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  • Lunedì 25 settembre 2017

Lo sciopero dei lavoratori di SDA

Sta bloccando le consegne in tutta Italia del corriere di Poste Italiane, per via di una complicata questione sui dipendenti di una cooperativa in uno stabilimento a Milano

Lo stabilimento SDA di Carpiano in provincia di Milano 
(ANSA/MILO SCIAKY /Ji)
Lo stabilimento SDA di Carpiano in provincia di Milano (ANSA/MILO SCIAKY /Ji)

Uno sciopero dei dipendenti di una cooperativa che gestisce in appalto alcuni servizi del corriere italiano SDA sta creando da alcuni giorni diversi problemi e ritardi nel ritiro e nella consegna di pacchi in tutta Italia. Lo sciopero sta continuando con modalità diverse da inizio settembre e riguarda i dipendenti di diversi centri di smistamento di SDA: le cause dello sciopero, tuttavia, non sono chiarissime e hanno a che fare tra le altre cose con alcuni litigi interni tra diversi sindacati Cobas, i gruppi Si Cobas e Sol Cobas.

SDA è il servizio di corriere espresso di proprietà di Poste Italiane ed è uno dei servizi di consegna di pacchi più utilizzati in Italia anche da molti servizi di e-commerce (Amazon in primo luogo): ha circa 1.500 dipendenti diretti e 7.000 dipendenti indiretti, gestiti da cooperative e società in appalto. Le proteste che stanno causando i problemi di questi giorni sono iniziate a settembre, dopo che il sindacato Sol Cobas aveva chiesto e ottenuto da SDA l’allontanamento della cooperativa CPL che forniva 43 dipendenti al centro di smistamento di Carpiano (poco fuori Milano) e che – scrive il Sole 24 Ore – aveva tra le altre cose accumulato ritardi nei pagamenti degli stipendi. Dopo la sostituzione della cooperativa CPL con la concorrente UCSA, il sindacato Sol Cobas aveva negoziato l’assunzione nella nuova cooperativa dei 43 dipendenti di CPL e avendola ottenuta alle stesse condizioni economiche aveva parlato di una vittoria sindacale.

La storia non è tuttavia finita così, perché è intervenuto Si Cobas, un altro gruppo sindacale di base che ha contestato l’accordo raggiunto tra UCSA e Sol Cobas, dicendo sostanzialmente che l’accordo non escludeva le possibilità di licenziare con facilità previste dal Jobs Act e che c’erano diverse questioni irrisolte intorno al passaggio dei dipendenti da una cooperativa all’altra (tra le quali anche il pagamento del Tfr). Si Cobas ha quindi chiesto a UCSA di modificare l’accordo già raggiunto per eliminare esplicitamente la possibilità di ricorrere alle novità introdotte dal Jobs Act in fatto di licenziamenti, riconoscendo agli ex dipendenti di CPL gli anni di anzianità di servizio e le tutele previste per i dipendenti dopo molti anni di lavoro.

Lo sciopero che è ora in corso è quindi legato a questa seconda mobilitazione promossa da Si Cobas, che ha riguardato anche i centri di smistamento di SDA di Bologna, Piacenza e Roma. Mentre Si Cobas e Sol Cobas si sono accusati reciprocamente di aver gestito male la situazione (Sol Cobas dice che Si Cobas ha delegittimato la loro lotta sindacale dall’inizio, Si Cobas dice che Sol Cobas ha fatto male il suo lavoro e che anche i suoi iscritti sostengono i nuovi scioperi), SDA ha detto la settimana scorsa che lo sciopero «mette a repentaglio il lavoro di migliaia di maestranze dirette e indirette dell’indotto dell’e-commerce» e che «l’azienda ha già denunciato alle competenti Procure della Repubblica i comportamenti che, al di fuori del perimetro del diritto sindacale, impediscono il libero esercizio commerciale e lo svolgimento del servizio pubblico universale».

Al momento, scrive Trasportoeuropa, il centro di smistamento di Milano è completamente bloccato, come anche quello di Bologna e alcuni centri di smistamento periferici, mentre ha ricominciato ad operare «a singhiozzo» quello di Roma. UCSA, dice Si Cobas, ha accettato molte delle richieste del sindacato ma senza che si sia arrivati alla firma di un nuovo accordo. SDA oggi ha scritto che «perdurano le agitazioni sindacali che stanno condizionando l’esecuzione del servizio secondo gli standard previsti», e ha spiegato che per la giornata di oggi sarebbero stati ritirati solo pacchi con peso inferiore ai 5 chilogrammi e che non sarebbero stati ritirati in nessun caso pacchi e lettere nelle zone servite dalle filiali di Bologna e Brescia.