Serve un capolavoro di saggezza

Enrico Letta avverte di stare attenti, perché questa storia può finire male. Ma sta già andando molto male. Solo un capolavoro di saggezza può impedire che il Pd si offra oggi agli italiani come il teatro di uno scontro fratricida. E che quindi – al di là di chi vinca la partita, se il presidente del consiglio fattosi temerario o il segretario che lo è sempre stato – la vicenda si chiuda comunque con una sconfitta: il Pd di Renzi era rinato per dare scosse positive al sistema e al paese, non per imporci le sue idiosincrasie interne.
Avremo tempo per ragionare sul perché una situazione che appena pochi giorni fa appariva brillante (Renzi rampante in groppa alle riforme istituzionali e Letta messo ai margini, però saldo e consenziente) s’è capovolta in questo ginepraio di Palazzo. Sono stati commessi errori da tutti, e non c’è dubbio che tanta responsabilità vada attribuita a un sistema politico che ha reagito in maniera ricattatoria alle accelerazioni renziane sulle riforme, trovando subito il modo di obbligare il sindaco su sentieri più impervi, complice la minoranza del Pd malata di politicismo e vogliosa di rivalsa.

Un’operazione che per Renzi era già assai costosa in termini di immagine e di profilo, diventa costosissima per via della (tardiva) determinazione di Letta a non farsi accantonare senza almeno l’onore della battaglia. Ma per quanto alto sia il prezzo da pagare, e anche se il segretario ha sempre avuto dubbi sui vantaggi di andare a palazzo Chigi ora e in questo modo, ormai non può certo tornare indietro. Per parte sua, il presidente del consiglio nel difendere dignità personale e carriera politica non può bruciare entrambe obbligando il proprio partito a un suicidio in diretta streaming o addirittura nelle aule parlamentari.
Sicché (pur senza pretendere il citato capolavoro) per oggi si può sperare in una riduzione del danno: Letta che mette agli atti di avere tuttora idee e volontà politica; Renzi che a nome del Pd glielo riconosce, rispondendo che però una fase nuova è ormai inevitabile.
Ammesso che vada così, sarà comunque solo un passaggio intermedio. Perché poi per Renzi si tratterà di superare un’asticella divenuta altissima, in termini di forza e novità della proposta di governo. Non tanto lui, quanto il Pd nel suo insieme dovrà cercare di farsi perdonare in fretta la recita mal riuscita di questi giorni.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.