L’UE sta per presentare le accuse antitrust contro Google

Lo scrive il Wall Street Journal, citando le fonti di alcune società coinvolte nelle accuse contro la posizione dominante di Google

Nelle prossime settimane la Commissione Europea presenterà probabilmente una serie di accuse contro l’azienda statunitense Google per concorrenza sleale, al termine di una serie di indagini avviate circa 5 anni fa per valutare presunti comportamenti che violano le leggi antitrust europee. La notizia non è ancora ufficiale, ma è stata diffusa dal Wall Street Journal che dice di avere consultato alcune fonti interne alla Commissione. Secondo il WSJ, le autorità europee avrebbero chiesto alle aziende che avevano presentato in forma confidenziale i reclami contro Google di rendere pubblica la loro documentazione, che è di solito il primo passo verso la formalizzazione di accuse nei confronti di un’azienda per violazione delle leggi sulla concorrenza.

La presentazione dei documenti (“Statement of Objections”) sarà il primo passo del contenzioso, ma probabilmente saranno necessari anni prima di arrivare a qualcosa di concreto. La Commissione potrebbe infatti decidere di effettuare indagini più approfondite sulla predominanza sul mercato di Google, con l’azienda che potrà presentare ricorsi o concordare accordi su alcuni punti dell’inchiesta. Qualcosa di analogo era già avvenuto con la causa antitrust avviata contro Microsoft negli anni Novanta e arrivata a conclusione solo nel 2004, con l’azienda condannata a pagare quasi 500 milioni di euro.

Al termine della procedura, la Commissione potrebbe stabilire una multa per Google pari al 10 per cento dei suoi ricavi annuali. Per farsi un’idea: se fosse emessa oggi costerebbe a Google circa 5,5 miliardi di euro. Il processo di verifica delle accuse è comunque poco prevedibile, così come il suo risultato. Nel caso di un mancato accordo tra Google e le autorità europee, quindi con un allungamento ulteriore dei tempi, la Commissione potrebbe stabilire multe o limitare temporaneamente alcune attività dell’azienda in Europa.

Negli ultimi anni Google ha scelto un atteggiamento piuttosto conciliante nei confronti delle autorità europee, che indagano sulle sue attività soprattutto per verificare se la sua posizione dominante sul mercato abbia penalizzato altre aziende di Internet. Google potrebbe quindi cercare un accordo per ridurre i tempi e i rischi dovuti a una decisione imprevedibile, ma che potrebbe rivelarsi molto costosa per i suoi bilanci. Le indagini antitrust impegnano inoltre grandi risorse e spesso costringono le aziende coinvolte a limitare le loro attività e la diffusione di nuovi servizi, nel timore che questi possano aggravare la loro posizione in attesa di giudizio.

Google nell’ultimo anno ha dovuto fare i conti con diverse decisioni in ambito europeo poco favorevoli ai suoi interessi. A novembre 2014 il Parlamento dell’Unione Europea ha votato una risoluzione non vincolante con la quale invita la Commissione a fare in modo che il motore di ricerca sia separato dal resto dell’azienda statunitense, sempre per motivi antitrust. Ancora nel 2014 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che i cittadini europei hanno il diritto di chiedere a Google e agli altri motori di ricerca di eliminare dalle loro pagine dei risultati i link verso contenuti che li riguardano, nel caso in cui li ritengano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”. La decisione ha fatto molto discutere, perché secondo la Corte i link devono essere rimossi dalle pagine dei risultati, ma i contenuti cui rinviano possono comunque continuare a esistere normalmente online. In pratica il concetto è di rendere quei contenuti molto più difficili da trovare, senza eliminarli.