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  • Giovedì 10 settembre 2015

Com’è fatto il giacimento di gas egiziano di ENI

Lo spiega il Foglio con concretezza geografica e tecnica, riprendendo quello che ha spiegato l'amministratore delegato di ENI al Senato

(ANSA/UFFICIO STAMPA ENI)
(ANSA/UFFICIO STAMPA ENI)

Claudio Descalzi, amministratore delegato di ENI, ha presentato al Senato il piano di ENI riguardo lo sfruttamento del grande giacimento di gas scoperto alla fine di agosto di fronte alle coste egiziane. Il giacimento, definito da ENI “il più grande del Mediterraneo”, è stato scoperto a circa 200 chilometri dalla costa a una profondità di 1.450 metri, nel cosiddetto “blocco Shorouck” dove ENI è attiva dal gennaio del 2014. Sia il governo egiziano che ENI hanno fissato degli obiettivi piuttosto ambiziosi riguardo all’estrazione di gas proveniente dal giacimento: per ora comunque sono state fatte solo stime molto approssimative – si parla di 850 miliardi di metri cubi di gas – visto che comunque sotto al giacimento principale ne è stato anche scoperto un altro nel quale sono state trovate altre risorse, forse olio o condensati.

L’entusiasmo egiziano legato alla scoperta del giacimento Zohr non vuole spegnersi. Di recente, il ministro delle Finanze, Hany Kadry Dimian, di fronte a una folta platea di investitori presenti al Cairo, ha parlato di una spinta formidabile alle riforme economiche, grazie allo sfruttamento delle sue risorse nei prossimi anni. La volontà dell’Egitto è, dunque, quella di correre. Come ha ricordato ancora ieri da Roma, l’ad di Eni, Claudio Descalzi – durante un’audizione al Senato – l’Egitto vuole riuscire a sviluppare il giacimento in tempi molto rapidi, già nel 2017.

Le caratteristiche geofisiche di Zohr, come ha spiegato Descalzi ai parlamentari, rendono le cose in discesa, ma si tratta comunque di tempi stretti e impegnativi. Ambizioso il target finale fissato dal governo egiziano: a regime il gas pompato da Zohr dovrebbe rappresentare tra il 65 e il 70 per cento della produzione totale del paese. Sul versante esplorativo da Palazzo Mattei ci si muove ancora con i piedi di piombo, le stime (conservative) parlano di 850 miliardi di metri cubi di gas (metano), ma la novità è che i tecnici di Eni hanno trovato un altro giacimento sottostante a quello principale che contiene altre risorse, probabilmente olio o condensati. Lo scopo di una seconda campagna esplorativa sarà quello di verificarne con esattezza entità e possibilità di estrazione.

Sta di fatto che, per ora, il capo azienda del Cane a sei zampe ha fissato il costo complessivo per lo sviluppo di Zohr a 10 miliardi di euro (gli egiziani parlano di 7 miliardi), per un obiettivo di produzione a massimo sfruttamento di 70/80 milioni di metri cubi al giorno, che fanno 30/35 miliardi l’anno. Il piano sarà presentato nei dettagli agli azionisti a dicembre, in occasione del prossimo cda.

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