A proposito del bene dell’Italia

Hanno già cominciato. I principali quotidiani e i più autorevoli opinionisti (gli stessi che dicevano che il Pd avrebbe avuto bisogno di Monti per governare, già) spiegano, senza essere sfiorati dal minimo dubbio, che l’unica soluzione per uscire dall’impasse sia un altro governo Monti. Per fare le riforme che il primo governo Monti non ha fatto, con gli stessi protagonisti, Monti compreso, anche se non a Palazzo Chigi, perché è andato male alle elezioni (non potrebbe essere questo un indizio che c’è qualcosa che non va, nel limpidissimo ragionamento?).

Lo stesso fanno alcuni leader politici del centrosinistra, anche quelli che non si sono ricandidati, reduci da mille successi.

L’espressione a cui tutti si richiamano è «per il bene dell’Italia», all’insegna della mitica «responsabilità». La stessa responsabilità che per il bene del Paese ci ha portato fin qui, da coltivare ancora insieme a un irresponsabile dichiarato come Berlusconi, che ha una sola preoccupazione: restituire l’Imu. Sempre per il bene del Paese, ovviamente.

Ora, mi chiedo, ma per il bene del Paese non sarebbe meglio provare un’altra strada e imboccarla in una direzione contraria rispetto alla precedente?

Non sarebbe auspicabile che nel breve volgere di qualche settimana si approvassero alcune norme per cui tutti si sono detti favorevoli in campagna elettorale, a cominciare dalla riduzione del numero dei parlamentari (che a guardare i programmi elettorali dovrebbe essere sostenuta dal 100% dei parlamentari stessi), dalla riduzione degli ‘stipendi’ degli stessi, dal tetto da individuare per la retribuzione dei manager della Pubblica Amministrazione, da una nuova legge elettorale uninominale con doppio turno (che, alla luce di alcune cose che sono successe negli ultimi mesi, potrebbe avere il sostegno di Pd e M5S), da una norma più avanzata sulla corruzione, da una misura sul conflitto d’interessi (che non riguarda Berlusconi soltanto, ma metà Paese)?

Non sarebbe, questo, il bene dell’Italia e della sua politica? E chi si sottraesse a un simile ‘pacchetto’, non farebbe una pessima figura? E chi non lo facesse, non sarebbe in contraddizione con le stesse promesse della propria campagna elettorale?

Perché, fatemi capire, se avessimo vinto davvero, non le avremmo fatte, queste cose?

Se così si farà, oltretutto, ogni scelta successiva apparirà meno emergenziale (se, come temo, oltre a queste cose non ci sarebbe una maggioranza per farne delle altre e torneremo al voto).

Così, chi si ripresenterà agli elettori lo farà muovendo da un punto di vista diverso, spostando l’asticella del confronto politico un chilometro più in alto.

Insomma, la realtà si può rimuovere, e andare avanti come se nulla fosse successo. Oppure della realtà si può prendere atto e fare il bene (e il meglio) che possiamo nelle condizioni in cui ci troviamo.

Pippo Civati

Pippo Civati è il fondatore e direttore della casa editrice People. È stato deputato eletto col Partito Democratico e ha creato il movimento Possibile. Il suo nuovo libro è L'ignoranza non ha mai aiutato nessuno (People).