Una buona giornata in Tunisia

Manca ancora qualche ora alla chiusura dei seggi, ma rimane l’affollamento ai seggi. Tante le persone che vogliono partecipare a questo momento storico. Tanti gli anziani che per la prima volta esprimono il loro voto libero. Tante le donne, di tutte le età, che vogliono esprimersi per il futuro del loro paese. Tanti anche i giovani, protagonisti della Rivoluzione, e incognita della successione. Molti di essi si sono convinti all’ultimo momento e, sebbene non si siano registrati durante il mese di luglio e agosto e permanga la sfiducia nella classe politica, si sono recati oggi ai seggi speciali allestiti per gli aventi diritto che non hanno aggiornato la propria posizione anagrafica. Tante le ragazze e i bambini avvolti nella bandiera nazionale in questa giornata di sole d’ottobre.

In mattinata è andato in tilt il numero verde istituito dalla commissione elettorale per indirizzare gli elettori non registrati negli appositi seggi speciali. Qualche disagio e qualche protesta in particolare nelle città mentre ora la linea è ristabilita. Rimane difficile fare una stima del tasso di affluenza dato anche l’elevato numero di elettori allocati in ogni singolo seggio, che talvolta supera le mille unità.

Il clima è sereno e pacifico. I partiti giocano la carta del fair play dichiarandosi tutti convinti della genuinità del processo e della professionalità dell’ISIE, l’Instance Superieure Independante pour les Elections. Ciò nonostante l’inesperienza in materia di tanti membri dell’istanza e alcuni evidenti ritardi emersi nella preparazione di quest’appuntamento elettorale. Il momento culmine, quello decisivo che davvero conta, in fondo, sarà quello dell’annuncio dei risultati. Ed è per questo che bisogna rimanere cauti ed aspettare la notte, forse domani, per trarre un bilancio di quest’esperimento di democrazia popolare nel mondo arabo. Cautela, parola d’ordine da rispettare prima di lasciarsi andare in proclami che vorrebbero il propagarsi di questa pratica nei paesi della regione allo stesso modo di come quando, il 14 gennaio scorso, il dittatore Ben Ali e la cleptodame Leila Trabelsi, furono costretti alla fuga dietro al grido impartito all’unisono dalla folla: Dégage.

Tantissimi gli osservatori presenti nei seggi di tutto il paese: in totale 14083 tra nazionali e internazionali accreditati per seguire le elezioni dell’Assemblea Costituente tunisina. La società civile può finalmente uscire liberamente allo scoperto dopo anni di silenzio imposto dal regime di Ben Ali, che mentre apriva ogni angolo del paese all’affluenza di turisti e capitali stranieri, altrettanto bene si guardava nel tenere chiuse le bocche dei suoi cittadini e dei partiti d’opposizione.

Tra le missioni internazionali presenti, l’Unione Europea è quella più numerosa con circa 200 osservatori sul terreno. Nella delegazione, guidata dal parlamentare europeo tedesco, Michael Gahler, anche 15 parlamentari. Segue la missione del Carter Center che, presente in Tunisia dall’inizio del mese di luglio, oltre ai 60 osservatori dispiegati oggi in tutto il paese sotto la leadership dell’ex first lady Rosalynn Carter e dell’ex presidente delle Mauritius Cassam Uteem, può vantare di essere la prima delegazione internazionale accreditata per monitorare il processo di transizione democratica in Tunisia. Importante la presenza dell’Assemblea Parlamentare OSCE con oltre 60 parlamentari sotto la guida del senatore Riccardo Migliori. Presente anche una delegazione di 19 osservatori di Assopace che si sono recati in blocco a Sidi Bouzid, la regione d’origine di Mohammed Bouazizi, il giovane ambulante che si immolò il 17 dicembre dando inizio alla rivoluzione tunisina. E ancora il Consiglio d’Europa, la Conferenza Islamica e altre organizzazioni regionali arabe.

Tutti vogliono essere presenti in questo momento storico della Tunisia e tutti, per ora, mantengono il fiato sospeso per continuare a seguire questa lunga maratona elettorale.

Michele Camerota

Michele Camerota è di Scauri (Lt), laurea in scienze politiche, master in diritti umani, viaggia e lavora in quattro continenti come osservatore elettorale e affini. Saldamente legato alle sue origini.