• Scienza
  • Mercoledì 10 settembre 2014

Il buco dell’ozono si sta restringendo?

Lo sostiene uno studio delle Nazioni Unite, ma con qualche prudenza: sarebbe merito di un trattato sottoscritto nel 1987 dalla comunità internazionale

Una immagine della NASA mostra il buco dell'ozono nell'ottobre del 2006 (a sinistra) e nell'ottobre del 2010. 
(AP Photo/NASA)
Una immagine della NASA mostra il buco dell'ozono nell'ottobre del 2006 (a sinistra) e nell'ottobre del 2010. (AP Photo/NASA)

Secondo uno studio delle Nazioni Unite diffuso mercoledì, lo strato di ozono che protegge la Terra dai raggi ultravioletti si è per la prima volta “ricostruito”, dopo che per anni le sue dimensioni avevano continuato a ridursi. Il cosiddetto buco dell’ozono è infatti un assottigliamento dell’ozonosfera, cioè dello strato di ozono che si trova nella stratosfera terrestre, nelle regioni polari, che si verifica ogni anno da metà agosto a novembre-dicembre. La riduzione maggiore si è avuta in Antartide, dove nel 2006 si estese per 30 milioni di chilometri quadrati. Secondo il rapporto, stilato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) e dal programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), il buco che compare ogni anno sull’Antartide ha smesso di crescere, anche se ci vorranno almeno dieci anni prima che inizi a restringersi.

Gli studiosi hanno spiegato che i buoni risultati si devono all’approvazione del Protocollo di Montréal, nel 1987: entrato in vigore il primo gennaio del 1989, l’accordo riduceva fino a vietare la produzione e l’impiego delle sostanze che danneggiavano l’ozonosfera, molte delle quali erano impiegate comunemente nei frigoriferi e nelle bombolette spray. I raggi ultravioletti possono essere molto dannosi: secondo l’UNEP, entro il 2030 l’accordo avrà contribuito a evitare due milioni di casi di cancro alla pelle ogni anno, oltre che ridotto danni all’agricoltura, all’ambiente, agli occhi e al sistema immunitario degli esseri umani.

Il segretario generale della WMO Michel Jarraud ha spiegato che «l’intervento internazionale sull’ozonosfera è una grande storia di successo a favore dell’ambiente. Dovrebbe incoraggiarci a mostrare lo stesso livello di urgenza e unità per affrontare le sfide ancora più grandi del cambiamento climatico». Geir Braathen, funzionario del WMO, ha aggiunto che «ora per la prima volta, in questo rapporto possiamo dire di vedere gli indizi di un piccolo miglioramento in tutta l’ozonosfera».

Secondo studi degli anni Ottanta, l’ozonosfera avrebbe cominciato a ricostruirsi nel 2050, e leggermente più tardi per il buco sopra l’Antartide. Braathen ha spiegato: «lo sviluppo che c’era negli anni Novanta, quando il buco dell’ozono diventava ogni anno più grande, si è fermato. Pensiamo che entro il 2025 o giù di lì saremo in grado di dire con certezza che il buco nell’ozono è diventato più piccolo». Secondo il rapporto questo progresso potrebbe essere ulteriormente velocizzato se venissero distrutte le sostanze pericolose per l’ozono che si trovano sopratutto nei vecchi frigoriferi ed estintori. La riduzione delle sostanze nocive per l’ozono peraltro farebbe diminuire i pericoli per l’ambiente, dato che molte sono responsabili del riscaldamento globale. Secondo gli studiosi il costante aumento dei gas serra nell’atmosfera e l’utilizzo illegale e tuttora diffuso di tetracloruro di carbonio negli estintori e come liquido di raffreddamento potrebbe però annullare questi miglioramenti.

Foto: Una immagine della NASA mostra il buco dell’ozono nell’ottobre del 2006 (a sinistra) e nell’ottobre del 2010.
(AP Photo/NASA)