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  • Lunedì 2 maggio 2016

Da gennaio negli Stati Uniti per 77 volte un bambino ha sparato a qualcuno

Gli episodi di questo genere sono in aumento, anche per colpa del Congresso che sta limitando le ricerche sulle armi

di Christopher Ingraham – The Washington Post

Un bambino con un fucile d'assalto durante il convegno annuale della National Rifle Association del 2013, a Houston, Texas (Justin Sullivan/Getty Images)
Un bambino con un fucile d'assalto durante il convegno annuale della National Rifle Association del 2013, a Houston, Texas (Justin Sullivan/Getty Images)

La settimana scorsa a Milwaukee, nello stato americano del Wisconsin, un bambino di due anni ha ucciso sua madre con una pistola trovata sul sedile posteriore dell’auto in cui stavano viaggiando. Negli Stati Uniti si è parlato molto dell’episodio, date le circostanze insolite in cui si è verificato: è raro che dei bambini piccoli uccidano delle persone, volontariamente o meno. Da quelle parti, tuttavia, incidenti come questo capitano più spesso di quanto si potrebbe pensare: dal 20 aprile ci sono stati almeno sette casi in cui un bambino dagli 1 ai 3 anni ha sparato a se stesso o a altre persone.

− Il 20 aprile in Indiana un bambino di due anni ha trovato la pistola che la madre aveva lasciato nella sua borsa in cucina e si è sparato, uccidendosi.

− Il giorno dopo a Kansas City, in Missouri, una bambina di un anno si è sparata e uccisa con la pistola del padre, che stava dormendo.

− Il 22 aprile un bambino di 3 anni di Natchitoches, in Louisiana, si è ucciso dopo aver trovato una pistola.

− Il 26 aprile un bambino di 3 anni di Dallas, in Georgia, si è sparato al petto con una pistola trovata a casa ed è morto.

− Il 27 aprile c’è stato il caso di Milwaukee, in cui un bambino ha ucciso la madre in auto.

− Lo stesso giorno un bambino di 3 anni di Grout Township, in Michigan, si è sparato a un braccio con una pistola trovata a casa. Dovrebbe sopravvivere.

− Il 29 aprile ad Augusta, Georgia, una bambina di 3 anni ha trovato una pistola in un’auto parcheggiata e si è sparata a un braccio. Anche lei dovrebbe sopravvivere.

Uno studio del Washington Post ha scoperto che negli Stati Uniti la frequenza con cui nel 2015 un bambino piccolo ha trovato un’arma e sparato a qualcuno era di circa un caso alla settimana. Quest’anno il fenomeno è in crescita. Dal primo gennaio ci sono stati almeno 23 casi di violenza da arma da fuoco che hanno coinvolto dei bambini da zero a tre anni. L’anno scorso nello stesso periodo erano stati 18. Nella stragrande maggioranza dei casi i bambini si colpiscono accidentalmente (quest’anno è successo 18 volte, in nove delle quali i bambini sono poi morti per le ferite riportate). Quest’anno dei bambini piccoli hanno sparato ad altre persone in cinque occasioni, uccidendole in due casi: l’incidente a Milwaukee della settimana scorsa e un’altra volta a febbraio, in Alabama, quando un bambino di 3 anni ha sparato al fratello di 9, uccidendolo.

Questi numeri sono solo una piccola percentuale dei casi di violenza da arma da fuoco che coinvolgono dei bambini negli Stati Uniti. Per esempio, “Everytown for Gun Safety” − una ONG americana che sostiene l’introduzione di maggiori controlli sulle armi da fuoco − quest’anno ha registrato almeno 77 episodi in cui una persona con meno di 18 anni ha sparato a qualcuno per errore. Esiste poi anche un fenomeno completamente diverso in cui sono gli adulti a sparare, intenzionalmente o meno, a dei bambini piccoli.

Se consideriamo la distribuzione geografica degli episodi in cui negli Stati Uniti dei bambini piccoli sparano con delle armi da fuoco, alcuni stati spiccano nettamente.

map gun US

La Georgia (lo stato colorato di un rosso più scuro, in basso a destra), con almeno otto episodi registrati dal gennaio 2015, ha il numero più alto di incidenti con armi da fuoco che coinvolgono bambini piccoli. Seguono al secondo posto, alla pari, Texas e Missouri, con sette episodi ciascuno, mentre Florida e Michigan sono insieme al quarto posto, con sei episodi a testa. Si potrebbe pensare che questi casi varino in funzione della popolazione: più persone vivono in una zona, maggiori sono le probabilità che dei bambini piccoli sparino a qualcuno; in realtà, però, sembra che le cose non stiano esattamente così. La California e lo stato di New York hanno una popolazione molto alta, ma dal 2015 gli episodi di violenza da arma da fuoco che hanno coinvolto dei bambini piccoli in questi due stati sono stati soltanto tre in totale, mentre in Illinois – lo stato in cui si trova Chicago, tristemente famosa per il suo alto tasso di violenza da arma da fuoco – non si registrano episodi simili dal 2015.

Negli stati in cui si registra un numero particolarmente alto di episodi di questo tipo potrebbero esserci quindi altri fattori in gioco. In Missouri e Georgia, per esempio, le leggi che stabiliscono come riporre le armi per tenerle lontane dai bambini sono piuttosto morbide. Nello stato di New York, per contro, non esistono leggi per evitare che i bambini abbiano accesso alle armi, eppure dal 2015 c’è stato solo un caso in cui un bambino piccolo ha sparato a qualcuno. Ma potrebbero avere un ruolo anche fattori di tipo culturale, come le norme sociali sull’uso e la proprietà delle armi da fuoco, che potrebbero far aumentare le probabilità che episodi come questi si verifichino in determinate zone piuttosto che in altre. In altre parole, cercare di determinare le relazioni di causa ed effetto in casi come questi è come tirare a indovinare. Negli Stati Uniti è diventato ancora più di difficile per colpa dei tentativi del Congresso di limitare gli studi sulle armi da fuoco che agenzie governative americane come i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) sono legittimate a fare. Fino al 2004, per esempio, i CDC chiedevano regolarmente agli americani se tenevano le loro armi a casa e se erano abituati a chiuderle a chiave. Ora non succede più.

© 2016 – The Washington Post