alcune dinamiche storiche dell’Italia e della Grecia nel secondo Novecento. Non è mia intenzione fornire qui un ulteriore contributo in tal senso; sottopongo però all’attenzione dei lettori una poesia scritta nel 1970 da uno dei maggiori autori neogreci, Manolis Anaghnostakis (1925-2005). Gli anni 1969-70 sono ad Atene un momento storico particolarmente grave, in quanto rappresentano l’acme (ma per certi aspetti anche l’inizio del declino) del regime dei Colonnelli. L’autore della nostra poesia, per decenni la principale coscienza critica – ma anche il principale “eretico” militante – della sinistra greca, affidò ai suoi versi una sorta di testamento spirituale, se è vero che la raccolta in cui li incluse (dal titolo Il bersaglio, edita tra il 1970 e il ’71) fu di fatto la sua ultima.

L’attualità di questo testo nel Paese di Moggi e Berlusconi, di Gelmini e Sacconi, di Bondi e Gelli (questi ultimi entrambi poeti, del resto), mi pare lapalissiana, e non merita ulteriore commento; alcuni piccoli adattamenti (dagli armatori ai costruttori edili, dai vigili agli autovelox più o meno truccati) saranno automatici. Non s’intende tuttavia suggerire che ci troviamo oggi nel mezzo di una dittatura paragonabile a quella della Giunta greca, né che il disegno sarcasticamente envisagé dal poeta greco precorra inconsapevolmente il sullodato Piano di Rinascita Democratica (del resto, quest’ultimo non fu mai offerto alla libera discussione pubblica).

Sarà sufficiente ricordare che tra il ’65 e il ’66, pochi mesi prima del colpo di Stato dei Colonnelli, Anaghnostakis scrisse vari articoli (poi raccolti nei suoi Antidogmatica, Atene 1978) per esortare i compatrioti al senso della responsabilità civile, e per auspicare concretamente la creazione di un largo “fronte” atto a prevenire sul nascere quelle minacce di svolta autoritaria che costantemente gravavano sulla Grecia.

Poiché è facile, evocando o rievocando simili propositi di resistenza, scadere nella gratuita geremiade vittimistica, riporto l’incalzante interrogativo che Anaghnostakis medesimo – peraltro un combattente vero: fu arrestato e condannato a morte durante la Guerra civile, e la pena gli fu successivamente commutata in 3 anni di galera – rivolse ai suoi lettori in una lirica del 1962, La decisione: lì egli garantiva di non voler turbare le loro vite, ma di pretendere soltanto che esprimessero il loro parere, cosa di per sé bastevole – se condivisa – a scongiurare molte sciagure: “Soltanto una parola. Coraggio dunque: / Siete a favore o contro? / Riflettete bene. Aspetterò”.

Disegno preliminare per un saggio di educazione politica*

I calzolai fòrgino come sempre le scarpe grosse

Gli educatori si uniformino al programma analitico del Ministero

I vigili segnino con scrupolo le contravvenzioni

Gli armatori vàrino continuamente nuove navi

I negozianti aprano e chiudano ogni giorno secondo l’orario

Gli operai contribuiscano coscienziosamente all’aumento del livello di produzione

I contadini contribuiscano coscienziosamente alla discesa del livello di consumo

Gli studenti imitino gli insegnanti e non parlino di politica

I calciatori non si facciano corrompere oltre una soglia ragionevole

I giudici sentenzino secondo coscienza e, solo eccezionalmente, secondo gli ordini

La stampa non scriva cose che potrebbero inquietare gli scaricatori di porto

I poeti come sempre scrivano belle poesie.

* Come dice il titolo, si tratta di un disegno preliminare, che viene offerto alla libera discussione pubblica. Dopo aver ascoltato i diversi pareri, un gruppo di illustri Poeti lo rielaborerà in via definitiva, e verrà proposto al pubblico per conoscenza e rieducazione. [N. d. A.]