• Media
  • Giovedì 6 maggio 2010

Fuori dalla Norma

Il Riformista intervista il nuovo direttore del Manifesto

16 JAN 2008, ROME, PRESENTATION OF THE NEW BOOK OF THE ITALIAN WRITER, NORMA RANGERI CALLED "CHI L'HA VISTA". © PIERGIORGIO PIRRONE / MARGOPHOTO / Lapresse *** Local Caption *** 00453629
16 JAN 2008, ROME, PRESENTATION OF THE NEW BOOK OF THE ITALIAN WRITER, NORMA RANGERI CALLED "CHI L'HA VISTA". © PIERGIORGIO PIRRONE / MARGOPHOTO / Lapresse *** Local Caption *** 00453629

Norma Rangeri è il nuovo direttore del Manifesto, e oggi il Riformista la intervista chiedendole intenzioni e progetti rispetto a una testata storica in grave crisi di vendite. Rangeri non cerca giri di parole.

Spero di cambiare il giornale. Dopo quarant’anni ne abbiamo bisogno. Dobbiamo recuperare copie, rimetterci in sesto prima di tutto dal punto di vista economico.

Nessun impegno preciso (“Fare ora una ricognizione per dire che cosa cambierà è prematuro”) ma qualche – giustificato? – ottimismo rispetto alla situazione generale dei giornali di carta e del loro mercato.

Pare ci siano segnali di ripresa, i principali giornali italiani sembra stiano migliorando un pochino le vendite. Forse dovremo rivedere il catastrofismo che vuole la carta stampata vicina alla morte. Certo, per noi la fase è delicata, anche a causa della stretta sui contributi all’editoria, che finisce col premiare chi non merita e danneggiare pro prio noi che dichiariamo quanto vendiamo, non quanto stampiamo.

L’intervista tocca anche una questione già dibattuta qualche tempo fa. Si è discusso infatti della possibilità che la promozione alla direzione del Manifesto di Norma Rangeri fosse stata caldeggiata da Michele Santoro, che in caso di cambio al vertice del giornale avrebbe favorito l’ingresso di nuovi soci nella cooperativa. Il tutto si sarebbe inquadrato – ne avevamo scritto qui – in un avvicinamento delle posizioni del quotidiano comunista a quelle di Nichi Vendola.

Che Santoro e io siamo amici non è di certo un segreto. Io penso al mio lavoro e lui al suo. Il resto fa parte del più deteriore teatrino, a cavallo fra politica e giornalismo. A Michele ho chiesto mille volte di scrivere per noi, e non l’ha mai fatto. Magari ora scrivesse per il Manifesto!