Gli artisti che provano a barare su Spotify

C'è chi punta sulle canzoni di compleanno personalizzate, chi usa nomi simili a quelli di artisti più famosi, e chi fa dischi di 40 canzoni

Un recente articolo di Vulture ha elencato diversi modi in cui artisti o finti artisti nel mondo hanno provato negli ultimi anni a guadagnare soldi su Spotify utilizzando truffe e stratagemmi vari, in alcuni casi riuscendoci davvero senza bisogno di scrivere, suonare e pubblicare canzoni che la gente vuole davvero ascoltare. C’è tutto un mondo dietro le canzoni di buon compleanno, per esempio, e poi ci sono quelli che hanno adottato una strategia talmente assurda che si sono guadagnati una certa ammirazione, anche perché si vede che lo fanno divertendosi: uno di questi è Matt Farley, anche conosciuto come The Guy Who Sings Songs About Cities & Towns o The Guy Who Sings Your Name Over and Over.

Le canzoni di tanti auguri personalizzate

C’è un gruppo che ha decine e decine di canzoni su Spotify che si differenziano soltanto per una parola nel titolo: sono i Birthday Crew, e la loro canzone – o la sua canzone, se si tratta di una persona sola – “Happy Birthday Matthew” è stata riprodotta quasi 400mila volte. Ma dato che ogni giorno migliaia di persone compiono gli anni, e che ciascuna si chiama in un modo diverso, i Birthday Crew hanno caricato su Spotify un numero sterminato di canzoni, tutte uguali, in cui cambia solo il nome del destinatario. Non sono canzoni suonate per davvero: sono identiche, soltanto il nome è sostituito con un programma di editing musicale. Esistono anche altri tentativi simili, meno fortunati: la Wedding Proposal Song Music Band ha caricato una serie di (terribili) canzoni intitolate “Michelle, Will You Marry Me?” e così via, ma hanno tutte meno di 1000 riproduzioni: per fortuna, viene da dire.

Ripetere la stessa canzone nel disco

Sir Juan Mutant ha caricato su Spotify 65 dischi, ciascuno con una cinquantina di canzoni: sono tantissime, ma spesso sono anche le stesse. In Cash the System, per esempio, la prima canzone consiste in poco più di tre minuti di schitarrate distorte, ed è uguale alla decima, e alla dodicesima, e alla diciassettesima. Come spiega Vulture, Sir Juan Mutant spera di aumentare le probabilità che una sua canzone finisca in qualche playlist, e di guadagnarci qualcosa. Questo trucco ha delle varianti: la band psych-rock dei Why Not ha caricato un sacco di dischi con le stesse canzoni combinate in modi diversi, e chiamati per esempio Progressive Rock, Vol. 19: in questo modo sembrano raccolte di canzoni progressive di vari artisti, e non il disco di un gruppo sconosciuto. In mezzo, i Why Not hanno anche dischi dai titoli evocativi, tipo Rock Over Taiwan Alone in Your Bed, in modo da provare ad attirare chi finisce per caso sulla loro pagina. Alcune loro canzoni hanno più di 10mila ascolti.

Le canzoni silenziose

Probabilmente il caso più conosciuto di artisti che hanno provato a fregare Spotify è quello della band funk americana dei Vulfpeck, che nel 2014 pubblicò un disco fatto di dieci tracce di una trentina di secondi di silenzio assoluto, intitolate con un numero crescente di Z – da “Z” a “Zzzzzzzzzz”. I Vulfpeck invitarono i loro fan – che esistevano davvero, perché in precedenza avevano fatto uscire dischi veri – ad ascoltarle di notte: in questo modo la band avrebbe raccolto i pochi decimi di centesimo che Spotify garantisce per ciascuno streaming, e avrebbe fatto un tour gratuito nei posti dove era stato ascoltato di più. Dell’esperimento dei Vulfpeck si parlò parecchio sui media internazionali, e anche per questa esposizione guadagnarono circa 14mila dollari. Spotify non l’aveva presa benissimo, e li aveva sospesi: poi, anche per via delle attenzioni ricevute, aveva pagato loro i diritti per il loro disco silenzioso, spiegando però che non avrebbe permesso ad altri artisti di fare la stessa cosa. I Vulfpeck fecero il loro tour, e oggi le loro canzoni hanno milioni di ascolti.

Una canzone per ogni cosa

Matt Farley è il vero nome di un artista che su Spotify si chiama in diversi modi, tra cui The Guy Who Sings Songs About Cities & Towns: e canta, per l’appunto, canzoni sulle città. Il suo disco Virginia is Good and Yes, Va contiene una settantina di canzoni su altrettante città della Virginia, ciascuna con titoli personalizzati e piuttosto divertenti, spesso un po’ meta: “Ashland is the Subject of this song” (“Ashland è la città di cui parlo in questa canzone”) “Best song about Alexandra, Virginia”, e così via. Vulture lo ha intervistato, e lui ha detto che dovrebbe esserci una canzone su ogni cosa. Le sue canzoni sono suonate su base vagamente blues o rock, e alcune non sono neanche malissimo.

Farley è la stessa persona dietro alla Wedding Proposal Music Song Band, ma soprattutto a The Guy Who Sings Your Name Over and Over: le sue canzoni contengono solo una parola, ripetuta decine di volta sopra un accompagnamento incalzante di pianoforte. C’è “The Isis Song”, “The Smelly Butt Song”, “The Connor Song”, e così via. Apparentemente uno dei suoi ultimi progetti è chiamato Papa Razzi and the Photogs, che pubblica canzoni dedicate alle celebrità: “Ladies Love Justin Bieber”, “Charles Darwin: Good Scientist Guy!”, per esempio. E sono notevoli anche i titoli dei dischi: Somebody Needed to Make These Songs, I Can’t Get Over How Great These Songs Are, I Don’t Know Why I Do This.

Farley conta sul fatto che alcune persone usano la barra di ricerca di Spotify un po’ come se fosse quella di Google, cercando il proprio nome, quello della propria città, o quello di persone famose. Nel 2016 con i download delle sue canzoni sul suo sito e gli streaming su Spotify ha guadagnato 20mila dollari: è una specie di lavoro, visto che ci dedica tre giorni a settimana.

Chiamarsi in modo simile a gente famosa che non è su Spotify

La band di progressive metal dei Tool non è su Spotify: cercando il loro nome, però, si finisce su un’altra band con lo stesso nome, in un cantante chiamato Tools, negli S-TOOL, in DJ Tool. Il seguitissimo cantante rock Bob Seger ha aperto il suo account poche settimane fa: prima però c’era un profilo chiamato Bob Segar, la cui cover di “Turn the Page” (la canzone più famosa di Seger) aveva ottenuto 1,2 milioni di ascolti. Ma ci sono anche band che mantengono un profilo non ingannevole e caricano cover di canzoni di famosi artisti che non sono su Spotify. I We Hunt Buffalo hanno fatto una cover di “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson che ha quasi 700mila ascolti, contro i 160mila della loro seconda canzone più ascoltata.

Ingannare chi non si ricorda i titoli delle canzoni

Una delle canzoni più famose dell’anno scorso è stata “Bad and Boujee”, del gruppo hip hop americano dei Migos. Il verso più famoso e facile da ricordarsi dice “rain drops, drop top”: un account chiamato Sleepy Zee ha pubblicato una cover di “Bad and Boujee” che si chiama “Rain Drops Drop Top”, che ha 690mila ascolti. Ma ha anche caricato “Push Me to the Edge”, che riprende il testo di “XO TOUR Lif3” del rapper Lil Uzi Vert: ha 220mila ascolti. “Hello From the Other Side” di Jennifer Henderson, una cantante che ha fatto la cover di “Hello” di Adele, ha 400mila ascolti, di cui una parte, probabilmente, di persone che non si sono accorte della truffa. La band – inesistente – degli Imagine Demons ha raccolto 1,8 milioni di ascolti per la canzone “Demons”, una cover dell’omonima canzone degli Imagine Dragons, che di ascolti ne ha più di 500 milioni.

I metodi più accettati

Ci sono anche modi più tollerati e meno ingannevoli di cercare di aumentare i propri ascolti su Spotify, e infatti sono adottati anche da artisti famosi: il 21 luglio uscirà Heartbreak on a Full Moon, l’ultimo disco di Chris Brown, che ha 40 canzoni. In questo modo, Brown spera non tanto di guadagnare di più dagli streaming, quanto di totalizzarne di più per far ottenere il disco di platino al suo album. Il disco di platino è un riconoscimento dato dalla Recording Industry Association of America (RIAA) ai dischi che vendono un certo numero di copie fisiche o digitali e ottengono un certo numero di streaming. Nello specifico, si parla di un milione di “unità”, dove un’unità corrisponde a dieci download di canzoni, e un download di canzone equivale a 150 streaming: 1.500 streaming di una canzone equivalgono quindi a un disco venduto. Drake, per lo stesso motivo, ha aggiunto la sua famosissima canzone del 2015 “Hotline Bling” al suo disco Views del 2016. Per via dei moltissimi ascolti che la canzone già aveva, Views è diventato disco di platino due giorni dopo l’uscita.