Le trascrizioni irrilevanti (scusate se insisto)

«Letta sta sbagliando», «Cicchitto venduto agli ex di An», «Santoro è in fuga».
Frasi dette da alcune persone mentre erano al telefono con Luigi Bisignani. Frasi che destano curiosità. Frasi che però sono prive di qualsiasi rilevanza penale e processuale. Frasi che per questa ragione non dovevano trovare accesso in un’indagine penale.
Eppure sono frasi intercettate che sono state trascritte dalla polizia giudiziaria, depositate nel fascicolo del Pm e poi pubblicate sui quotidiani.
Un insieme di violazioni di legge tanto gravi, da determinare l’apertura di un’indagine che indaghi sull’indagine “P4”.

Ma procediamo con ordine. Tre le domande essenziali.
Prima domanda. Perché la polizia giudiziaria, delegata dal Pm ad eseguire le intercettazioni, ha trascritto anche frasi penalmente irrilevanti? Quando si esegue un’intercettazione è comprensibile che si ascolti tutta una telefonata. Assai meno comprensibile è trascriverla per intero, sia nella parte penalmente rilevante che in quella che non lo sono affatto. La polizia giudiziaria è stata mal istruita? Oppure non è stata adeguatamente controllata dal Pm? Comunque la si giri il problema resta. La polizia giudiziaria opera su delega del Pm. E’ dunque il Pm che deve controllarla. E’ il Pm che deve verificare se operi correttamente o meno.

Seconda domanda. Perché, come si fa di solito, le frasi penalmente irrilevanti non sono state coperte, o meglio tutelate, dal classico “omissis”?
Secondo la Costituzione, l’intercettazione telefonica è consentita solo per finalità di giustizia. L’intrusione è dunque giustificata solo se serve alla Giustizia. Non tutelare le frasi penalmente irrilevanti, e quindi private, mediante “omissis“, significa abusare di tale prezioso mezzo di ricerca della prova. Significa dimostrare spregio per il diritto alla riservatezza riconosciuto a tutti i cittadini dalla Costituzione. Il che non è poco.

Terza domanda. Perché le intercettazioni penalmente irrilevanti sono state depositate a corredo della richiesta di misura cautelare per Bisignani e per gli altri imputati? Se, come era ovvio, non sono state utili all’indagine e alla decisione per la richiesta di misura cautelare, per quale motivo depositarle a corredo della richiesta stessa? La legge processuale non aiuta a trovare una risposta. Non prevede, giustamente, un simile eventualità. Non serve neanche spulciare la richiesta del Pm o la decisione del Gip, in quanto tali frasi non sono state affatto utilizzate al fine dell’applicazione della misura cautelare. Il mistero s’infittisce.

Ci aiutano però i giornali. Giornali che, proprio grazie a tele patologico deposito, sono stati in grado di pubblicare illegittimamente frasi del tipo: “la Santanchè è una stronza”. “Santoro è in fuga” ecc, commettendo così un reato. Insomma: intercettazioni a uso stampa.

Un’ultima patologia.
Luigi Bisignani è accusato di aver rivelato notizie riservate e quindi viene arrestato.
L’indagine di un Pm ha determinato la divulgazione di atti processuali riservati, di cui è vietata la pubblicazione, ma non accade nulla.
L’essenza della condotta è la stessa. Le conseguenze assai diverse. Due pesi e due misure.
E ora vi domanderete, come arginare tali patologie? Serve una riforma della legge? No, e mi scuso se insisto. La normativa sulle intercettazioni è ben scritta. Difficile fare meglio. Serve solo applicarla.

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.