• Mondo
  • Venerdì 29 aprile 2016

Il Venezuela non ha più soldi per fare i soldi

A causa dell'altissima inflazione per qualsiasi spesa servono borse piene di banconote, ma stamparle sta iniziando a costare troppo

Un'installazione che raffigura alcune banconote venezuelane, a Caracas nel febbraio 2015 (FEDERICO PARRA/AFP/Getty Images)
Un'installazione che raffigura alcune banconote venezuelane, a Caracas nel febbraio 2015 (FEDERICO PARRA/AFP/Getty Images)

Tra tutte le cose che stanno andando storte in Venezuela, ora ce n’è una che è quasi difficile da credere vera: il Venezuela non ha più soldi per fare i soldi. Il Venezuela attraversa da tempo una grave crisi economica, le cui origini sono da cercare nello smodato uso dei proventi dell’esportazione di petrolio per sostenere l’economia nazionale fatto dai tempi del primo governo di Chavez, nei primi anni Duemila: ora che i prezzi del petrolio sono scesi parecchio, il Venezuela si trova senza una vera economia (quasi tutti i beni vengono importati dall’estero) e senza la sua principale fonte di guadagni. Questa situazione ha causato un circolo vizioso con l’economia sempre più debole, i prezzi dei prodotti sempre crescenti e l’inflazione sempre più alta: per fare la spesa o mangiare fuori serve ormai avere uno zaino pieno di banconote, il cui taglio più grande, quello da 100 bolivar, basta a malapena per comprare una sigaretta sfusa da una bancarella per strada.

Bloomberg, sito di news che si occupa di economia e finanza, ha raccontato che l’inflazione sempre più alta e la necessità per i venezuelani di usare tantissime banconote per pagare i beni più comuni sta causando parecchi problemi alla banca centrale del Venezuela, che si è ritrovata nell’ultimo anno ad avere un disperato bisogno di banconote per sostenere l’economia del paese. In una situazione di inflazione altissima come quella del Venezuela – nel 2016 sarà circa il 500 per cento, la più alta del mondo – stampare moneta è l’unico modo che una banca centrale ha per tenere in piedi l’economia ed evitare che improvvisamente le persone si ritrovino del tutto senza soldi. Questa misura, necessaria per evitare un collasso dell’economia, è però allo stesso tempo dannosa: se viene stampata più moneta si toglie valore a quella che già c’è in circolazione, aumentando di fatto l’inflazione e facendo peggiorare la situazione iniziale che si voleva risolvere.

Racconta Bloomberg che diversi mesi prima delle elezioni parlamentari del dicembre 2015 – poi vinte dall’opposizione al governo socialista di Maduro – la banca centrale venezuelana convocò una riunione di emergenza con alcune società tipografiche che si occupano di stampare banconote (le banche centrali non lo fanno necessariamente loro stesse), chiedendo che tutte stampassero quante più banconote potessero. Una procedura del genere è già di per se inusuale e segno di una situazione piuttosto grave: normalmente gli ordini di banconote vengono fatti con aste pubbliche. Le più grandi società del mondo che stampano banconote e che già da tempo lavoravano con il Venezuela – l’inglese De La Rue, la francese Oberthur Fiduciaire e la tedesca Giesecke & Devrient – ricevettero ordini per 2,6 miliardi di banconote. Per far fronte all’ordine straordinario, De La Rue chiese anche aiuto a una società canadese, la Canadian Bank Note Company.

Le banconote cominciarono ad arrivare in Venezuela con voli speciali da tutto il mondo: decine di aerei pieni di banconote ogni giorno atterravano sorvegliati dall’esercito e da cecchini prima che i soldi venissero trasportati con dei furgoni di sicurezza che viaggiavano solo di notte verso la sede della banca centrale. A fine 2015, il Venezuela offrì alle società tipografiche nuove commesse per la stampa di 10 miliardi di banconote. De La Rue, Oberthur Fiduciaire e Giesecke & Devrient, tuttavia, accettarono di produrre solo 3,3 miliardi di banconote: da mesi i pagamenti che ricevevano dal Venezuela erano stranamente lenti e le cose non sono migliorate. Lo scorso mese De La Rue ha mandato al governo venezuelano una lettera per chiedere il pagamento immediato di 71 milioni di dollari di arretrati per evitare che la notizia dell’insolvenza fosse comunicata ai soci della società e diventasse pubblica. La lettera è stata tuttavia fatta trapelare ai giornali venezuelani e Bloomberg ne ha potuto confermare l’autenticità. Secondo Bloomberg il governo venezuelano sta ora provando a fare affari con altre società tipografiche, come la russa Goznack e la statunitense Crane Currency.