È sparita la crisi di Governo

Il bollore di Ferragosto è già dimenticato. Raffreddato non dai nubifragi di fine stagione, ma da una doccia rinfrescante che ieri sembrava aver ridato vivacità ai ministri del governo Letta, e soprattutto com’è ovvio al presidente e al vicepresidente del consiglio.
Si chiude definitivamente (ma era stata aperta solo dai retroscenisti dei giornali) la “finestra” per eventuali elezioni anticipate in autunno. Bloccati i pagamenti delle rate, la trasformazione dell’Imu in Service tax sarà formalizzata solo nella legge di stabilità: approdo in parlamento il 15 ottobre, approvazione mai prima di dicembre.
Possiamo ragionevolmente escludere che il Pdl, per quanto male vada a Berlusconi su decadenza e dintorni, voglia rendersi responsabile di far saltare questa sua solenne «promessa agli elettori», come la chiamano.

Ma non c’è solo la tecnicalità parlamentare. Ieri Letta ha potuto parlare di «rinnovata fiducia nel lavoro del governo» perché si sta realizzando un evidente fatto politico. Su entrambe le sponde della maggioranza.
Alfano e i berlusconiani di governo vincono a mani basse la partita che parevano aver perduto nel vertice di Arcore.
Rispetto ai truculenti piani di battaglia decisi in quella sede e che avevano surriscaldato la Santanché, s’era capito presto come Berlusconi ci stesse ripensando. D’ora in poi Alfano esibirà lo scalpo dell’Imu (trasformata e non cancellata, è bene precisarlo) in ogni occasione. Berlusconi ieri era con lui. È ovvio che si tratta di bottino da reinvestire in una campagna elettorale non lontana; neanche troppo vicina, però.

L’allentamento della diretta tensione sul governo (quella in parlamento intorno a Berlusconi rimarrà forte) toglie concitazione anche alla dinamica congressuale del Pd. Sparisce (ma è mai esistita davvero?) l’ipotesi di sospendere tutto in nome dell’emergenza. Letta si consolida nel ruolo di premier. Renzi può concentrarsi sull’obiettivo di stagione, che ora è diventato la guida del partito, senza timore di passare per destabilizzatore.
E infine, a suggello e rafforzamento del quadro, va detto che una guerra in Siria – ci sia o meno, e di qualsiasi tipo, un coinvolgimento italiano – rende impensabile qualsiasi crisi di governo. Insomma, un mix di fattori esterni (imprevedibili) e di fattori interni (abilmente costruiti) proietta le larghe intese e l’esecutivo Letta almeno fino al 2014.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.