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  • Sabato 10 ottobre 2015

La strage ad Ankara

Nella capitale turca almeno 95 persone sono rimaste uccise nell'attentato più grave della storia del paese: non ci sono ancora rivendicazioni

(AP Photo/Burhan Ozbilici)
(AP Photo/Burhan Ozbilici)

Almeno 95 persone sono morte e 245 sono rimaste ferite nel centro di Ankara, la capitale della Turchia, a causa di due esplosioni che hanno colpito una manifestazione di protesta contro la guerra tra governo turco e PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, un movimento politico-militare che chiede maggiore autonomia per la minoranza curda che vive in Turchia. Quello di oggi è stato l’attacco terroristico più grave nella storia della Turchia: finora nessun gruppo ne ha rivendicato la responsabilità. Il governo, che ha vietato alle televisioni di mostrare le immagini delle esplosioni, ha detto che i responsabili sono probabilmente due attentatori suicidi e ha annunciato tre giorni di lutto nazionale.

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Il corteo contro il quale è stato compiuto l’attentato di oggi era stato organizzato da alcuni sindacati e ONG. Dopo le esplosioni ci sono stati momenti di grande tensione ad Ankara: la polizia ha sparato colpi in aria per disperdere i manifestanti che si erano radunati sul luogo dell’attentato, mentre i manifestanti hanno gridato “assassini” verso gli agenti di polizia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha condannato l’attacco e ha detto che i turchi devono restare uniti contro gli attentati che mirano a «dividere la società».

L’attacco è avvenuto vicino alla stazione centrale di Ankara, in un punto dove si stavano raggruppando i sostenitori dell’HDP, il principale partito curdo che lo scorso giugno ha ottenuto uno storico risultato alle ultime elezioni parlamentari, entrando in Parlamento come terzo partito. Il leader dell’HDP Selahattin Demirtaş ha detto che l’AKP, il partito attualmente al governo, ha «le mani sporche di sangue» e ha annullato tutti i comizi di partito in programma.

L’attentato di oggi è il terzo attacco terroristico contro l’opposizione turca curda negli ultimi quattro mesi. Lo scorso giugno, poco prima delle elezioni, una bomba era esplosa a Diyarbakir durante un comizio dell’HDP, causando 4 morti e più di cento feriti. Lo scorso luglio, a Suruc, vicino al confine con la Siria, una bomba aveva ucciso 33 attivisti curdi ferendone 104: l’attentato era stato rivendicato dall’ISIS, ma diversi analisti e attivisti curdi sostengono che fosse implicato anche il governo turco. Pochi giorni dopo l’attentato di Suruc, miliziani legati al PKK avevano ucciso per rappresaglia tre poliziotti turchi. La tregua in vigore dal 2013 tra governo turco e PKK era stata revocata e da allora in Turchia ci sono stati scontri e attentati. Il governo turco aveva risposto autorizzando una massiccia campagna di bombardamenti aerei e arresti contro il PKK e altre organizzazioni curde. Dopo l’attentato di oggi, il PKK ha annunciato una tregua temporanea e unilaterale con il governo turco (già ieri un leader del PKK aveva proposto al governo una tregua pre-elettorale, ma la proposta non era stata accolta).

Il CHP, principale partito di opposizione e seconda forza in Parlamento, ha annunciato di aver cancellato tutti gli eventi e le manifestazioni che aveva in programma oggi. Il CHP aveva inviato alcuni rappresentanti per partecipare alla manifestazione contro la guerra. L’ambasciata italiana ad Ankara ha diffuso un numero di emergenza da contattare per i cittadini italiani che dovessero essere rimasti coinvolti nell’esplosione.