ElBaradei può davvero cambiare l’Egitto?

Il movimento che si è creato intorno alla leadership di El-Baradei sta diventando sempre più rilevante

Il primo maggio di ogni anno, in occasione della festa dei lavoratori, il Presidente dell’Egitto Mubarak tiene un discorso di fronte ai sindacati. Il discorso di quest’anno però – posticipato di qualche giorno probabilmente a causa dei suoi problemi di salute – sembrava piuttosto il comizio di una campagna elettorale. Mubarak ha detto che un cambio di leadership getterebbe il Paese nel caos e ha accusato i suoi oppositori di non avere soluzioni concrete per i problemi dell’Egitto.

Secondo l’Atlantic Mubarak si sta già preparando alla possibile sfida presidenziale del prossimo anno con Mohamed ElBaradei, il premio Nobel per la Pace che da qualche mese sta conducendo una campagna molto aggressiva contro il Presidente che ha guidato l’Egitto negli ultimi trent’anni.

ElBaradei non ha ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura, ma il movimento che si è creato intorno alla sua leadership sta diventando sempre più rilevante:

ElBaradei è stato evasivo sulle elezioni, limitandosi a ribadire il suo desiderio di lottare per il cambiamento ma negando di candidarsi ufficialmente. Lo stato di emergenza dichiarato da Mubarak probabilmente impedirebbe a ElBaradei di candidarsi, così come i requisiti per i candidati previsti attualmente dalla Costituzione. Ma è diventato così popolare che a questo punto né lui né Mubarak possono ignorare la National Association for Change, l’ampia coalizione guidata da ElBaradei.

La coalizione che si è creata intorno a ElBaradei raccoglie il supporto di aree politiche diverse, dalle elite comuniste e intellettuali al partito islamico Muslim Brotherhood, ufficialmente bandito dalla Costituzione ma politicamente molto forte. La candidatura di El-Baradei si è prima affermata tra studenti, intellettuali e elite progressiste. Poi una volta che ElBaradei ha iniziato a cavalcare lo scontento della vastissima classe dei lavoratori egiziana, base elettorale chiave per Mubarak, è diventata troppo rilevante perché il Presidente continuasse a ignorarla.

La crisi economica del Paese ha messo in crisi il rapporto di fiducia con Mubarak delle migliaia di lavoratori che da febbraio hanno iniziato a manifestare senza sosta per le strade del Cairo chiedendo migliori condizioni salariali.

Mubarak ha ottimi motivi per voler mantenere il potere ma se vorrà vincere nel 2011 non potrà più ignorare le richieste del suo elettorato:

Trent’anni di controllo politico dall’alto hanno soffocato i movimenti islamici radicali, che nel 1981 assassinarono il Presidente egiziano Anwar al-Sadat. Il governo autoritario di Mubarak è riuscito a raggruppare la maggior parte dei gruppi politici sotto un’unica identità nazionale.  Mentre un presidente con un supporto variegato e con politiche vaghe come ElBaradei potrebbe destabilizzare seriamente l’Egitto, un effetto che avrebbe notevoli ripercussioni su quella regione e sul più potente sostenitore internazionale di Mubarak, gli Stati Uniti.

L’opposizione di ElBaradei servirà comunque a costringere Mubarak a occuparsi dei problemi messi sul tavolo, tra cui l’introduzione di riforme democratiche che rendano più equo l’accesso alla campagna elettorale e alla competizione politica, e maggiori diritti per i lavoratori.

Alcuni osservatori sostengono che ElBaradei difficilmente potrà battere Mubarak – il suo controllo militare del potere è troppo forte. Ma mentre ElBaradei porta all’attenzione internazionale gli abusi di potere di Mubarak e guida l’elettorato verso una dura opposizione, Mubarak è costretto a riconoscere le loro lamentele. ElBaradei probabilmente non diventerà presidente nel 2011, ma sicuramente potrà riuscire a fare pressioni su Mubarak per portare un vero cambiamento in Egitto.