Il cane Gunther e l’Unità

Gli sviluppi societari del quotidiano tornano a intrecciarsi con la storia di una immortale leggenda metropolitana, tra ereditieri, musica dance e ville a Miami

di Giovanni Zagni

Si discute da mesi, ormai, del futuro dell’Unità e soprattutto dell’assetto societario del suo editore: il giornale ha attraversato una lunga e dolorosa fase di riassetto dei conti, c’è stato un cambio di direzione (da Concita De Gregorio a Claudio Sardo), presto arriveranno anche un restyling e un cambio di formato, Renato Soru dice apertamente e da tempo di “non vedere l’ora” di sbarazzarsi della testata (che aveva comprato nel 2008 per più di 20 milioni di euro, stando alle cifre che circolarono).

Il quotidiano ItaliaOggi racconta [pdf] oggi del futuro del giornale – oltre al restyling arriverà anche un inserto di inchieste, U – e di una imminente svolta sul fronte societario. Soru sarebbe infatti intenzionato a “diluire la propria quota”, fermandosi al 20 per cento, e lasciare così la maggioranza della società a Maurizio Mian, imprenditore pisano, insieme a una cordata di altri investitori. Mian era entrato nella società editoriale dell’Unità nel 2009, comprandone il 20 per cento: la sua società si chiama “Gunther Reform Holding” e ha una storia bizzarra e affascinante, che comincia con una leggenda metropolitana. Quella del pastore tedesco Gunther, il “cane più ricco del mondo”.

La storia recita così: una contessa tedesca ha lasciato all’inizio degli anni Novanta tutti i suoi soldi al suo cane, Gunther, che fa la bella vita tra auto di lusso e ville in Florida. È una leggenda metropolitana, appunto: è stata inventata anni fa in Italia e da allora viene riportata qua e là un po’ dappertutto, persino in autorevoli quotidiani esteri. La storia è interessante e ci compaiono un ricco erede di una casa farmaceutica, un singolo degli anni Novanta e una lunga serie di sponsorizzazioni sportive e investimenti, che continua ancora oggi.

Il 17 giugno del 1993, la Stampa pubblicò un articolo nella sezione sportiva in cui si diceva che la squadra di pallavolo CentroMatic di Prato, in difficoltà economiche nonostante avesse raggiunto i playoff dell’A1, stava per ricevere molti fondi da un cane che aveva ereditato 137 miliardi di lire.

Il cane si chiamava Gunther IV, “purissimo pastore tedesco” e erede di un patrimonio lasciatogli “dalla sua padrona, la contessa tedesca Carlotta Liebenstein”, morta nel 1991. Una delle condizioni del testamento era che, entro il 1994, si fosse acquistata con quei soldi una squadra sportiva, da cui l’interessamento per la CentroMatic (non se ne fece nulla, a quanto pare, perché la squadra quell’estate vendette tutti i suoi giocatori migliori e fallì al termine del campionato successivo, in cui finì ultima senza aver mai vinto un incontro). L’articolo riprendeva una notizia di poche righe dell’agenzia ANSA pubblicata il giorno prima sullo stesso quotidiano, intitolato “Cane «salva» squadra di pallavolo”.

Quello che poteva sembrare non immediatamente chiaro, nella storia, era il collegamento tra la contessa tedesca e la città di Pisa, dove si trovavano “gli eredi” del cane, che l’articolo definiva “un manipolo di rampolli della Pisa-bene” e fondatori di un “Gunther Group” per amministrare l’eredità. Ma il collegamento c’era: il padre del cane, Gunther III, era stato guarito da una grave malattia alla pelle da Eneo Mian, direttore dell’istituto di clinica dermatologica dell’università di Pisa e dal figlio Maurizio. La contessa, per gratitudine, aveva lasciato tutti i suoi soldi al cane e all’associazione, di cui faceva parte anche lo stesso Maurizio Mian.

E in effetti di un pastore tedesco chiamato Gunther e guarito di una malattia alla pelle si era già sentito parlare, seppure con una storia un po’ diversa. Nel 1990, la stessa Stampa aveva raccontato la storia di un cane di dieci anni che era stato guarito dall’osteoporosi – sviluppata in seguito alle cure per una grave malattia cutanea che colpisce anche l’uomo, potenzialmente mortale, il pemfigo – grazie a “un giovane farmacologo pisano” con una nuova cura portata dall’Inghilterra. Il farmacologo pisano era Maurizio Mian.

Per festeggiare la guarigione, scrissero i giornali nel 1990, Mian aveva fondato insieme ad altri due amici un gruppo musicale, il “Gunther Group”, che aveva inciso anche un disco, un 45 giri intitolato “Wild Dog”. Nell’articolo la padrona del cane era di Pisa e si chiamava Antonella.

Il gruppo e la canzone sono esistiti davvero: “Wild Dog” è uscito nel 1990 per l’etichetta Casablanca e contiene tre versioni della canzone che dà il titolo al disco, un pezzo dance con l’aggiunta di diversi latrati e versi canini. Faceva parte del gruppo anche Maurizio Nuti, coetaneo di Mian e chitarrista negli Homo Sapiens, un gruppo che ebbe qualche notorietà negli anni Settanta. Nel febbraio del 1991 il gruppo (senza Mian) si esibì a “Superclassifica Show” su Canale 5.

Ma la storia del cane Gunther diventò veramente famosa dopo il 1993, quando Antonella diventò una più affascinante contessa tedesca e il pastore tedesco diventò erede di un sacco di soldi.

Da allora, tutti i giornali italiani scrissero diversi articoli su Gunther. Qualche dettaglio cambiava ogni volta. Tra questi, l’origine del nome del cane, che secondo alcuni veniva da quello del figlio della contessa, morto in giovane età e giocatore di calcio del Werder Brema: secondo alcuni, nelle giovanili; secondo altri, come riserva. Il Werder Brema però non sembra avere mai avuto tra i suoi giocatori un Gunther Liebenstein o von Liebenstein, e venne scritto anche che si trattava di un figlio illegittimo. A volte il cane veniva detto di proprietà “di un’avvocatessa italiana amica della contessa”.

In molti articoli, nonostante le origini tedesche, il cane era dato per “residente” in una lussuosa villa nella campagna pisana (dove, dicevano gli articoli, la contessa era solita trascorrere le vacanze), con numerosa servitù dedicata a soddisfare i suoi desideri, protagonista di giri in auto su macchine lussuose, produttore cinematografico e persino organizzatore e ospite d’onore di eventi mondani sul litorale romano. A volte Gunther III era dato ancora per vivo, anche se anziano e acciaccato, altre volte si parlava solo del figlio e erede, Gunther IV. Il cane ereditiere comparve in diversi programmi televisivi.

Un’altra attività in cui il cane Gunther e il suo gruppo diventarono famosi nei mesi successivi, sui giornali italiani, fu la sponsorizzazione di squadre sportive, solitamente dell’area dell’alta Toscana, tra cui il Livorno Nuoto e la squadra di calcio femminile dell’Agliana (vicino a Pistoia). Un trafiletto nelle pagine sportive del Corriere raccontava, nel giugno del 1995, come Gunther avesse lasciato la presidenza onoraria della squadra femminile di calcio dell’Agliana dopo un bacio dato a Vittorio Sgarbi da Carolina Morace, una delle giocatrici di calcio italiane più forti di sempre (allora all’Agliana) e attualmente commentatrice sportiva, durante una puntata del “Processo di Biscardi”.

Nel 1995 fu lo stesso Mian a dire ai giornali che la storia del cane era stata inventata, “ispirandosi ai Cyber Punks californiani”, come riportarono gli articoli di allora: si era trattato di una trovata ironica e con fini benefici, per portare l’attenzione su iniziative animaliste e sulle attività del suo gruppo finanziario, che si chiamava davvero “gruppo Gunther”. “Bestie noi che ci abbiamo creduto, o che non ci credevamo ma mica lo dicevamo”, scrisse Gian Paolo Ormezzano sulla Stampa, in un articolo un po’ autoironico e un po’ indispettito.

La lunga vita del cane Gunther
Nonostante la smentita dell’esistenza del cane ereditiere data ai giornali italiani, la fama di Gunther pochi anni dopo diventò addirittura internazionale. Nel gennaio del 1999 se ne parlò a proposito di una villa di proprietà di Sylvester Stallone a Miami: un articolo della BBC, anche se con una certa cautela e attribuendo la ricostruzione della vicenda alla stampa locale, riportò senza molte variazioni la storia del cane ereditiere.

L’articolo diceva che il cane era arrivato a Miami accompagnato da una “guardia del corpo” di nome Emilio, che aveva visitato la proprietà e che aveva anche tenuto una conferenza stampa. Gli accompagnatori del cane avevano spiegato la sua storia: Gunther IV aveva ereditato la sua considerevole fortuna dal padre Gunther III, “che avrebbe acquistato notorietà abbaiando durante i concerti del Gunther Group, un gruppo di musicisti disco tedeschi. Ai giornalisti è stato raccontato che una contessa tedesca, Karlotta Liebenstein, apprezzò Gunther e la sua musica così tanto da lasciargli 65 milioni di dollari al momento della sua morte nel 1992.”

Un anno e mezzo dopo, stessa storia ma villa diversa: quella di Madonna, ancora a Miami, comprata da un gruppo di tre donne e due uomini presentatisi come “un misterioso gruppo” di nome “I burgundi” (“The Burgundians”). Il cane avrebbe dormito nella camera da letto che era stata della cantante. La BBC dette l’affare per concluso, riportando ancora una volta la storia della contessa tedesca e dell’eredità.

Con la storia dell’acquisto della villa di Madonna, anche Gunther tornò sulle pagine dei nostri giornali. Dopo aver fornito il materiale per decine di articoli di costume negli anni 1993-1995, ci si poteva aspettare che la confessione di Mian sul fatto che la storia fosse inventata avrebbe interrotto l’interesse della stampa per le avventure del cane ereditiere. Non andò così. Ecco come il Corriere della Sera riprese la vicenda della villa a Miami, il 15 luglio 2000, in un trafiletto di poche righe a pagina 37: “Madonna avrebbe venduto la sua villa di Miami a un cane. Prezzo 7 milioni e mezzo di dollari, 15 miliardi e mezzo di lire. Secondo il «Daily Star» la villa, 8 camere da letto, è stata comprata da un misterioso gruppo che si fa chiamare «The Burgundians», che agiscono per conto di Gunther IV, pastore tedesco unico erede di 200 milioni di dollari (oltre 400 miliardi di lire) lasciatigli dal padrone.” Il titolo era “Madonna vende villa a cane miliardario, è giallo”.

A dirla tutta un anno prima, quando venne fuori la storia dell’altra villa, quella di Stallone, lo stesso Corriere si era ricordato della confessione di Mian, e aveva scritto che quella del cane era “una storia (falsa) vecchia”, ma “negli USA, evidentemente, ancora non lo sanno”. Se non fosse che nel 2001, sempre sul Corriere, in un pezzo su un’asta di beneficenza per la vendita di un tartufo a Grinzane Cavour, tornava “il cane Gunther IV, ignaro erede dell’impero del suo defunto padrone, un miliardario americano”. La storia sembrava non voler morire, anche perché l’intento pubblicitario dell’acquisto della villa di Madonna era piuttosto chiaro e sfruttato con attenzione (negli anni si è detto anche che l’operazione con al centro il cane Gunther sia stata organizzata almeno in parte con la collaborazione di Klaus Davi): circolarono molte foto di un pastore tedesco in piscina o circondato da ragazze.

Il ritorno in grande stile del cane Gunther in Italia arrivò però nel maggio del 2002, quando il Pisa Calcio, allora in C1, venne comprato per alcuni milioni di euro da Maurizio Mian. Il cane Gunther diventò “presidente onorario” e Repubblica ci fece pure un’intervista ironica. La storia dell’eredità, non più centrale, ricompariva in continuazione, qua e là, in un’incredibile serie di convivenze di storie improbabili e di riferimenti scherzosi alla vecchia storia della contessa, a distanza di pochi giorni o di poche pagine dello stesso giornale: vi fu chi scrisse, nell’ennesima aggiunta di particolari alla leggenda e presentando la storia senza nessuna incertezza, che Mian aveva lavorato a una scoperta scientifica nella cura per l’osteoporosi insieme “al figlio della contessa, poi suicidatosi in seguito a esperimenti sulla depressione”.

Ma per la prima volta, con l’acquisto del Pisa, al centro della storia non si trovò solo il cane ma anche uno dei principali creatori della sua storia, Maurizio Mian. Mian, che è nato a Pisa il 25 marzo del 1956, è il discendente di una famiglia molto conosciuta a Pisa anche da prima dell’acquisto della squadra di calcio cittadina, legata a un’azienda chimico-farmaceutica fondata nel 1917 da un antenato di Mian, Alfredo Gentili. A quasi cinquant’anni Alfredo Gentili, personaggio piuttosto estroso, fondò insieme ad alcuni amici l’Istituto Galenico Pisano, in un periodo in cui la ricerca chimica e farmaceutica italiana erano in piena espansione. Fino ad allora Gentili (nato nel 1879) era stato per molti anni giornalista al quotidiano livornese Il Telegrafo, ma anche fondatore di riviste satiriche e appassionato di aviazione.

Alfredo Gentili diventò unico proprietario della società nel 1935, cambiandone il nome in “Istituto galenico e chimico-biologico Alfredo Gentili”. Negli anni successivi la società si ingrandì e aprì alcune filiali anche nel resto d’Italia, e alla morte di Alfredo, nel luglio del 1971, questa era guidata dal nipote del fondatore, che si chiamava anche lui Alfredo e che due anni dopo fondò a Pisa un centro di ricerche. Negli anni Novanta la società era gestita dalla famiglia Gentili-Mian, di cui era esponente di primo piano la madre di Maurizio, Maria Gabriella Gentili. Nel 1995 l’Istituto Gentili aveva un fatturato di circa 72 miliardi di lire: due anni dopo venne venduto alla Merck Sharp & Dohme Italia spa, la sezione italiana di una delle più grandi multinazionali farmaceutiche del mondo. Gabriella Gentili, morta nel giugno 2011 a 82 anni, era molto nota a Pisa, anche per i suoi modi diretti e per il suo impegno animalista. Arrivò a promettere una taglia per gli uccisori di alcuni animali randagi vicino a Pisa.

Mian, diventato proprietario del Pisa, portò diverse volte Gunther allo stadio. I tifosi della Fiorentina minacciarono di lanciare in campo dei gatti, quando si giocò di Fiorentina-Pisa. Tra i molti cori e striscioni che le tifoserie avversarie dedicarono a Gunther, non tutti riferibili, si distinsero i tifosi del Livorno, che intonarono sulla melodia di Una vita da mediano ““Una vita da pisano, per te saran solo beffe, con il cane presidente, perdi con l’’Albinoleffe”.”

Dopo tre stagioni non esaltanti, durante le quali Mian si alternò alla presidenza effettiva insieme alla madre, il Pisa venne venduto, ma negli anni successivi Mian si dedicò ad altre attività che lo resero conosciuto: nel 2006 si candidò alle elezioni politiche con la Rosa nel Pugno, senza essere eletto. Quell’anno era presidente del Pontedera Calcio, e annunciò che avrebbe affiancato a lui nella carica due attrici di film porno. Nel 2009 comprò il 20 per cento del quotidiano l’Unità.

L’Espresso si occupò di lui per un’accusa di capitali depositati in paradisi fiscali: in quell’articolo, Mian venne descritto come l’erede di un grande gruppo immobiliare, farmaceutico e dell’intrattenimento, con le sedi legali sparse in diverse località degli Stati Uniti e delle Bahamas, che gode ancora dei proventi di alcuni brevetti di cui è rimasto titolare dopo la vendita dell’azienda di famiglia. Ogni tanto, per giustificare l’origine della sua ricchezza, Mian parla ancora del cane Gunther e dice che si tratta dell’eredità della contessa: e ogni volta che lo fa, c’è il rischio che qualcuno lo prenda di nuovo sul serio.

Nel 2010 Mian ha comprato il 50 per cento della Carrarese Calcio insieme ad alcuni soci tra cui l’ex calciatore del Livorno Cristiano Lucarelli e il portiere della Juventus Gigi Buffon, originario di Carrara. Alla presentazione, nel luglio di due anni fa allo stadio di Carrara, è arrivato con un ragazzo che ha presentato come suo figlio, 14enne e portiere delle giovanili del Pisa. Lo ha chiamato Gunther, ha detto.