Prima di uscire ricordati dell’Ucraina
«Non vorrei che, tra una decina o una ventina d’anni, buona parte della magnifica gioventù oggi in piazza per Gaza, dalla parte degli oppressi e dei senza terra, fosse costretta a domandarsi: già, la democrazia, come abbiamo potuto dimenticare che senza democrazia la libertà muore?»

Perché una parte non piccola di quelli che sono per la Palestina non sono anche per l’Ucraina? Perché stanno con gli indiani in Medio Oriente, ma stanno con i cowboys nell’Est Europa? Perché considerano Netanyahu un aggressore imperialista, non altrettanto Putin? Ve lo sintetizzo così, risparmiandovi gli infiniti distinguo e sfumature: è un pezzo del dibattito politico che ha animato gli ultimi giorni.
È un dibattito importante, e pesante, non solo per noi che, diciamo così, abbiamo un futuro (benché radioso…) limitato nel tempo. È importante, forse decisivo, soprattutto per chi ha venti o trent’anni, è sceso in piazza per Gaza – io con loro – e prima o poi dovrà farsi un’idea un po’ meno sfocata di che cosa si intende per “democrazia”. Perché il nocciolo della questione, io credo, è precisamente questo: è la democrazia un formalismo, un velame ipocrita, buono solo per coprire le vecchie soperchierie dei ricchi ai danni dei poveri, e dell’“Occidente”, con molte virgolette, ai danni del resto del mondo? (Quando ero ragazzo gli animosi rivoluzionari la chiamavano, con un certo spregio, “democrazia borghese”). Oppure la democrazia (le sue libertà formali, a partire dalla libertà di associazione politica, di espressione, di informazione, di identità individuale e di autodeterminazione) è un valore decisivo, vitale, non il gruzzolo residuo di una gloriosa storia di libertà iniziata nella seconda metà del Settecento – un sacco di tempo fa – ma una luce nelle tenebre del futuro?
Comunque la pensiate, non potete fare finta di niente. È un fatto che nelle capitali dell’Est (Tbilisi, Kiev) un sacco di gente, soprattutto gente giovane, ha sventolato la bandiera europea senza sapere esattamente cosa sia la UE, e forse idealizzandola. Ma stabilendo che sventolarla voleva dire “voglio la libertà, ne ho le tasche piene dell’oppressione. Voglio la democrazia, ne ho le tasche piene dell’autarchia”. Ed è un fatto anche che Putin, con una lucidità quasi monotona, indichi a chiare lettere, da molti anni, la democrazia come il nemico da abbattere; e l’Europa, che della democrazia, piaccia o non piaccia, è un’applicazione abbastanza plausibile, come una minacciosa antagonista. Perché la democrazia è decadente e corrotta, perché le sue libertà sono la mortificazione del sano vigore nazionalista della Grande Russia, perché gli omosessuali vanno schedati in quanto nemici della Patria e della Religione, perché Dio esiste, ed è il Dio della Russia ortodossa, perché non solamente l’Ucraina, ma una moltitudine di staterelli e territori ai confini occidentali sono amputazioni dell’idea imperiale che la Russia post-sovietica vede come rimedio al proprio declino (economico e sociale: la Russia, per dirla franca, non produce un tubo, se non armamenti e risorse naturali, e queste ultime non sono un prodotto, ma una fortuna endemica. Per questo il core-business della Russia di Putin è la guerra: che altro?).
Bene. Ognuno di noi decida se l’Europa ha oppure non ha qualche qualità da difendere, qualche orizzonte per il quale battersi. Oppure è una decrepita congrega di sfruttatori che vive sulla rendita dell’imperialismo e del colonialismo. Una sfinita propaggine del tempo che fu, e se ne può infine fare a meno. Essere pro Putin o pro Ucraina non solo non è indifferente: è un discrimine ideologico, politico e culturale profondo, tanto quanto schierarsi con la popolazione massacrata di Gaza e contro il governo di Israele.
Vi propongo la lettura di un appassionato intervento di Paolo Flores d’Arcais sull’argomento. Flores è un vecchio militante radical-democratico. Mi sono sentito spesso in disaccordo con lui e con MicroMega, che è la sua rivista, specie sulle questioni giudiziarie. Ma le cose che dice in questo intervento chiedono di essere lette, e accettate, in parte o in toto, oppure rifiutate, in parte o in toto, sulla base di una discussione civile e profonda. Non c’è alzata di spalle che possa eludere la sostanza di quello che scrive Flores. Si può anche fare finta di niente, ma si chiama rimozione: e, spiega la psicanalisi, quanto viene rimosso prima o poi torna fuori. E chiede il conto. Non vorrei che, tra una decina o una ventina d’anni, buona parte della magnifica gioventù oggi in piazza per Gaza, dalla parte degli oppressi e dei senza terra, fosse costretta a domandarsi: già, la democrazia, come abbiamo potuto dimenticare che senza democrazia la libertà muore?
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Ho scritto pochi giorni fa un’Amaca anti Trump per dire che la mia forte antipatia (eufemismo) per lui viene molto prima della politica. È una antipatia umana. Chi si vanta, chi incensa se stesso, è il meno affidabile degli esseri umani. Il meno saggio, il meno gentile, il meno onorevole, perché se uno vi dice “ce la metterò tutta, spero di essere all’altezza” è un vostro degno compagno di avventura, se uno vi dice “io sono il migliore, tu devi solo applaudirmi”, è un cialtrone e probabilmente anche uno sciocco. Chicca mi ha mandato un detto bergamasco che, secondo antica tradizione, deride i vanitosi: “chi g’ha mia antadur, i sa anta de per lü”, chi non ha adulatori si adula da solo.
Dunque è con qualche esitazione che vi annuncio (vantandomi assai) che questa newsletter, grazie a voi, ha raggiunto il traguardo di centomila iscritti. Sono tantissimi, siete tantissimi. Se fossi Trump vi direi: “è ovvio, io sono irresistibile, me ne sarei aspettati almeno duecentomila. Potete dare di più”. Non essendo Trump, dico a me stesso: che culo, mi legge un sacco di gente, non avrei mai pensato di farcela. Non che non mi riconosca qualche merito, a partire dalla fatica di scrivere, quando ci riesco, usando me stesso ed esponendomi al giudizio degli altri. Ma nel profondo, penso di avere avuto soprattutto molta fortuna. La fortuna di fare un lavoro che mi piace, e di farlo in mezzo a un sacco di gente disposta ad apprezzarlo. Stappo una bottiglia (Friuli bianco, ovviamente fermo) alla vostra salute e pure alla mia.
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Diane Keaton, quanto mi piaceva. Quell’essere nevrotica ma mai cupa, complicata ma mai opprimente. Il suo volto, al cinema, era quello giusto per segnalare il cambio d’epoca: bella, se capita di esserlo, ma prima di tutto, più di tutto spiritosa e intelligente – glielo si leggeva negli occhi. Una per la quale scrivere battute vale di più di un primo piano svenevole.
Non so come fosse nella vita privata ma non riesco a non immaginarla con forti punti di contatto con i suoi personaggi cinematografici. Rimane nella mia testa soprattutto per Manhattan (bisognerà rivederlo) che è del 1979, incredibile: quando uscì avevo 25 anni. Non ho idea di che cosa pensassi e che cosa capissi, quando avevo 25 anni. Chissà se riuscii a intuire, a 25 anni, che quella ragazza bella e spiritosa non dipendeva dallo sguardo degli uomini, come Marilyn e come Bardot. Viveva e brillava di suo. Ebbe uomini davvero molto diversi, Warren Beatty e Woody Allen, per dire. Significa che si è presa la vita per intero. Voto altissimo, nostalgia acuta. Per fortuna rimane il cinema per rimediare. Per non perdere contatto con i volti, e le parole che quei volti dicono, e tante volte vorremmo averle dette noi.
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Con sadica voluttà i lettori del Post, addestrati al ferreo rigore del loro giornale, sghignazzano quando riescono a coglierlo in fallo. In cinque o sei segnalano, per le Zanzare, questo recente titolo del Post effettivamente rischioso:
LA POLIZIA DI MANCHESTER HA INVOLONTARIAMENTE SPARATO
A UNO DEI DUE UOMINI UCCISI DURANTE L’ATTACCO A UNA SINAGOGA
Vuol dire che uno dei due è morto per i colpi della polizia, non che la polizia ha sparato a un morto. Ma la consecutio si presta all’equivoco. Inequivocabilmente sbagliato, invece, è questo titolo del Corriere Animali, segnalato da Nora e anche da Duilio:
CROSTACEI UCCISI VIVI:
ANCHE FLUFFY IN CAMPO
È molto difficile essere uccisi da morti. Il titolista voleva denunciare l’usanza, impressionante davvero, di buttare in pentola le aragoste ancora vive. Fluffy Revolution è un progetto di sensibilizzazione sulle crudeltà contro gli animali. Mi permetto di dire che il nome non aiuta a considerare le denunce con la dovuta gravità.
È in sospetto di propaganda politica indebita questa locandina del Corriere dell’Umbria, fotografata da Stefano:
SAN FRANCESCO MELONI E GIULI IN UMBRIA
A volte basterebbero i due punti, o una virgola, per instradare correttamente il lettore. Fabrizio segnala, dalla newsletter di Zeus News, un classico inciampo dovuto alla successione sbagliata delle parole:
CELEBRITÀ MORTE SENZA CONSENSO
RIAPPAIONO IN VIDEO CON SORA 2: SI INFIAMMANO LE POLEMICHE
Il titolista voleva dire: riappaiono in video senza consenso. Infine, ecco l’ennesima conferma della catastrofe climatica in corso. Il Vajont, al confronto, è stato uno scherzo. Dal Corriere di Chieri, segnala Massi:
ARIGNANO: SCENDE LA PARATOIA
E IL LAGO SALE DI OTTOMILA METRI
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A proposito di zanzare, quelle vere: ce n’è ancora a bizzeffe, gratificate da un ottobre fino a qui quasi estivo. Domenica sera, mentre annaffiavo l’orto invernale (cavolfiore, cavolo nero, verza: già pregusto il minestrone di cavolo nero e zucca, e la verza in tutte le salse), mi hanno divorato, con l’ingordigia dell’ultimo pasto in vista del freddo.
Aguzzo le orecchie, dal tramonto in poi, perché un paio di notti fa il mio vicino, uscendo dalla stalla, ha sentito ululare i lupi, erano molto vicini ed erano parecchi, lui dice almeno cinque o sei, a giudicare dalla cagnara (lupara non si addice). I miei cani però sono tranquilli, forse i lupi si sono già allontanati, erano di passaggio. Pare sia in atto una migrazione piuttosto massiccia verso la pianura, le risaie e le rive boscose dei fiumi, anche per via della grande popolazione di nutrie, prede facili e polpute (il capriolo, invece, corre molto veloce). Bisognerebbe chiedere a Mia Canestrini, lupologa, i lettori del Post l’hanno conosciuta a Peccioli.
Con i lupi si deve fare un poco di attenzione, non per la sicurezza degli umani ma per quella degli animali di stalla e di casa, specie i cani, che non sempre nel lupo vedono il pericolo. O, se lo vedono, lo affrontano senza cautela, perché i cani sono molto territoriali e molto coraggiosi. Esistono filmati americani (esilaranti) di cagnolini di casa, piccoli terrier o beagle o poodle, che mettono in fuga coyote, puma o addirittura orsi. Ma a volte va a finire molto peggio (per i cani).
Il freddo si fa attendere, la pioggia manca da una decina di giorni, le piante vanno ancora bagnate. I cardellini se ne sono andati da un pezzo, le cince e i passeri si avvicinano a casa cercando cibo, per affrontare ben pasciuti l’inverno che arriva. Ho già riempito di semi le mangiatoie. Ai primi freddi, un panetto di burro su un ramo è un’ottima fonte di grasso per gli uccellini. È come regalargli un pullover. In alto i cuori.




